Benedicaria

BENEDIZIONE DEGLI ALBERI


"Ciò che io so della Scienza divina e delle Sacre Scritture l'ho imparato nei boschi e nei campi. I miei maestri sono stati i faggi e le querce, non ne ho avuti altri. Tu imparerai più nei boschi che nei libri. Alberi e pietre ti insegneranno più di quanto tu possa acquisire dalla bocca di un maestro." Con queste parole, all’inizio del XII secolo, Bernardo da Chiaravalle consigliava di guardare alla natura per trovare una risposta al mistero della vita. Parole valide da sempre, perché dai tempi più remoti e presso tutte le culture il destino dell’umanità fu strettamente legato alla presenza della vegetazione.Fin dalla loro comparsa gli alberi hanno costituito un aspetto fondamentale dell’ecosistema: per il ciclo dell’acqua e della vita, per l’equilibrio del clima e per la sopravvivenza delle specie animali. Ma all’umanità, oltre alla possibilità dell’evoluzione materiale, era offerto ben di più. Ci fu un’epoca remota nella quale i boschi, riconosciuti come manifestazione immediata del divino, furono al centro della vita spirituale delle comunità e conseguentemente dell’organizzazione religiosa. Tanto che dallo sciamanesimo eurasiatico a quello dell’America del nord la natura nutrice, simbolo materno di fecondità e di trascendenza, venne adorata come una dea vivente. L’albero, sua espressione, si trasformò così in un potente simbolo del sacro.Hermann Hesse soleva ripetere che “gli alberi sono santuari. Chi sa parlare con loro, chi sa ascoltarli, conosce la verità”.Presso ogni cultura, tradizioni mitiche e di folklore venerarono questi altari del cielo e della terra, carichi di valenze simboliche. A solo titolo di esempio si possono ricordare le seguenti raffigurazioni:- l’albero come immagine dell’energia del cosmo in movimento, in quanto simbolo di rigenerazione allusa dalla ciclicità del seme;- l’albero come microcosmo e sintesi dell’armonia degli elementi - l’aria, che filtra attraverso la chioma, il fuoco, energia radiante raccolta dalle foglie, l’acqua, assorbita dalle radici affondate in terra;- l’albero come centro ideale del mondo o albero cosmico, asse di collegamento tra i regni sotterraneo, di superficie e del cielo, uniti tra di loro attraverso il tronco dall’apparato radicale alle fronde, ponte di passaggio dal fisico allo spirituale, e in questo senso metafora dell’uomo, a sua volta mediatore tra i mondi. L’albero, con il significato di porta iniziatica, luogo dell’incontro tra le forze del cielo e della terra da dove attingere energia spirituale, venne utilizzato dalle religioni: l’Albero della Bodhi, dove il Buddha conseguì l’illuminazione, la scala di Giacobbe e soprattutto la Croce, nel suo valore di simbolo dell’unione tra la terra e il cielo. Ma anche l’albero-altare dei druidi, detti non a caso “uomini quercia”, o l’albero-totem degli indiani nordamericani, luogo magico di comunicazione con il divino. Ciò suggerì l’albero, nei millenni, all’umanità. E dalla profondità del suo impatto come immagine dell’inconscio, è possibile cogliere l’estrema varietà delle tipologie iconografiche ricorrenti, riferite nell’espressione artistica alle diverse specie arboree, fin dai tempi più antichi:- l’albero-asse del Mondo: rappresenta la manifestazione che tende verso l’alto. Ispirò i costruttori delle piramidi, come gli architetti delle cattedrali, nella ricerca di un “centro” di partenza per orientare l’edificio rispetto al sorgere del sole;- l’albero rovesciato: esprime il cosmo e le origini della creazione come manifestazione divina;- l’albero della vita, o albero cosmico: è associato al piano della creazione e all’immagine femminile della divinità, dove l’albero alimenta con i suoi frutti e protegge, offrendo riparo con le fronde;- l’albero della conoscenza del bene e del male: sorge nel Paradiso Terrestre e rappresenta la polarità tra gli opposti, appunto, bene e male, luce e ombra, permettendo così all’uomo di confrontare