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Rosa che spunti timida e pungente ( 9 )
Rosa, che spunti timida e pungente
Ne' vasi e ne' giardini d'esto cuore
Non coltivar timore d'esser sola.
La gente, credi, presto noterà
Questi petali teneri e arroccati
Tra sepali campestri, a base tua.
Nè pensa tu che aculei spinosi
Tengan lontan da te dolci occhi altrui.
Tempi sì sciagurati finiranno
E ti si tornerà a dire bella.
Conserva tuo splendore profumato
Per tempo ch'è vicino più che mai.
Se tutti in casa propria aman le rose
E dentro loro aiuole le coltivan
Motivo ci sarà, che li conforti
Al di là del dolor, che spine danno.
Non dirmi grazie per quello che dico:
Anch'io amo le rose più le rose più che mai.
( Lunedì, 8 marzo )
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Acqua di maggio sì a lungo agognata ( 10 )
Acqua di maggio, sì a lungo agognata
Che, lenta e lieve, goccioli dall'alto
Bagni la faccia grata ad ogni cosa.
Irrori le sementi già spigate
Che, a fasci verdi e ondate copron tutta
La terra, già di umore nel profondo.
Eppur dall'occidente amico e incerto
Nubi ancor muovono di giorno e notte.
D'esto mese ferace ed ancor lieto
Massa pur nubilosa sale a noi.
Ma degli ombrel la cupol protegge
Anche 'l volto degli uomini bagnato.
Non si trova, di maggio, chi bestemmi
Quest'abbondanza liquida e serena.
Messi di nuova linfa s'avvantaggian
E il contadino, a giugno, già un pensiero
Pio rinnova, pur senza mai obliare
Altalena umil di popol sano.
( Martedì, 9 marzo )
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LA DEDICA:
A Benedetto XVI
Pontefice colto e pio
devoto della Famiglia di Nazareth.
Agl'INIZIATORI
del Cammino Neocatecumenale
che rivela ai cristiani la lontananza della meta.
Ai presbìteri
Soda, Zingaro e D'Amato
che amministrano efficacemente il perdono.
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IL VESCOVO
DI PORTO E S. RUFINA
PRESENTAZIONE
Quando nella nostra vita di cristiani apparentemente tranquilli ci viene incontro, improvviso, l'Annuncio che il Signore è vivo e presente e la Sua Parola è risposta a quello che andavamo cercando, il primo momento è di stordimento e di grande gioia. E' un evento decisivo nella nostra vita. Da allora, man mano che la Parola scende nel profondo del nostro essere, mente, occhi e cuore, cambia il nostro modo di vedere ed interpretare la realtà che ci cirdonda.
Il Vangelo diventa, allora, il metro della nostra vita, la categoria del nostro pensiero, la luce dei nostri occhi, la proposta per le nostre giornate.
I fatti della nostra storia, le persone che incontriamo, le cose che ci circondano acquistano una luce diversa, si illuminano alla luce del Vangelo. Insieme, si sente il bisogno di esprimere, nella parola e nel gesto, quanto canta nel nostro cuore, come una sorgente che rompe con prepotenza la crosta della terra, per un naturale bisogno di scorrere, a ristoro del viandante assetato.
E', un pò, la storia di Benedetto Carlucci e la storia di queste sue «Poesie nei Vangeli», testimonianza di quanto il Signore ha illuminato la sua vita, canto di riconoscenza e proposta agli uomini fratelli.
+ Diego Bona
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PREFAZIONE
Chi scrive è stato introdotto ai Vangeli, da adolescente,nell'Asilo «S.Giuseppe» delle atellane Sorelle Misericordiose di Madre Francesca Saveria Semporini. Era - per forza di cose - emotivo e fantasioso.
All'ombra del Campanile del Duomo «S. Maria ad Nives», poi, è continuata la frequentazione evangelica, sotto la guida severa ed appassionata di don Giovanni Battista Rolfi.Con l'adolescenza, inevitabile, la «crisi di fede». Nella "tenda" atellana del dopo-terremoto di Piazza Duomo, tra il 1980 ed il '81, l'Incontro, finalmente, con il Cammino Neocatecumenale (che perdura, a tutt'oggi).
