Bianca Guida

Post N° 79


[...] Io stavo bene, continuavo a dirmi che tutti saremmo stati bene.La mia malattia che tornava, viva come non mai. Avevo ripreso a spiarlo.Dalla strada potevo vedere bene poco. Solo, di tanto in tanto, il suo braccio che si allungava per lasciar cadere la cenere della sigaretta.Una folata di vento ne aveva portato un po’ fra i miei capelli, e il suo odore acre mi faceva viaggiare su, fino alla sua finestra.Bruciavano gli occhi, bruciava il petto.Entrai in casa.Lui non leggeva più. Aveva cominciato a scrivere.Ricominciai a scrivere anch’io. Le mie storie senza fine, senza inizio, accantonate per sempre, anche se continuavo a ripetere a me stessa più che agli altri che, prima o poi, le avrei riprese da dove si erano interrotte. Non le avevo chiuse io. Certe storie nascono da sole e, autonomamente, muoiono.Ma questa la finisco, mi ero detta quella volta.Scrivevo senza guardare. Guardavo lui. La sua testa bruna china, le mani veloci sulla tastiera. I ricordi di quegli ultimi due anni riaffioravano e si rincorrevano.Il suo arrivare, il mio perdermi.Avevo chiuso gli occhi e, quando li avevo riaperti, lui non era più nella sua stanza.Non esce mai, dove sarà andato, mi domandavo.In un’altra vita eri tu a rincorrer me. [...]E' solo un pezzo, ma è tuo.