Pensieri vaganti

L'ottovolante - quinta parte


  Marco pensa: "Che giornata! E chi se la dimentica più! Era iniziata normalmente, come un qualunque sabato, e poi è successo che......."  Gli passavano per la mente gli occhioni di Roberta e quel grazioso visino diventato improvvisamente bianco per quel giro sull'ottovolante. I capelli d'oro  che aveva delicatamente accarezzato e nei quali si era perduto; il silenzio di lei, che non era un momento senza suoni,  ma piuttosto un parlare senza bocca.......E poi, quella scena della mano gli tornava sempre davanti agli occhi, una due cento, mille volte, come un film dove  c'è una scena che ci piace tanto e la rivediamo continuamente con  il repeat. Una mano che diceva: "Vieni, fidati di me" e l'altra che rispondeva: "si, vengo, mi affido a te"....che bella sensazione! Si era sentito utile, importante, forte, sicuro. Eppure in quel momento il cuore aveva cominciato a battergli come mai gli era successo prima e la saliva in gola gli si era seccata. Ma perché batteva quel cuore? Non lo sapeva esattamente neppure lui- Forse era il suo corpo che voleva dirgli "ehi, ragazzo, non stai sognando, è tutto vero........" Non si aspettava che lo sfiorare una mano potesse dargli tanta emozione. Ma quella non era una mano qualsiasi, quella era la mano di Roberta, e quella sera era come una consacrazione  ufficiale.  Parecchi suoi amici avevano la ragazza e si vantavano spesso delle loro acrobazie. Lui aveva sempre  pensato: "se avessi una ragazza non andrei mai in giro a dire quello che ho fatto con lei" Era un tipo schivo, molto riservato. Col tempo si era fatto una sua idea della vita di coppia, e gli sembrava di essere un marziano se si confrontava con  i suoi compagni. Se avesse avuto una ragazza l'avrebbe considerata la sua regina, sarebbe stato attento a lei, premuroso, vigile. L'avrebbe curata e rispettata. Era anche molto riservato perché non voleva apparire come una femminuccia agli occhi dei suoi amici. Non avrebbe mai avuto il coraggio di raccontare loro che il suo più grande desiderio era quello di fare lunghe passeggiare con la sua lei in un posto bello. Poteva essere  lungo il mare o in un parco, non importa, quello che desiderava era che fosse in un posto tranquillo e silenzioso, dove si sentissero gli uccellini che cantano o il ritmico muoversi delle onde, o il sussurro del vento.  Lui era per le cose romantiche: due persone che camminano mano nella mano parlando con gli sguardi. E lo sguardo di Roberta era il più bello del mondo. In quegli occhi profondi e puliti avrebbe voluto annegare. Aveva avuto la fortuna di conoscere quella ragazzina dolce, timida, silenziosa, quel dolce orsacchiotto, quel passerotto che deve essere protetto dal mondo circostante e ora pensava di condividere qualcosa con lei. Questa era la novità: Marco aveva cominciato a guardare il mondo come il membro di una coppia, di un  "noi". E quel noi univa lui e Roberta. Ma c'era dell'altro, ancora più bello: quel  noi  era più grande della semplice somma io più tu, e non annullava o sminuiva la sua individualità. Paradossalmente, la accresceva.........