"Romanzo di Abel wakaam" 2° capitoloAppuntamentoUna bella donna, non c’e che dire, lo sguardo ammiccante che filtrava risoluto dietro l’espressione deciso, i capelli raccolti… e l’abito da sposa.Strana scelta per una fotografia che avrebbe dovuto stupirmi si… ma non certo per ricordarmi il giorno del suo matrimonio, la ingrandii a tutto schermo e cercai di leggere nei suoi occhi l’intrigo che avrei voluto da lei.La prima reazione fu quella di evitare ogni incauto approccio, mi limitai ad un breve commento senza mostrare il mio disappunto, ma immediatamente cercai di provocarla, per sondare la sua disponibilità al gioco.- Vuoi stupirmi una seconda volta, - la misi alla prova – allora potresti sederti sullo scanner accanto alla tua scrivania, premere il bottone di avvio e mandarmi il file che ne uscirà. - Nient’altro? - Rispose lei, fingendo - di acconsentire alla mia richiesta.- Si …- la incalzai – scosta gli slip di lato finché io possa vedere se ti piace quello che stai facendo per me!Non disse nulla, cercò di nascondere l’imbarazzo dietro alcune frasi volutamente evasive, ma non chiuse mai la porta alla mia speranza di vederla a quel modo. - Non adesso, - si limitò a commentare – ma non è detto che una di queste sere io non ti accontenti, tutto può essere e tutto può accadere, basta saper aspettare.- Non ho pazienza, - ribadii – o forse sono abituato a soddisfare i miei capricci nel momento stesso in cui si trasformano in desideri, e in questo momento voglio vederti così!- Non sono sola, - si difese, senza mai negarsi un solo istante – ma avrai quello che vuoi, stanne certo.Fu in quel momento che decisi di forzare il gioco, le chiesi di andare in bagno e di togliersi gli slip.- Capiti male, - rispose – se me lo avresti chiesto ieri, mi trovavi con un delizioso gonnellino a fiori, oggi invece indosso un paio di pantaloni aderenti.- Toglieteli lo stesso, - continuai, poi fa in modo che i tuoi colleghi ti notino, mettiti in ginocchio sulla poltrona… se hanno un buon occhio lo capiranno sicuramente.Tornò dopo qualche istante e cominciò a descrivermi di come la stoffa dei calzoni si spalmasse sulle pieghe del suo sesso. – Si vede tutto, - ammise – è come se ogni dettaglio prendesse forma pian piano…è imbarazzante.- Appoggia una delle gambe sul sedile col ginocchio piegato – ordinai – e fa in modo che il bracciolo finisca esattamente sotto il pube. Appena ti guardano, strusciati li sopra mimando un movimento provocatorio.- Smettila… mi sto eccitando, e questo peggiora le cose. Mi stanno fissando insistentemente, è impossibile che non se ne siano accorti.- Fruga nella borsa, e tira fuori il primo oggetto che ti passa tra le dita.- Fatto!- Dimmi cos’è.- Un lucidalabbra….al sapore di ciliegia.- Torna in bagno e imbrattati le labbra.- Lo posso fare anche senza muovermi da qui, - obbiettò – in bagno ci sono appena stata, in oltre per arrivarci devo sculettare davanti a due uffici.- Non credo che tu abbia capito… non è la tua bocca che voglio profumata alla frutta.- Tu sei pazzo…già sono bagnata all’eccesso, se ci metto anche il lucidalabbra, si farà una macchia sui calzoni, sono di stoffa chiara!Evitai di scrivere la risposta e non risposi ai successivi messaggi.- Ti prego… dimmi qualcosa, - insistette.- Lo farò dopo che avrai eseguito ciò che ti ho chiesto.Non aggiunse altro.Quando riprese a scrivere, le sue parole erano confuse: - non sto capendo più nulla, - ammise – sono terribilmente eccitata. - Da cosa?- Dal fatto che sono qui a gambe aperte sul bracciolo della poltrona e provo un immenso piacere a sfregarmici sopra. Ciò che più mi fa impazzire non sono i miei colleghi che mi guardano con gli occhi di fuori, ma sapere che lo sto facendo perché tu me lo hai ordinato.- Continua a strusciare il pube sull’imbottitura, - la incalzai – mi piace questa complicità che si sta creando tra noi.