Creato da belloediclasseA il 23/03/2011

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Crash Boom Bang

Post n°3 pubblicato il 29 Marzo 2011 da belloediclasseA
Foto di belloediclasseA

Qualcosa non deve esser cambiato in questo paese

se far debiti con parenti e figli oggi è ancora quasi la norma.

Molti sostengono che questo resta l’unico modo di salvaguardare la qualità, che tutto dipende dal fatto che non esistono regole perentorie, che la risposta giusta è racchiusa in quel “Dipende”, “Dipende dall’idea, dal suo valore, dalla sua novità”.

E così accade che dopo trent’anni di celebrata carriera artistica sempre nello stesso teatro si vada in cerca di un nuovo brillante esordio (…) del vento di novità. E scopriamo che c’è sempre una vastissima gamma di offerte differenziate per chi “bussa” alla previdenza sociale: dall’editore più o meno specializzato si passa allo scrittore più o meno proverbiale per finire anche alla generazione ragazzina che spera anche lei di guadagnarci qualcosa.

<<Bendène, personalmente conosco molte persone come te, le vedo ogni mattina anche al bar e mi colpisce la rassegnazione, come se fosse quasi inevitabile arrendersi a questo mondo così facilmente standardizzabile.>>

<<O sarà, piuttosto, colpa mia che non ho mai occupato ruoli manageriali e che, per questo, non ho mai saputo fare i miei conti!>>

L’imbarazzo della scelta è come l’hobby di chi scatta più immagini di quelle che può accumulare, senza fare troppa fatica a domandarsi qual è quella giusta da conservare.

<<Lo so, sembra buffo. Ma non sempre è necessaria l’onda. La spuma può essere montata anche con una macchina del caffè.>>

 

 
 
 

L'uomo in frac

Post n°2 pubblicato il 23 Marzo 2011 da belloediclasseA

Acca nto a prove e concerti esiste una realta' sconosciuta e tutta personale di confrontarsi con la musica