e in questo modo vedere i propri limiti;- l’albero antenato, associato alla nascita e alla genealogia di individui o di comunità che in esso riconoscono un mitico antenato;- l’albero di Jesse, tra i simboli più densi della mistica cristiana. Si può considerare come un esempio di albero antenato con riferimento alla Vergine ed è rappresentato come un albero che esce dall’ombelico o dalla bocca di una figura sdraiata, allusiva al progenitore; dai rami affiorano le immagini della Vergine e del Cristo, cui si associano angeli, profeti e altre figure;- l’albero nella tradizione ebraica, dove rappresenta la vita spirituale e trova espressione nell’albero delle Sefiroth, un ideogramma che collega tra di loro dieci essenze metafisiche, le Sefiroth, citate nei testi biblici.Queste le tipologie più diffuse. Senza contare l’interpretazione delle diverse specie come espressioni di valori morali veicolati dall’attribuzione agli dei e spesso integrati successivamente dall’etica cristiana: la vite, prima consacrata a Bacco, divenuta simbolo di prosperità spirituale conquistata con il sangue di Cristo. La palma, collegata alle origini di Roma, trasformata in simbolo del trionfo conseguente al martirio. L’alloro, sacro ad Apollo e perciò attributo dello spirito solare, della musica, della poesia e segno di vittoria, in quanto albero di Giove. Il pioppo, riferito ad Ercole e allo spirito di sacrificio. Il pero, albero di Venere e di Giunone, poi ricorrente nell’iconografia mariana in relazione all’immagine della Vergine con il Figlio. La quercia, robur come forza perché associata ai fulmini di Giove e al dono della veggenza. L’ulivo della pace, fatto germogliare da Minerva al termine della contesa per il possesso dell’Attica. Il salice, albero di Giunone e delle divinità lunari, ritenuto infecondo e perciò tramandato con valenza negativa di pianta funeraria. Come pure il cipresso, pianta dei cimiteri consacrata ad Ade ma trasformata in segno di virtù spirituale dal cristianesimo e in particolare da Origene, che l’associò alla Vergine per il suo andamento svettante verso il cielo. E ancora, l’albero di acacia, pegno di resurrezione, l’acanto, simbolo di trionfo, il melograno, pianta della fertilità, il castagno, dono della provvidenza, il noce, albero della profezia, il cedro, espressione dell’incorruttibile, il banano, invito a meditare sulla fragilità umana e il melo, simbolo della conoscenza suggerita dal pentacolo che risulta dalla sezione trasversale del frutto. Tanto per citare gli esempi più famosi.DENDRITICon questo termine (dal greco dendron, albero) si indicano gli asceti cristiani che, nell'Oriente bizantino, trascorrevano parte della loro vita dentro le insenature di grossi alberi. La categoria dei dendriti fu assai più ristretta di quella degli stiliti (asceti sulle colonne), né mai acquistarono la popolarità di quelli, pur conducendo un genere di vita ugualmente rigoroso e mortificato; furono pochi e solo noti in qualche regione vicina al luogo del loro ascetismo.RITO PER LA BENEDIZIONE DEGLI ALBERINella tradizione ebraica, nel mese di Nisan (marzo-aprile), con l’arrivo della primavera, viene recitata una particolare Benedizione degli Alberi (da frutto). Con questa speciale benedizione si ringrazia e loda Dio per il continuo rinnovarsi della Creazione.Secondo la mistica ebraica (la Cabala), questa benedizione ha un significato speciale. Quando la si recita, si possono redimere le anime che sono state reincarnate nel regno vegetale, rendendo loro possibile di continuare o completare la rettificazione (purificazione) dell'anima. (Si può accendere un cero ai piedi dell’Albero) Ti sia gradito, Signore nostro Dio e Dio dei nostri padri, che in virtù di questa Benedizione degli Alberi, che reciteremo possa compiersi per noi ciò che è stato detto: “Dio ti conceda la rugiada del cielo e il grasso della terra, abbondanza di grano e di mosto. Ti servano i popolo e si prostrino