Benedicaria

Significato del Solstizio d'Inverno: il Christus Sol Invictus


Se c’è una festa cristiana che ha le sue radici in Roma, questa è il Natale. In un frammento di un calendario liturgico cristiano in uso a Roma, risalente al 326 o forse ad un’epoca ancora anteriore, si legge: Natus est Christus in Betleem Judaeae. Un’affermazione singolare e sconcertante perché nei Vangeli non vi è traccia della data, anzi in quello di Luca (Lc 2,8) si allude a un periodo diverso, tra la primavera e l’autunno. Perciò fin dai primi secoli i cristiani si preoccuparono di stabilirne il giorno esatto, fissando date diverse ed ingenerando così una certa confusione. Per risolvere la questione, Papa Giulio I nel 337 d.C. stabilì la ricorrenza della Natività il giorno 25 dicembre, in quanto, in tale data, i romani già festeggiavano il Dies natalis Solis invicti, cioè il giorno di nascita del dio solare Mithra. La data del 25 dicembre è, inoltre, in stretto rapporto con il Solstizio d’Inverno e quindi con l’allungarsi delle giornate, dunque con la rinascita del Sole. Il Sole non era inteso in senso naturalistico, ma come epifania del dio che crea e governa il cosmo. Il Sole era una delle ipostasi del dio unico, ovvero “il mediatore” tra colui che presiede alle essenze intelligibili e il disco luminoso, il sole del mondo sensibile, che vivifica la terra e dirige il corso alternato delle stagioni. C’è inoltre chi afferma che la festività del Natale sia strettamente connessa alla tradizione della festa ebraica della luce, la Hanukkah. Del resto Cristo per la liturgia cattolica è il Sol Justitiae. E il vangelo di Giovanni lo presenta come «la vera luce che illumina ogni uomo» (Gv 1,9). Il simbolismo solare, per indicare Cristo, è ben radicato anche nell’Antico Testamento: Isaia, per esempio, scriveva: «Il popolo che camminava nelle tenebre vide una grande luce, su coloro che abitavano in terra tenebrosa una luce rifulse» (Isaia 9,1); «Alzati, rivestiti di luce, perché viene la tua luce» (Isaia 60,1). Malachia lo chiamava Sole di giustizia: «Per voi invece, cultori del mio nome, sorgerà il sole di giustizia con raggi benefici e voi uscirete saltellanti come vitelli di stalla» (Malachia 3,20). A sua volta Giovanni affermava nel Nuovo Testamento: «In lui era la vita e la vita era la luce degli uomini; la luce splende nelle tenebre» e «Veniva nel mondo la luce vera, quella che illumina ogni uomo» (Gv 1,4-5.9). Per questi motivi già nei primi secoli l’accostamento del sole al Cristo era abituale, come testimonia Tertulliano, un Padre della Chiesa che riporta: «…molti ritengono che il Dio cristiano sia il Sole perché è un fatto noto che noi preghiamo rivolti verso il Sole sorgente e che nel Giorno del Sole (la Domenica) ci diamo alla gioia». La nascita di Cristo è, dunque, strettamente connessa ad una speranza di rinascita e di rinnovamento, ad una vivificazione della luce in ogni uomo, chiamato a ritrovare la “scintilla interiore” che illumini la propria coscienza e il suo cammino verso la Verità: Cristo, la Luce che dissolve le tenebre.(tratto da: Calendario. Le feste, i miti, le leggende e i riti dell'anno, di Alfredo Cattabiani. Ed. Mondadori)