L' uomo in frac, vita da orchestrale

Rivalita' , "nonnismo", passioni e sogni dei maestri di Santa Cecilia

Accanto a prove e concerti esiste una realta' sconosciuta e tutta personale di confrontarsi con la musica L' uomo in frac, vita da orchestrale Rivalita' , "nonnismo", passioni e sogni dei maestri di Santa Cecilia Quando si parla di grandi Orchestre, il primo pensiero va al direttore, l' uomo dalla bacchetta magica che trae dagli ottoni, dai fiati e dagli archi un suono. L' astrazione della musica, l' intangibilita' , l' immaterialita' del suono che diventa realta' , armonia. I volti dei maestri dell' Orchestra, se si esclude il "primo" violino che esce dal magma indistinto della cavea o del golfo mistico, rimangono anonimi nei loro frac, nelle loro gonne lunghe. Lo sguardo del pubblico si posa piu' sul luccichio della tromba o sul movimento del timpano che sulle loro persone. Eppure ognuno di loro porta un mattone dell' edificio chiamato Concerto, Requiem, Sinfonia. A volte un altro artista, scrittore, pittore, ha scelto la strada di andare dal particolare all' insieme, ha scomposto l' unita' dell' Orchestra cercando di inquadrare quei volti. Mario Soldati racconta dello scambio di persone al confino, durante il regime fascista, tra un celebre direttore e l' orchestrale dell' ultima fila. Certe pagine di Henry James, o certe tele di Degas o di Tissot si snodano nei palchi di un teatro. Questi artisti fanno emergere un volto che esce dall' Orchestra, affascinati dal mistero di vite apparentemente routinier: le prove, il debutto, le repliche, le tourne' e... Si sa che le trombe amano scherzare, che i violinisti hanno meccanismi psicosomatici con i tendini, il collo. La vita del palco si intreccia con quella privata in certi rimandi di amicizie, legami, battute. A Santa Cecilia c' e' una sorta di "nonnismo", e si pratica sport insieme giocando a calcetto, e una volta il campo costava 3.000 lire compresa la bibita. A volte si emerge per vicende sindacali, una protesta. E allora si fa ancora gruppo come la testuggine degli antichi romani che si muove e fa quadrato, che e' un modo per eliminare la differenza. Ma le storie dentro l' Orchestra sono le piu' varie. In questa pagina raccontiamo la vita dell' Orchestra sinfonica piu' importante d' Italia, quella dell' Accademia Nazionale di Santa Cecilia, gloria culturale di Roma, fondata da Giovanni Pierluigi da Palestrina nel 1585, attraverso quattro musicisti. Quella di Santa Cecilia e' un' Orchestra dove c' e' stato un ampio ricambio generazionale, molti anziani sono andati in pensione, sono entrati al loro posto giovani che sono portatori di una sensibilita' nuova, di una forte consapevolezza culturale, e di una grande voglia di suonare fianco a fianco nel Paese dei solisti. Valerio Cappelli Un cellista a Trastevere Luigi Piovano, violoncello. "Tre anni fa vengo a sapere che Santa Cecilia cerca un "primo" violoncello. Un' emergenza, per un pezzo terribile, il "Don Chisciotte", che non avevo mai suonato. Accetto. Poi l' Accademia istituisce un concorso per cello. Lo passano in tre, ma, sul campo, dopo il periodo di prova non vengono confermati. Al secondo concorso mi presento anch' io. Lo vinco. E ora sono li' . Da piccolo avevo una chitarra, con l' arco di Robin Hood la suonavo come se fosse un violoncello. Chung a Londra mi ha menzionato come esempio di concentrazione e impegno? Beh, mi fa un piacere enorme. Ho 30 anni, sono di Pescara. I vecchi dell' Orchestra come hanno accettato un giovane che entra come prima parte? Benissimo, direi. Uno dei tre ragazzi che non sono stati confermati e' il figlio di Luigi Chiapperino, e' appena andato in pensione, anche lui violoncellista a Santa Cecilia. Luigi aveva una grande pena nel cuore, poteva vedermi come l' antagonista di suo figlio. Invece si e' sempre comportato da gran signore, non ha mai cercato di mettermi in difficolta' . Non lo dimentichero' . Le prime parti si alternano, lavorano quindici giorni al mese. Vivo in una piccola casa a Trastevere, non posso provare il violoncello. L' ho appena acquistato, me l' hanno restaurato, lo inseguivo da vent' anni". Il corista che blocco' Kraus Massimo Iannone, coro. "Da ragazzo studiavo musica ma ero anche giornalista. Ho seguito come uditore un corso di perfezionamento di Alfredo Kraus. Tre mesi dopo gli chiedo un' intervista, lui non si ricordava piu' di me. Mi metto davanti alla porta e blocco l' uscita: "Maestro, se non mi fa un' audizione, non la faccio uscire!". Lui si mette a ridere, e cosi' sono diventato un suo allievo, mantenendo un rapporto per tanto tempo. Sono stato fortunato. Ho 37 anni, sono a Santa Cecilia da 10. Dopo il diploma al conservatorio di San Pietro a Majella a Napoli mi sono trasferito a Roma perche' volevo crescere come persona, avevo bisogno di lasciare le mie radici, anche se ho mantenuto rapporti fortissimi. Ho formato un ensemble, Voci italiane, per allontanare la melodia napoletana da un' immagine oleografica e riportarla sul binario colto. Perche' ha influenzato la nascita della lirica. Rispetto all' Orchestra, il