- Se continuo ancora vengo, - confessò – e ti assicuro che mi sentirebbero fino in direzione.- Guardati tra le cosce, si percepiscono i tuoi umori?- Ne sento l’odore, mi sale su per le narici…è misto a quello del lucidalabbra, ma lo percepisco distintamente.- Ti ho chiesto un’altra cosa!-...Si la stoffa ne è zuppa, ed io sto andando fuori di testa.- Cosa vorresti in questo momento?- Te!- E cosa faresti per me?- Qualunque cosa, - rispose, in questo momento farei qualunque cosa tu mi chiedessi.- Lo sai cosa voglio, appena se ne vanno tutti, devi sederti su quel maledetto scanner e farmi vedere il tuo sesso fradicio.- Non lo posso fare, è appoggiato tra due computer e sarebbe impossibile salirci sopra.- Spostalo…mettilo per terra, su un tavolino, su una sedia, fai quello che ti pare ma apri le gambe e lasciati immortalare li sopra!- Ho un digitale, - rispose – è collegata su un PC in rete…se hai pazienza qualche minuto userò quella, ma se continuo a muovermi così non se ne andranno mai.- Va bene, metti fine allo show, ti concedo una tregua.Sparì, all’improvviso come era apparsa, e l’icona di Stella sul desktop smise di lampeggiare.A volte un incontro in rete è come un appuntamento con la sorte, basta un impercettibile contrattempo e l’amo penzola sulla lenza, apparentemente immobile. Poi quando i nomi sembrano accavallarsi uno sull’altro senza trovare il bandolo della matassa, si tende di nuovo e ci trascina via.Accadde così anche quella volta, il giallo pulsante prese forma come per incanto, preannunciando l’arrivo di un file.- Lo accetto, si lo accetto ci mancherebbe altro! – e subito l’indicatore del download prese a scorrere da sinistra verso destra.Riconobbi dall’estensione del file la sua natura grafica, e il formato era un semplice IPG sfornato dalla macchina digitale, con il suo immancabile numero di sequenza. – Questa è lei, - pensai – una prova di scatto prima dell’inquadratura agognata! – Ma anche questa volta riuscì a sorprendermi.
Exchange
"Romanzo di Abel wakaam" 2° capitoloAppuntamentoUna bella donna, non c’e che dire, lo sguardo ammiccante che filtrava risoluto dietro l’espressione deciso, i capelli raccolti… e l’abito da sposa.Strana scelta per una fotografia che avrebbe dovuto stupirmi si… ma non certo per ricordarmi il giorno del suo matrimonio, la ingrandii a tutto schermo e cercai di leggere nei suoi occhi l’intrigo che avrei voluto da lei.La prima reazione fu quella di evitare ogni incauto approccio, mi limitai ad un breve commento senza mostrare il mio disappunto, ma immediatamente cercai di provocarla, per sondare la sua disponibilità al gioco.- Vuoi stupirmi una seconda volta, - la misi alla prova – allora potresti sederti sullo scanner accanto alla tua scrivania, premere il bottone di avvio e mandarmi il file che ne uscirà. - Nient’altro? - Rispose lei, fingendo - di acconsentire alla mia richiesta.- Si …- la incalzai – scosta gli slip di lato finché io possa vedere se ti piace quello che stai facendo per me!Non disse nulla, cercò di nascondere l’imbarazzo dietro alcune frasi volutamente evasive, ma non chiuse mai la porta alla mia speranza di vederla a quel modo. - Non adesso, - si limitò a commentare – ma non è detto che una di queste sere io non ti accontenti, tutto può essere e tutto può accadere, basta saper aspettare.- Non ho pazienza, - ribadii – o forse sono abituato a soddisfare i miei capricci nel momento stesso in cui si trasformano in desideri, e in questo momento voglio vederti così!- Non sono sola, - si difese, senza mai negarsi un solo istante – ma avrai quello che vuoi, stanne certo.Fu in quel momento che decisi di forzare il gioco, le chiesi di andare in bagno e di togliersi gli slip.- Capiti male, - rispose – se me lo avresti chiesto ieri, mi trovavi con un delizioso gonnellino a fiori, oggi invece indosso un paio di pantaloni aderenti.