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Colombi amici, che volate lieti
Da mane a sera, con fruscìo leggero
Ditemi che vedete d'in sui tetti
Ognora che spiccate vol sereno.
Eppure vostro regno silenzioso
paremi pur fatica quotidiana
Se svolazzo improvviso vi distoglie
Da gradito beccare, che vi nutre.
Sereno e'l vostro tempo pur chessìa
Quando amato meriggio scocca ancora.
Eppur panico ingrato vi disperde
Sparpagliando nel cielo amico stormo.
Fuggite alla campagna senza posa
Unendovi a compagni d'ivi alzati
Cui cibo sempre abbonda. Eppure inquieti
insiem vivete, paghi l'uno dell'altro
Per breve tempo. Poi vi ritirate
Nel nido, cui la prole ognor vi chiama.
(Composto sabato, 6 aprile 2.003).
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Cos'è quest'impazienza d'impugnare
Penna e carta per contare dolenti
I tuoi calanchi franosi e ancor muti?
Le tue foreste erose da una brama
Cieca e insaziata d'accumular peculio?
I tuoi paesi lindi e decorosi
Una volta; e oggi rincorrenti
Fuochi fatui dall'aere provenienti?
Piegarsi e ripiegarsi, caro Mario
Sui pianti del crepuscolo infiniti
Non giova a questa terra sconsolata
Fin troppo ancora, che ci chiede pane.
La notte de' poeti di Lucania
Sempre di più s'avvia ad alba amica.
E stella del mattin, ch'ormai scolora
Brilla tenue, ma viva, verso oriente.
E' tempo ora di sciogliere le ali:
Volo solenne ed alto si prepara.
(Composto lunedì, 8 2.003).
(*): Risposta a «Lucania» di Mario Trufelli.
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Corre lungo esti fili del telefon
Celestiale magia d'una voce
Ch'è calda e ch'è vicina piu che mai
Di conoscerla a me non è pur data
Anche se ardore in petto, dolcemente
s'insinua come tenue sensazione.
E soffre. Ma, pensando, poi convengo
Che questo anonimato giova ancora
A me che parlo e a lei che dice a me.
Indugio ad ascoltare, aprendo l'anima
A donna che par tale e può giocar
Coi sentimenti mieri (o gioco io)?
Vorrei e non vorrei vederla accanto.
A tiro, oltre che d'occhi, anche di miel.
Ma temo che secondo paradiso
concesso non sarìa a me dal ciel.
Nonostante che stella del mattino
facemi balenare questo evento.
(Composto lunedì, 8 aprile 2.003).
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Rondini, che nel ciel oggi tornate
Sommando a scampanìo vostra voce
Forse ignorate quale sentimento
S'accendo in cuore a me, che pur v'ascolto.
Lieto e'l mattino, dolce anche'l meriggio
Sereno è anche'l vespero con voi.
Torna a rotear lo stormo de' nostri anni
Felici, quando i tetti grondavano
Di nidi e rondinini, tesi a voi,
Onda gentil, veloce passa'l cielo
D'ogni strada e sentiero, senza posa.
E, se garrite liere tutto'l giorno
Cibo frequente al nido viene ognora.
Ma tetti, ahimé, grondaie più non hanno
Per ingrato desìo e modernitade.
Così ciascuna casa a voi non pensa
Agli stuoli solenni e canterini:
Gradite più non siete a civiltade.
(Composto sabato, 4 maggio 2.003)
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Rosa che spunti timida e pungente
Rosa, che spunti timida e pungente
Ne' vasi e ne' giardini d'esto cuore
Non coltivar timore d'esser sola:
La gente, credi, presto noterà
Questi petali dolci e arroccati
Tra sepali camprestri, a base tua.
Né pensa tu, che aculei spinosi
Tengan lontan da te dolci occhi altrui.
Tempi sì sciagurati finiranno
E ti si tornerà a dire: «Bella».
Conserva tuo splendore profumato
Per giorno ch'è vicino più che mai.
Se tutti in casa propria aman le rose
E dentro lor aiuole le coltivan
Motivo ci sarà, che li conforta
Al di là del dolor, che spine danno.
Non dirmi grazie per questo che dico
Anch'io amo la rosa più che mai.
(Composta domenica, 5 maggio 2.003).
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Barattoli di latta istoriati (10)
Barattoli di latta istoriati
Ospitan foglie tue turgide e lievi
In davanzal vivace, quando il sole
Ombreggia nel mio vico, mane e sera.