Coro ha un' unita' piu' forte, non ci sono le famiglie di strumenti, ne' le prime parti. Le emozioni piu' grandi? L' ovazione del pubblico alla Messa da Requiem di Verdi nella recente tourne' e a Londra, e a Torino, con il Coro della Rai: per loro, era l' ultimo concerto prima dello scioglimento. Abbracci, fiori, lacrime, una serata indimenticabile. La bellezza del Coro di Santa Cecilia e' il timbro e il colore, perche' e' formato in gran parte da solisti. All' estero non e' cosi' , ci sono ottimi cori, ma non hanno il nostro timbro lirico". La violinista ha scoperto l' America Stefania Azzaro, violino. "Sono free lance, a contratto con l' Orchestra. Hanno chiesto alla fila dei primi violini una lista di violinisti che stimassero. Sapevano che avevo studiato in Usa e che ho suonato per cinque anni in un Quartetto. Poi sono stata segnalata all' ultimo concorso. Ora faccio un po' di tutto. Nella tourne' e a Londra ho scoperto l' orgoglio di far parte di qualcosa di importante. Un' esperienza diversa dal Quartetto, dove puoi studiare un brano per sei mesi. E' stato bellissimo ritrovarmi nella Nona di Bruckner, ha un suono cosi' portentoso, un collega la chiama la Sinfonia Black & Decker, per la mano dell' arco e' una tortura, e quando gli altri suonano ti annulli, non arrivi a sentire piu' il tuo strumento. Se penso che sono entrata in modo cosi' fortuito. Ero insoddisfatta, non riuscivo a trovare la mia strada, volevo trovare qualcuno con cui studiare veramente. Un giorno mi chiama Fiorenza Ginanneschi, violinista a Santa Cecilia, per invitarmi al Concerto di Brahms. Come solista c' era Miriam Fried. Non volevo andare, ero depressa. Alla fine vado. Comincia la musica, In sala, non riuscivo a respirare. Un' emozione fortissima. Il mio primo pensiero e' stato: come ho fatto a dimenticare che la musica e' questa. Avevo perso entusiasmo, passione. Vado in camerino. Miriam Fried e' sui 40 anni, nata in Romania, vissuta in Israele, naturalizzata americana. Dove insegna? le chiesi a bruciapelo. Bloomington, Indiana University. Non avevo idea dove fosse. A casa, prendo coraggio e le scrivo una lettera dicendole che il suo Brahms esprime la mia idea di bellezza. Le mando una cassetta con una mia interpretazione. Lei mi prende come sua allieva. Sono rimasta due anni in America. A Miriam devo tutto, intonazione, cura, rigore, il gusto per la ricerca continua. E aver capito che tutto questo si paga con la fatica". Con il basso tuba in bicicletta Gregorio Mazzarese, basso tuba. "Io paragono l' Orchestra a una scolaresca, e' un gruppo che sta insieme gran parte della settimana e lavora contemporaneamente. Anche noi abbiamo la campanella, cioe' la pausa. Il direttore e' il maestro di scuola e quando facciamo baccano, durante la lezione, c' e' chi ti guarda con due occhi cosi' e chi se ne frega andando avanti con le spiegazioni nel caos. La differenza dalla scuola e' la differenza d' eta' . Io sono entrato a Santa Cecilia a 20 anni (ora ne ho 37). C' e' un briciolo di nonnismo, sia per la differenza d' eta' sia per il diverso ruolo tra elementi aggiunti, presi a contratto, e elementi stabili, non per snobismo ma perche' siamo tanti e non ci si conosce. Nella vita di un' orchestra ci sono anche gli scherzi: prima di una tourne' e, l' agenzia che lo organizza ci da' un gadget: borse, beauty case. Io una volta presi delle scarpe estive, le mie spadrillas, usate, ci misi un cartellino e dissi che che erano a disposizione per tutta l' Orchestra. Chi noto' che erano comunque di marca, chi voleva il numero piu' basso per il figlio... Un' altra volta feci uno scherzo macabro. Chiesi a mo' di questionario, in caso di disastro aereo, di indicare l' abito scelto da indossare nella tomba. A Carnevale c' e' la tradizione di mettersi tutti, uomini e donne, un po' di strass sul volto. Ci sono personaggi "mitici" come Corrado Penta, contrabbassista, elegantissimo, serio. Un giorno si avvicina col codazzo di colleghi. Lo guardo tutto intimorito. E lui: "Ah regazzi' , ma a te le donne ti piacciono?". Ora gira con la pistola finta, e va con la camicia nera nelle sedi dell' estrema destra fingendosi chissa' cosa. Un grande. I contrabbassisti, chissa' perche' , escono tutti in gruppo. Io da piccolo ero grassottello, andai alla Banda del mio paese in Toscana, Scandicci. Il maestro era falegname. Mi disse: se vuoi il basso tuba te lo diamo subito, per gli altri strumenti devi aspettare. Il basso tuba era piu' grande di me, lo portavo in bici e sbandavo da tutte le parti. Provavamo in un rudere, c' era l' obbligo di portare un ciocco di legno per riscaldarci. Santa Cecilia e' un sogno. Negli ultimi dieci anni non ho fatto un giorno di malattia. Non sono uno stakanovista, e' che mi piace. Ora lavoro molto per la rassegna dedicata all' infanzia. A un bambino all' uscita hanno chiesto: chi e' Beethoven? "Un cane". Pensava al film. Formidabile".

Cappelli Valerio

scartavetrando i miei ricordi...questo pezzo tratto da un Corriere Della Sera di qualche secolo fà

 
 
 

 

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