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Certo e misterioso appare ognora
Dolceamaro, eterno nascondino
Tra quel che vuoi e quel chaspetto io.
Un cumulo incredibil d'emozioni
Attanàgliati e tèneti in prigione:
Tu uscirne vorresti, ma no'l puoi
E rimandi a una volta ch'è domani.
Lacerare quel velo, che ti tiene
Inevitabilmente a me lontana
Vorresti, ma non è a te consentito.
Rimando senza fine è questo tuo
Battaglia senza tregua oggi tu ingaggi.
Passano i giorni, passan le stagioni
Passa, purtroppo, forza dell'acciaio.
Ormai dispero che'l cammino muti.
Nell'attesa ch'arrivi un dì migliore
Consumasi'l pensiero e anche l'attesa:
Io non ho bisogno di te, tu molto meno.
(Lunedì, 6 marzo 2006).
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Di donna le fattezze già possiedi
E tutto quel che mostri è femminile
Cominciando dal volto. Questa etade
Ha'l sapore d'un viaggio avventuroso.
So che adesso è stagione di tempeste
E di furori interni da imbrigliare.
Questo è'l momento in cui saggezza e pace
Di genitori e amici a te più servon.
Ma serve anche preghiera riflessiva
In tempio silenzioso, senza luci.
Fa' dono del saluto tuo sereno
A persone, che incontri per la via.
Prescindendo da cortese risposta.
Dona a tutti 'l buongiorno quotidiano:
Gratificata sempre tu sarai.
Senz'accorgerti, tu sarai regina
D'esto paese in cui abiti e vivi.
Tutti vedranno in te un'altra luce.
(Mercoledì, 1° ottobre 2008).
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Indulgente tu sei e mi saluti
Ogni qualvolta passi e volgi'l capo:
Tradizione ti muove antica e piena.
Lo sguardo mio sostieni, che risponde
A cortesia sincera. E fermi dolce
Un passo ch'utilmente altrove menan
Questi anni tuoi curiosi di guardare.
Attenta è tua pupilla al mio discorso
Che racconta di cielo e di saggezza.
Qualche volta sorridi e meni vanto
Di cose che già sai e d'altre ancora.
Ogni tanto tu pensi al tuo domani
Fatto di libri annosi e prove dure.
Briglie di gran destriero teco volan
Senza che renitente tu risponda.
E, quando scocca'l tempo del saluto
Sembrami che a indugiar tu sia propensa:
Ma ancora ci vedremo. E ciò m'acquieta.
(Sabato, 4 ottobre 2008).
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Occhi celesti illuminan tuo volto
Peraltro non perfetto raffaellita
Eppure'l fascino che vi promana
Strega lo sguardo a me, che'l guardo lieve.
Al nome tuo, quand'anche pur criptato
Cenno non posso far, che non riveli
Identità tangibile e concreta.
Generosa sei tu e nulla tiene
Dall'offrirti a qualsiasi impegno grave.
La vita in abbondanza hai elargito
Con dita aperte e man volenterosa.
Arpa a sei corde pizzichi ogni tanto
Cantando in compagnia, come ti viene.
Ascolti le campane e l'orologio
Più spesso che non altri in borgo tuo.
Mi saluti, ogni volta che tu passi
spingendo su due ruote abile assai:
Mai capirò s'è solo cortesia.
(Venerdì, 2 giugno 2.006).
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C'è un desiderio grande e lieve insieme
Di parlare a festiva assemblea
E orgoglio di sereno testimonio.
Leggi dal podio pagina solenne
Poco consona a tua acerba etade:
Elogio di sapienza, offerta ognora
A persone, che crescon come te.
Tuo nome mi ricorda personaggio
D'antica fama in vecchio Testamento.
Di fronte al quale adesso tu ti poni
Con l'affetto di questa nobiltade.
La stoffa, che dimostri in questa tua
Comunità, si vede anche nel gruppo
Di ragazzi, ch'apprendon rudimenti
Di fede, di speranza e caritade.
Dolcezza luminosa nel tuo volto
rivela a chi ti guarda doti tue.
Donna sarai felice: spero e credo.
(Domenica, 20 agosto 2.006).
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C'è, all'orizzonte di questi sonetti, anch'essi «benedettiani»,
un accorato rimpianto per il clima di paese del miglior Novecento.