Gonfia di linfa verde la tua pianta
Donasi ad altrui naso, senza ancora
Speranza di dolcezza accanto a sè.
Ma pieno effluvio rustico sprigiona
Coste di morbidezza senza fine.
Nè la ruggine antica in vicinato
Nè'l chiasso de' motori viola tua
Tiepida e, al tempo stesso, verde foga.
Passeri sì ciarlieri ed affamati
Accanisconsi ognora a foglie tua.
Ti basta poca acqua alle radici
E la mattina ti ergi con orgoglio.
Dolci ed eterne cose altrui insegni:
profumi ancor la mensa e taci ognor.
(Composto martedì, 7 maggio 2.003)
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Calerò nella tomba e finalmente (12)
Calerò nella tomba e finalmente
Entrerò nel silenzio assoluto
Al quale, già lo so, impari sono
Per tutte le ragion di questo mondo.
Non potrò con nessun comunicare
Scrivere non potrò, che già non feci
Parlare, senza lingua, non mi è dato
Verseggiar come adesso facilmente
Sarà un ricordo pallido crescente.
Questo poeta di grandi ambizioni
Affiderà la fama sua agli scritti
Se gli è toccato farlo con giudizio.
Spoglie sue, a quel punto, non varranno
Granché, rispetto ai versi già composti:
L'autore sparirà, non suoi prodotti.
Solo la pace in cui naviga'l tempo
In verità sovrana regneravvi.
Ma i sentimenti, ormai, saran lontani.
(Composto domenica, 22 febbraio 2.009).
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Il telefono unisce nostre voci (28)
Il telefono unisce nostre voci
Pur se immersi e impegnati in altre cose
Ma vedo un fil sottile, che ci lega
Al di là di vicende serie assai.
A te è dato guidar da tre lustri
Questa tua comunità, che ti prende
E t'appassiona più del cuore tuo.
A me è dato di scrutare per versi
L'empito degli affetti in ogni dove.
Ma i compleanni nostri, di lontano
Salgono verso vetta della vita.
Dove vediamo sì grandi orizzonti
Col respiro ansimante, che affatica.
Un sorriso gentil ci viene incontro
Le rare volte che mani affiatate
Di carezze furtive fanci dono
S'interrogano gli occhi, quelle volte:
Tenero sentimento è'l mio di te.
(Composto martedì, 3 marzo 2.009)
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Nel turbine mi appari quando vedo (29)
Nel turbine mi appari, quando vedo
Camminare ritrosa tua persona
Con l'unica eccezione d'un saluto
Al poeta, che osserva i passi tuoi.
Cupe lenti oscurate ti nascondon
Occhi, che forse inclinano al pianto
Per sentimenti tuoi, magari offesi.
Non so se cerchi aiuto e aspetti meco
Occasione propizia a rovesciare
Caraffa amara e dolce all'aure altrui.
Forse che i giorni ch'oggi tu ricordi
Sola t'han vista vivere tua vita.
E quando rischio atroce e solitario
Su te incombeva, niuno ha lanciato
Ciambella di salvezza, ch'attendevi.
Oggi 'l sole, che per noi è gradito
Eccessivo, tu pensi, che colpisca
luci, che pure asciughi, pur se asciutti.
(Composto domenica, 15 marzo 2.009)
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Leggiadra incedi tu in fulva chioma (30)
Leggiadra incedi tu in fulva chioma
Come bìlico aereo nel villaggio
Che ospita'l poeta tra i suoi figli.
Occhi angelici e lievi nel tuo viso
Attirano'l pensiero mane e sera
Quando da vico cheto in corso esci.
La voce familiare, che promani
Da bocca singolare, come'l miele
Stilla sovente e torna a mareggiare.
Grande è 'l disìo di trattenermi teco
In solitario sito, come'l vento
O tiepida bonaccia in ogni dì.
Il tuo saluto, sparso in ogni dove
Nessuna gelosia provoca in me
Perché parola inviata senza tema
Con affetto fraterno vale due.
Quando allontanasi da me figura
Penso al ritorno tuo in nuova fiata.
(Composto, venerdì 10 Luglio 2.009).
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Inviato da: bencar1947
il 06/01/2012 alle 16:25
Inviato da: mauamaua
il 18/06/2009 alle 18:27
Inviato da: Anonimo
il 00/00/0000 alle 00:00