Queste «POESIE NEI VANGELI» ne costituiscono - per così dire - il frutto colto e lirico. L'Autore ignora se, nel giorno del Giudizio, il Signore lo chiamerà alla Sua destra o alla sinistra. Perché accada l'evento a sè più favorevole, egli si affida alle preziose "fraterne" intercessioni dei benevoli lettori.
B.C.
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ELISABETH ( 1 )
Un figlio che ti pulsa tardi in grembo
E che già tolse'l verbo al padre suo
Ti pone assai vicino a tua cugina
Che salirà a vederti sul villaggio.
Vostri saluti e preci delicati
Da vostre bocche saliranno a Dio
Che in vita vostra semplice è piombato
Per realizzar disegno grande e pio.
Seguito doloroso tiene dietro
Al coraggio del tuo figlio diletto.
Fatti orgogliosa, o donna, che al declino
Miracolo nel seno tuo portasti
Pe' i sentieri e colline di Giudea.
Tu, madre, non fosti donna sola
In quest'opera grande del Divino.
Senti bussare a casa tua serena
Sedicenne Maria, che ti saluta:
Anch'ella porta in grembo'l Dio del cielo.
( Domenica, 14 marzo )
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IL BATTEZZATORE ( 2 )
Nascesti tardi tu da Elisabetta
E Zaccaria presto ammutolito
Davanti alla potenza del suo Dio.
Nel deserto, con addosso le pelli
E locuste solo per cibo dolce
Maturavi perenne ministero.
Tornasti, poi, nell'onde del Giordano
Predicando, qual tuono,'l tuo Messìa.
L'annuncio tuo del Figlio e dell'agnello
Chiamava alla tua voce folle e folle.
La conchiglia levavi sulle teste
Che avevano intuito la salvezza.
Quando Gesù vedesti a te chino
Per umiltà sovrana ai tuoi dicesti
Che il Figlio di Dio era venuto
E sui Suoi passi andare convenìa.
Dal carcere di Erode non uscisti
Vivo e la testa consegnasti chino.
( Lunedì, 15 marzo )
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MARIA DI NAZARETH ( 3 )
Tu, umile da Anna un dì nascesti
Ed orgogliosa, quanto richiedeva
Alto piano del cielo ed anche in terra.
Eppure Gabriele t'introdusse
In labirinto di grande dolore:
A soffrire imparasti giovanetta.
Trasformavi disonore in trionfo
Mormorìo insistente in dignitade.
Cresciuto Gesù tu ti tirasti
Da parte. A Cana solo avesti grinta
Per esortar tuo Figlio ad operare
Tra anfore e inservienti imbarazzati.
Poi ti avviasti, Maria, al tramonto.
Eppure tu sopravvivesti al Cristo
Che sul calvario ti assegnò a Giovanni.
E lo sguardo sovrano, poi, chiudesti
Con minister materno di perenne
Abbraccio a tal discorde umanitade.
( Martedì, 16 marzo )
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MARIA DI NAZARETH ( 3 )
Tu, umile da Anna un dì nascesti
Ed orgogliosa, quanto richiedeva
Alto piano del cielo ed anche in terra.
Eppure Gabriele t'introdusse
In labirinto di grande dolore:
A soffrire imparasti giovanetta.
Trasformavi disonore in trionfo
Mormorìo insistente in dignitade.
Cresciuto Gesù tu ti tirasti
Da parte. A Cana solo avesti grinta
Per esortar tuo Figlio ad operare
Tra anfore e inservienti imbarazzati.
Poi ti avviasti, Maria, al tramonto.
Eppure tu sopravvivesti al Cristo
Che sul calvario ti assegnò a Giovanni.
E lo sguardo sovrano, poi, chiudesti
Con minister materno di perenne
Abbraccio a tal discorde umanitade.
( Martedì, 16 marzo )
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Inviato da: bencar1947
il 06/01/2012 alle 16:25
Inviato da: mauamaua
il 18/06/2009 alle 18:27
Inviato da: Anonimo
il 00/00/0000 alle 00:00