arrocco

Los murmullos


 E' un paese di ombre, di echi, di mormorii. Sono arrivato a Comala. Era l'imbrunire o forse poco prima dell'alba. O forse era in sogno. Non ricordo più. Me l'ha chiesto mia madre, prima di morire. Ecco la sua ultima preghiera: "Cerca tuo padre, chè ti conosca". E io ho promesso, trattenuto dalle sue mani magre. E ho fatto la strada che si snodava tra le montagne fino a questa pianura di cicale. Il paese è disabitato. Mio padre è morto. Questo ho pensato appena ho visto le case immobili e le strade vuote, le porte aperte. Ma ormai era sera e io dovevo riposare la mia stanchezza. Così mi sono coricato, pensando a mia madre. La notte ha riempito le vie e si è affacciata alle finestre. Allora ho sentito le voci bussare, i sassi fremere per gli echi di passi, lamenti e risa stanche. E ogni voce portava un volto trasparente, il gesticolare di mani nell'aria e una storia. Un mondo avvolto nel fumo o nella nebbia, come la strada che conduce da Comala a Contla, quella su cui rompersi l'osso del collo. E io cercavo mio padre e non ero orgoglioso di lui per le voci che di lui narravano, per l'oblio che aveva regalato a me e a mia madre. Uscii dalla casa senza poter riposare, camminai tra le ombre che mi fermavano e chiedevano ascolto. Poi ho riconosciuto mia madre che mi parlava dolcemente con gli occhi tristi. E allora ricordai il passo con cui ero inciampato e l'urlo della pietra contro la mia tempia accaldata e il mio sangue sempre più lento e nero.Ho trovato dimora a Comala e ogni sera passo a rammentare a mio padre il pegno per il suo oblio.(la suggestione è venuta dalla lettura del bellissimo Pedro Paramo di Juan Rulfo)