Benedicaria

San Paolo dei serpenti


Gli scongiuri contro gli animali nocivi sono in genere brevi per consentire, ritengono i popolani, a chi vi ricorre di recitarli nel più breve tempo possibile. In altri termini essi sembrano avere il carattere della tempestività, specie se riguardano quegli animali che assalgono l’uomo con maggiore violenza. Si crede che gli animali nocivi vengano resi impotenti solo nell’attimo in cui si sia terminati di recitare lo scongiuro. Di questi scongiuri so che ne esistono diversi, ma chi li conosce non li comunica agli altri per timore di renderli inefficaci e di privarsi quindi di un buon mezzo di difesa. Uno scongiuro che ho raccolto riguarda lo scorzone, in dialetto «scursuni». La vista di scorzoni, che strisciano furiosi fra le stoppie, o di un cumulo di lividi anelli mentre si solleva un covone, incute molta paura nella nostra gente di campagna, specie se ciò avviene sotto la canicola, periodo in cui essi più facilmente attaccano l’uomo. Il seguente scongiuro basta ad immobilizzare lo scorzone o a farlo scomparire in un crepaccio del terreno o in mezzo alle stoppie:San Paulu",primu ceraulu,Sangu di Cristu,ammazzami a chistu.Nun ammazzari a mia,cà sugnu figliu di Maria.Si invoca San Paolo, «primo ceraldo», per il sangue di Cristo, perché uccida lo scorzone e salvi chi scongiura perché «figlio di Maria». Il serpente infatti niente poté contro la Vergine Santissima e spesso la nostra iconografia la rappresenta nell’atto di scacciargli la testa. Invocazioni-scongiuri simili a questa sono molto diffuse in Sicilia. In una variante si invoca San Paolo perché leghi bene il rettile «come si lega un cagnolino martirizzato:San Paulu , lu primu ciràulu, attaccatimi a chistu, pi lu sangu di Cristu,attaccatilu beddu attaccatu comu un canuzzu marturiatu.       Per preservarsi dalle morsicature velenose e per affascinare i rettili, dicono:San Paulu ciaràulu, ammazza a chissu ca è nnimicu di Diue sarva a mia ca su’ figghiu di Maria.In uno scongiuro si promette a San Paolo un «tredenari» perché allontani: «lo scorzone maledetto» che vuole mordere:San Pauluzzu binidittu cc e u scursuni malidittu, chi mi voli muzzicari, San Pauluzzu facitilu alluntanari e quand’asciu ‘n tridinaria San Pauluzzu ci l’haiu a dari.Il contenuto di queste formule d’incantesimo è sempre lo stesso: il rettile non può più nuocere perché affascinato da San Paolo, che nella maggior parte degli scongiuri è invocato come «primo ceraldo». Troviamo negli Atti degli Apostoli che il Santo, recatosi a Malta, mentre metteva legna sul fuoco, venne assalito da una vipera, la quale, pur essendosi attaccata ad un dito, non gli fece alcun male. Da questo racconto è nata la devozione all’Apostolo, come incantatore di serpenti, e la credenza secondo la quale clii nasce nella notte del 29 giugno o in quella dal 24 al 25 gennaio, commemorazione di S. Paolo, abbia virtù straordinarie. La parola «ciràulu» o «ciaraulu», trombettiere, sta ad indicare appunto questo fortunato che può maneggiare innocuamente per lui e per gli altri la vipera, l’aspide, la biscia, il calabrone, lo scorpione, il rospo, il ragno ed altri rettili velenosi»Nella tradizione popolare San Paolo viene invocato per ottenere coraggio, per sviluppare la pazienza e per porre fine ai contrasti in casa, ma anche visto come una sorta di protettore dei giornalisti e di tutti coloro che per lavoro si trovano a scrivere. Il giorno della settimana in cui viene invocato è il martedì e gli si offrono candele rosse e candele blù. I ceri offerti a San Paolo vengono unti con olio benedetto.