beingmyself

Scegliere di non scegliere la vita


Erano passate alcune settimane dal fattaccio della latrina e Mirco era di fatto un membro della banda di Orazio, ma non uno qualsiasi bensì un personaggio di spicco che si era già macchiato di colpi importanti considerata la banale età di undici anni. In pochissimi giorni aveva rubato diverse autoradio, aveva eseguito una decina di scippi, aveva rubato un ciclomotore ed aveva consegnato una pistola ad un latitante che doveva migrare verso il nord perchè ormai la guerra di mafia era in pieno svolgimento. Il giovane Mirco si era accorto che il suo boss stava per preparare una nuova attività e il giro dei volti che di volta in volta apparivano era veramente preoccupante, aveva notato che i nuovi affari avrebbero portato parecchi soldi nella cassa della sua nuova banda. Il suo capoccia lo aveva avvertito che presto sarebbe stato chiamato in disparte per chiarire alcune cose.Un tranquillo pomeriggio come gli altri ,dentro il garage di un certo Totuccio, Orazio prima di dividere i compiti disse : «Mircuzzu, passa cu mia i ca banna ca ta parrari» , lui scattò sull'attenti e seguì il suo leader senza fiatare, andarono in un piccolo stanzino ricavato mediante una tendina. Orazio uscì un paccò, lo scartò e mostrò il contenuto al giovane picciotto : « U sai che è sta cosa?» , Mirco rispose attendendo sempre il suo solito attimo e fissando il suo interlocutore : «No, mai vista..». Ad Orazio si disegnò uno strano ghigno sul viso, fissò il suo giovane pupillo, strinse i suoi occhi quasi fino ad ingrottarli e disse: « Beddu miu chista è droga, rriuvau u mumento di passare e cose serie, Totuccio ti 'drevierà o bonu o nenti e dumani sira ti ni vai a matrici a fari sordi».  Mirco sorrise e tutto eccitato rispose : «Non ci sono problemi».Totuccio aveva spiegato a Mirco per benino la differenza tra l'eroina, il fumo e l'erba. Aveva fatto capire come erano differenti gli orari a seconda del tipo di droga o cliente  e dove andava poggiata in modo da non farsi beccare dagli sbirri. L'indomani alle cinque del pomeriggio Mirco si recò di fianco al duomo (a matrici), divise a collinette le droge e le mise dietro tre diversi solchi sul muro che solo un polso sottile come il suo poteva addentrarvi. Dopo i primi due minuti un signore sui cinquanta tutto spogliato lo guarda e gli fa vedere trenta milalire, Mirco capisce al volo che si trattava di un tossico e prese il corrispettivo in eroina e glielo rifilò. In meno di quattro ore aveva fatto quasi un milione di lire e aveva venduto praticamente tutto. Al suo rientro Orazio gli chiese l'esito quasi come un padre si informa del risultato del primo giorno di scuola del figlio, la cosa particolare che lasciò gli altri componenti della banda sbigottiti era il fatto che il loro capo non aveva mai chiesto a nessuno come era andata perchè lui in fondo avrebbe saputo tutto, lui sapeva tutto. La serata era andata veramente bene. Orazio cacciò via gli altri, stacco un ciuffo di erba da un contenitore «personale» , lo sbriciolò, gli aggiunse del tabacco sfilandolo da una sua Lucky Strike ruotandola per benino tra i polpastrelli del pollice e dell'indice e con il filtro rivolto dalla parte opposta della cartina.  Prese un cartoncino, lo arrotolò e lo inserì nella parte destra del suo «taizzaniello», leccò la parte adesiva e fece fare solo un giro completo al suo preparato, passò un dito e bruciò tutta la parte in più di carta che era rimasta fuori. Accese la sua signorina con il suo solito gesto da divo e iniziò a fumare, dopo alcuni tiri la passò a Mirco che con estrema curiosità comincio a tirare cercando di non rovinare quella effimera opera d'arte. Dopo alcuni minuti non restò più nulla da fumare, Orazio si alzò e salutò il suo giovane picciotto andandosene silenziosamente. Il nostro protagonista inizialmente era diffidente sugli effetti poi cominciò a patire una piacevole tachicardia, euforico come non mai decise di andare a trovare i suoi amici in sala giochi.Mirco da quel giorno capì che forse era meglio decidere di non vivere la vita.