davanti a te le nazioni, sii capo dei tuoi fratelli e si inchinino davanti a te i figli di tua madre, sia maledetto chi ti maledice e benedetto chi ti benedice” (cfr. Genesi 27,28-29). I detti della mia bocca e la meditazione del mio cuore siano graditi davanti a Te Signore, mia rocca e mio Redentore (cfr. Salmo 19,15). Possa la grazia del Signore nostro Dio essere su di noi, consolidare per noi l’opera delle nostre mani e rendere stabile l’opera delle nostre mani (cfr. Salmo 90,17)! L’ALBERO COSMICO Questo legno mi appartiene per la mia eterna salvezza. Io me ne nutro, me ne sazio, mi radico nelle sue radici, mi stendo sotto i suoi rami, mi abbandono deliziandomene al suo stormire, come al vento. Fiorisco con i suoi fiori, i suoi frutti sono per me motivo di immenso godimento, frutti che io raccolgo, preparati per me dal principio del mondo. Per la mia fame trovo delicato nutrimento; per la sete una fontana; per la nudità un vestito; le sue foglie sono spirito vivificante. Lontane da me sono le foglie del fico!Ecco la scala di Giacobbe sulla quale gli angeli salgono e scendono, in cima alla quale sta il Signore. Questo albero che s'allarga come il cielo sale dalla terra ai cieli. Pianta immortale, si drizza nel centro del cielo e della terra, solido sostegno dell'universo, vincolo che lega tutte le cose, basamento della terra abitata, abbraccio cosmico che chiude in sé tutta la quasi inesauribile varietà del genere umano; fissato dagli invisibili chiodi dello Spirito per non vacillare nella sua aderenza al divino; pianta che con la sua cima tocca il cielo, coi suoi piedi consolida la terra e nello spazio intermedio fra cielo e terra abbraccia l'atmosfera tutta con le sue incommensurabili mani. O tu che sei solo tra i soli, e sei tutto in tutti, i cieli ricevano il tuo spirito e il paradiso la tua anima, ma che il sangue tuo rimanga della terra!(Inno di Sant’Ippolito di Roma, vescovo e martire – III secolo) Dal libro dei Giudici (9,6-15)In quei giorni, tutti i signori di Sichem e tutta Bet Millo si radunarono e andarono a proclamare re Abimèlec, presso la Quercia della Stele, che si trova a Sichem. Ma Iotam, informato della cosa, andò a porsi sulla sommità del monte Garizìm e, alzando la voce, gridò: «Ascoltatemi, signori di Sichem, e Dio ascolterà voi!Si misero in cammino gli alberi per ungere un re su di essi.Dissero all’ulivo: “Regna su di noi”.Rispose loro l’ulivo: “Rinuncerò al mio olio, grazie al quale si onorano dèi e uomini, e andrò a librarmi sugli alberi?”.Dissero gli alberi al fico: “Vieni tu, regna su di noi”.Rispose loro il fico: “Rinuncerò alla mia dolcezza e al mio frutto squisito, e andrò a librarmi sugli alberi?”.Dissero gli alberi alla vite: “Vieni tu, regna su di noi”.Rispose loro la vite: “Rinuncerò al mio mosto, che allieta dèi e uomini, e andrò a librarmi sugli alberi?”.Dissero tutti gli alberi al rovo: “Vieni tu, regna su di noi”.Rispose il rovo agli alberi: “Se davvero mi ungete re su di voi, venite, rifugiatevi alla mia ombra; se no, esca un fuoco dal rovo e divori i cedri del Libano”».Riflessione Gli alberi racconta Iotam vogliono crearsi un re. Per farlo re cercano un albero di grandi qualità, di grandi capacità, perché occorre che il re sia il migliore di tutti. Si rivolgono quindi all'ulivo, che produce l'olio, derrata tanto preziosa, l'olio che nutre, l'olio che serve per preparare rimedi, per preparare profumi, l'olio che può anche dare una fiamma che illumina. Ma l'ulivo rifiuta di diventare re. Si rivolgono al fico, il cui frutto è così squisito; il fico rifiuta. Si rivolgono alla vite: "Vieni, regna su di noi!", ma anche la vite rifiuta. Perché? Perché tutti questi alberi hanno un concetto bassissimo del compito di un re: dicono che il re "si agita al di sopra degli alberi". L'ulivo risponde: "Rinunzierò forse al mio olio, grazie al quale si onorano dei e uomini e andrò ad agitarmi sugli alberi?". Così viene descritta la funzione del re, la posizione del re: agitarsi al di sopra degli altri. E il fico: "Rinunzierò alla mia dolcezza e al mio frutto squisito e andrò ad agitarmi sugli alberi?". E una grande lezione di umiltà per gli ambiziosi che aspirano al potere per essere al di sopra degli altri. La vera grandezza consiste nel servire umilmente, per amore. È la grandezza di Cristo, che non ritenne come un privilegio da conservare la sua uguaglianza con Dio, ma umiliò se stesso, facendosi obbediente fino alla morte nell’Albero della Croce (cfr. Fil 2, 8ss.). Per dare la Vita in riscatto di tutti!