- Toglieteli lo stesso, - continuai, poi fa in modo che i tuoi colleghi ti notino, mettiti in ginocchio sulla poltrona… se hanno un buon occhio lo capiranno sicuramente.Tornò dopo qualche istante e cominciò a descrivermi di come la stoffa dei calzoni si spalmasse sulle pieghe del suo sesso. – Si vede tutto, - ammise – è come se ogni dettaglio prendesse forma pian piano…è imbarazzante.- Appoggia una delle gambe sul sedile col ginocchio piegato – ordinai – e fa in modo che il bracciolo finisca esattamente sotto il pube. Appena ti guardano, strusciati li sopra mimando un movimento provocatorio.- Smettila… mi sto eccitando, e questo peggiora le cose. Mi stanno fissando insistentemente, è impossibile che non se ne siano accorti.- Fruga nella borsa, e tira fuori il primo oggetto che ti passa tra le dita.- Fatto!- Dimmi cos’è.- Un lucidalabbra….al sapore di ciliegia.- Torna in bagno e imbrattati le labbra.- Lo posso fare anche senza muovermi da qui, - obbiettò – in bagno ci sono appena stata, in oltre per arrivarci devo sculettare davanti a due uffici.- Non credo che tu abbia capito… non è la tua bocca che voglio profumata alla frutta.- Tu sei pazzo…già sono bagnata all’eccesso, se ci metto anche il lucidalabbra, si farà una macchia sui calzoni, sono di stoffa chiara!Evitai di scrivere la risposta e non risposi ai successivi messaggi.- Ti prego… dimmi qualcosa, - insistette.- Lo farò dopo che avrai eseguito ciò che ti ho chiesto.Non aggiunse altro.Quando riprese a scrivere, le sue parole erano confuse: - non sto capendo più nulla, - ammise – sono terribilmente eccitata. - Da cosa?- Dal fatto che sono qui a gambe aperte sul bracciolo della poltrona e provo un immenso piacere a sfregarmici sopra. Ciò che più mi fa impazzire non sono i miei colleghi che mi guardano con gli occhi di fuori, ma sapere che lo sto facendo perché tu me lo hai ordinato.- Continua a strusciare il pube sull’imbottitura, - la incalzai – mi piace questa complicità che si sta creando tra noi.- Se continuo ancora vengo, - confessò – e ti assicuro che mi sentirebbero fino in direzione.- Guardati tra le cosce, si percepiscono i tuoi umori?- Ne sento l’odore, mi sale su per le narici…è misto a quello del lucidalabbra, ma lo percepisco distintamente.- Ti ho chiesto un’altra cosa!-...Si la stoffa ne è zuppa, ed io sto andando fuori di testa.- Cosa vorresti in questo momento?- Te!- E cosa faresti per me?- Qualunque cosa, - rispose, in questo momento farei qualunque cosa tu mi chiedessi.- Lo sai cosa voglio, appena se ne vanno tutti, devi sederti su quel maledetto scanner e farmi vedere il tuo sesso fradicio.- Non lo posso fare, è appoggiato tra due computer e sarebbe impossibile salirci sopra.- Spostalo…mettilo per terra, su un tavolino, su una sedia, fai quello che ti pare ma apri le gambe e lasciati immortalare li sopra!- Ho un digitale, - rispose – è collegata su un PC in rete…se hai pazienza qualche minuto userò quella, ma se continuo a muovermi così non se ne andranno mai.- Va bene, metti fine allo show, ti concedo una tregua.Sparì, all’improvviso come era apparsa, e l’icona di Stella sul desktop smise di lampeggiare.A volte un incontro in rete è come un appuntamento con la sorte, basta un impercettibile contrattempo e l’amo penzola sulla lenza, apparentemente immobile. Poi quando i nomi sembrano accavallarsi uno sull’altro senza trovare il bandolo della matassa, si tende di nuovo e ci trascina via.Accadde così anche quella volta, il giallo pulsante prese forma come per incanto, preannunciando l’arrivo di un file.- Lo accetto, si lo accetto ci mancherebbe altro! – e subito l’indicatore del download prese a scorrere da sinistra verso destra.Riconobbi dall’estensione del file la sua natura grafica, e il formato era un semplice IPG sfornato dalla macchina digitale, con il suo immancabile numero di sequenza. – Questa è lei, - pensai – una prova di scatto prima dell’inquadratura agognata! – Ma anche questa volta riuscì a sorprendermi.