Uno stato d'animo, tuttavia, né decadente; né vuoto da qualsiasi
nerbo virile. Sia consentito all'Autore, da parte dei lettori comunque
indulgenti, spaziare nelle sue consuete atmosfere liriche del piccolo
paese, dove una comunità di dimensione contenuta vive e soffre -
ma, anche, gioisce - la sua quotidianità.
Come, pure, cantare le poche gioie e le molte pene degli emigranti,
cui tocca di vivere lontano dal proprio natìo borgo selvaggio.
L'Autore , nel momento in cui invoca "indulgenza", non allude
al pietismo. Perché tanti sono i Lucani che si affermano nei nuovi
ambienti con le unghie e con i denti.
Buona lettura!
B.C.
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Che donna tu sarai, non indovino
Perché mescoli in volto tante cose
Di quelle grate e d'altre misteriose.
Ma mi conosci e, sempre, mi saluiti
Per lieta consuetidine amicale.
Passeggi in gruppo e in due, com'oggi usa.
C'è pudore e tal curiositade
Nei parlottii giovanili e freschi.
Non t'apparti nell'ombra (meno male!).
Preghi, anche, e frequenti assemblea
In cui solenne posto è a Parola
E guardi trepida al tuo futuro.
Vesti com'oggi vestono le altre
Sapendo che tua madre ti sorride
E trema al pensier che tu ne abusi.
Di frequente salutati campana
Voce argentina d'un Dio, che t'assiste:
Confida sempre in Lui, dolce fianciulla.
(Sabato, 9 settembre 2.006).
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Troppe cose hai donato a questo cuore
Perciò fai bene a star dietro le quinte:
Sbirci ogni tanto, solo quando vuoi.
Lo sguardo tuo indulgente non m'ignori
Tanto desiderotti senza posa.
L'occhio attento a vederti d'ogni dove.
E pena sì sottile ancor m'opprime.
Così visione tua ancor mi placa.
Certo'l segreto tuo nessuno svela.
Non mi concede molto tua presenza
Ed, oltre al volto tuo, soltanto voce
Tocca corde segrete al petto mio.
Se tu, ecco, già adesso ti partissi
Lasciandomi di nuovo in dolce attesa
Già m'accontenterei, come di cielo.
Infatti, tu saluti e'l tuo sorriso
Volto illumina a me, che ti contemplo.
Ricomincia l'attesa, pur che lunga.
(Martedì, 16 dicembre 2.008)
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Fulva la chioma, florido anche'l seno
Dei quali lungo tener sentimento
Irrefrenabil s'agita nel core.
Sorriso tuo m'investe assai potente
Di tanto in tanto, quando Dio lo vuole.
Pudore hai tu della tua vita intensa
Allorché invochi dolce'l nome mio.
Vorrei - come vorrei - starti d'accanto
Ma proprio tanto appresso da toccarti.
Tua familiarità rinnova ancora
Vicol di sangue già dimenticato-
Saggezza popolar ci viene incontro
Favoleggiando di cordiali amplessi.
Ma volontà divina, che ricorda
Giurame coniugal espresso allora
Ci fa pensosi d'un legame aggiunto
Non gradito a persone, cui dobbiamo
Testimonianza d'una fede viva.
(Domenica, 27 gennaio 2.008).
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Piccola cosa grave è non vedere
Beltade fulva tua ch'a noi promana
Da quando tu frequenti nostro sito.
C'è qualcosa che monta nel tuo sguardo
Ogni volta che tu qui servi assisa.
Non c'è forza che manchi nei tuoi occhi
Con fuoco, che riluce, vivo assai.
Chi nome ti scelsechissà proprio
Se profetasse tua dolcezza amica.
Il tuo appulo accento a te rimane
Ma non disdegna note a noi lucane.
Occhi che a te rilucono trasforman
Regionale inflessione in caro dire.
Femminilissima, in abito breve
Come cerbiatta corri inver sportello.
Nascondi tua dolcezza in cortesia.
Un dopo l'altro amico a riserviire:
Dolce tu, calamita lucianea.
(Domenica, 13 luglio 2.008).
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Inviato da: bencar1947
il 06/01/2012 alle 16:25
Inviato da: mauamaua
il 18/06/2009 alle 18:27
Inviato da: Anonimo
il 00/00/0000 alle 00:00