Benedicaria

Mille volte Gesù… La festa della Santa Croce del 3 maggio


Il 3 maggio la Chiesa celebrava, fino alla riforma del Calendario Liturgico, l’”Invenzione di Santa Croce”, dal popolo intesa Festa d’u Crucifissu. La commemorazione fa riferimento al ritrovamento della Croce, nel 326, per merito di sant’Elena, madre dell’imperatore Costantino.La Croce si trovava a Gerusalemme, sotto un tempio dedicato alla dea Venere, e con essa ne erano state sotterrate altre due. Si narra che per sant’Elena fu facile scoprire quale delle tre fosse quella che aveva visto morire Gesù. Ella fece avvicinare una donna ammalata che, accostandosi ad una delle croci, guarì immediatamente.Questo è quanto riferiva il “Messale Romano Quotidiano”, prima che la riforma del Calendario Liturgico, seguito al Concilio Ecumenico Vaticano II, accorpasse l’”Invenzione di Santa Croce” con la festa del 14 settembre, data in cui la Chiesa ricorda l’”Esaltazione della Santa Croce”.Tale celebrazione è riferita alla restituzione della Croce da parte del figlio di Cosroe II (il re persiano che l’aveva trafugata nel 614), all’imperatore bizantino Eraclito I che la riportò a Gerusalemme nel 628.E’ proprio sulla scia dei “ritrovamenti” che la memoria popolare ci tramanda mirabolanti storie di recupero di crocifissi. Racconti che, di solito, non hanno un’esatta collocazione storica, ma sono storie che si riferiscono ad un tempo imprecisato che si racchiude nell’espressione popolare ‘na vota (una volta). "Una volta, - riferisce lo storico Giuseppe Pitrè, nel suo libro "Feste Patronali nella Sicilia Occidentali" - nei tempi antichi, alcuni cristiani delle vicinanze di Palermo, e propriamente di Monreale, di Boccadifalco e di Altarello di Baida s’imbarcarono per andare in Barberia. Erano provvisti di molto danaro e si proponevano di tornare con grandi e preziose mercanzie. Cammin facendo s’incontrarono in una nave turca, il cui equipaggio si baloccava con un Crocifisso capitatogli non si sa donde e come. Scandalizzati a quella profanazione vollero riscattare il Crocifisso, e spesero tutte le somme che possedevano; e tornarono a Palermo; ma nel tornare sorse tra loro la questione a chi il Crocifisso dovesse appartenere, e in qual sito lo si dovesse portare, a Monreale, o a Boccadifalco o ad Altarello. Però la questione fu subito risoluta di comune accordo: adagiando la statua sopra un carro tirato da buoi, a’ quali si lascerebbe libertà di andare alla ventura senza guida e pungiglioni. I buoi,  abbandonati a se stessi, andarono dritto a Monreale, fermandosi nel punto che è ora la Collegiata, ove il Crocifisso venne senz’altro accolto e conservato." Tutt’oggi Monreale, il 3 maggio, rende onore al Santissimo Crocifisso con grandi festeggiamenti. Sono tanti i comuni siciliani che riservano grandi festeggiamenti al Santissimo Crocifisso, che è patrono o compatrono di: Acquaviva Platani, Lucca Sicula, Menfi e Siculiana in provincia di Agrigento; Bompensiere, Resuttano e San Cataldo nella provincia di Caltanissetta; Baronia nella provincia di Catania; Forza d’Agrò e Ucria nella provincia di Messina; Belmonte Mezzagno, Carini, Ficarazzi, Giardinello, Lascari, Monreale, Montelepre, Montemaggiore Belsito, Palazzo Adriano, Roccapalumba, Sciara, Trabia e Villafrati nella provincia di Palermo; Calatafimi e l’isola di Favignana nella provincia di Trapani. In alcuni luoghi tale festività ricorre a maggio, in altri a settembre. ROSARIO “U MISTERU DA SANTA CRUCI”Il “Misteru da Santa Cruci” (Mistero della Santa Croce) è un Rosario molto particolare che pare rispecchiare l’Esicasmo. Si compone da un mistero, intervallato da una giaculatoria ripetuti alternativamente 10 volte ciascuno e intervallati da 10 invocazioni del nome di Gesù. A Rosario concluso si sarà pronunciato 1000 volte il Santo Nome di Gesù.È necessario che il conto millesimale sia esattissimo, così ci si attrezza come si può. All’antica pratica di tenere il conto con dieci sassolini o dieci pezzetti di legno, lasciandoli cadere, sembra ormai essere subentrato il metodo del rosario (prima utilizzato solo per contare le dieci invocazioni del nome di Gesù). Utilizzando infatti una comune corona del Rosario si usa recitare sul grano grande il mistero e su quelli piccoli semplicemente “Gesù”: Posta  In siciliano: Arma mia,pensa pi tia:pensa c’hai a muriri.Munti ribellu (Valli i Giosufà)s’avi a ribellari,lu nemicu 'nfernalit’avi a scuntrarie tu ci ha’ diri:«Vattinni, brutta bestia ‘nfernali,ca cu mia nun ci hai a chi fari,ca lu iornu di la Santa Cruciaiu dittu milli voti: Gesù, Gesù, Gesù...»In italiano:Anima mia,pensa per te:pensa che devi morire.Monte ribelle (Valle di Giosafat)*si deve ribellare.il nemico infernaleti deve scontraree tu ci devi dire:«Vattene brutta bestia infernale,che con me non hai cosa fare,che il giorno della Santa Croceho detto mille volte: Gesù, Gesù, Gesù...»Poi si dice: In siciliano: Santa Cruci, aiutatini Vu! In italiano:Santa Croce, aiutatemi Voi! E per dieci volte: Gesù! Quindi si comincia di nuovo con: “Arma mia...” e si finisce solo quando il nome di Gesù è stato pronunziato mille volte.* La valle di Giosafat è un nome dato al luogo del giudizio finale Gioele 3,2-12. Siccome Giosafat vuol dire “Dio ha giudicato”, è probabile che sia una descrizione simbolica (come "valle del Giudizio" nel versetto 12) piuttosto di un luogo geografico. Se è un luogo particolare, la valle più probabile è la Chidron, che viene chiamato appunto la valle di Giosafat (a causa di questo versetto) dal quarto secolo d.C.In siciliano Pâ Santa Cruci, ù tri MajuOggi è lu jornudi la Santa Cruci,e n'atri dicemumilli voti Gesù.Santa Cruci Biniditta,ncelu fustivu scritta,fustivu scritta cu littri d'oru,Santa Cruci iu v'adoru.In italiano:Per la Santa Croce, il tre di MaggioOggi è il giornodella Santa Croce,e noi altri diciamomille volte Gesù.Santa Croce Benedetta,in cielo foste scritta,foste scritta con lettere d’oro,Santa Croce io vi adoro. (Liberamente tratto da: “A Cruna. Antologia di Rosari Siciliani”, di Sara Favarò. Ed. Città Aperta.)