(Si potrà avvolgere il tronco dell’Albero con un nastro, simbolo del nostro abbraccio, del nostro omaggio e della nostra preghiera) PREGHIERA DI BENEDIZIONE DEGLI ALBERIBenedetto sei Tu, o Dio, nostro Signore, Re dell'Universo, che il Tuo mondo non manca di nulla e hai creato in esso buone creazioni e buoni alberi per il piacere dell'umanità.Preghiera per le Anime Per reincarnazione si intende la rinascita dell'anima, o dello spirito di un individuo, in un altro corpo fisico, animale o vegetale trascorso un certo intervallo di tempo dopo la sua morte terrena. La reincarnazione nel cristianesimo fu accolta solo presso ambienti cristiani poi ritenuti eterodossi. Origene sembrava accettare la possibilità di una preesistenza dell'anima anteriore alla nascita, ma contestava che lo spirito umano potesse reincarnarsi nel corpo di animali. In seguito la reincarnazione fu ribadita dal filosofo Scoto Eriugena. Secondo i sostenitori della reincarnazione nel Cristianesimo, alcuni passi del Vangelo farebbero indurre questa possibilità, ad esempio:Quando Gesù chiede agli apostoli: «Chi credete che io sia?», essi rispondono: «Alcuni dicono che sei Giovanni Battista, altri Elia ed altri Geremia o uno dei Profeti». Ciò testimonierebbe l'accettazione della possibilità che un profeta del passato potesse reincarnarsi nel Cristo.L'episodio della trasfigurazione sul monte Tabor: «“Ma io vi dico che Elia è già venuto e non lo hanno riconosciuto”, allora i discepoli compresero che aveva parlato di Giovanni il Battista».«“Tutti i profeti e la legge hanno profetato fino a Giovanni e, se volete accettarlo, egli è quell’Elia che doveva venire”».Quando i farisei interrogano il cieco che annuncia la guarigione: «“Tu sei venuto al mondo ricoperto di peccati e vuoi farci da maestro”».Quando i farisei interrogano il Battista su chi egli sia e con quale autorità compia il suo ministero, gli prospettano tre personaggi di cui uno sicuramente morto ovvero Elia, il Messia o il Profeta.Nell'incontro con Nicodemo Gesù sembrerebbe suggerire una rinascita immediata ovvero una conversione dell'anima all'ipotesi di reincarnazione.Anche in un testo gnostico denominato Pistis Sophia verrebbe prospettata la possibilità della reincarnazione, sempre però in vista di un suo superamento finale. Va però precisato che tra i tanti testi gnostici ed apocrifi la quasi totalità di questi, riprende l'idea della rinascita in questa vita e non in un'altra.La dottrina della reincarnazione trova varie testimonianze come quella di San Gregorio Nisseno, fratello minore di Basilio di Cesarea, che affermò: «È una necessità di natura per l'anima immortale essere guarita e purificata, e quando questa guarigione non avviene in questa vita, si opera nelle vite future e susseguenti». Così Giustino: «Alcune anime che si credono indegne di vedere Dio a seguito delle loro azioni durante le reincarnazioni terrene, riprenderanno i corpi». Origene sostenne che «in quanto a sapere perché l’anima ubbidisce talvolta al male, talvolta al bene bisogna cercare le cause in una nascita anteriore alla nascita corporea attuale».Benché sia una concezione non presente nella Torah scritta e non esplicita nel Talmud la credenza nella reincarnazione non è estranea nemmeno all'Ebraismo. Definita Ghilgul è insegnata infatti dalla Cabala, la componente mistico-esoterica della religione ebraica basata in buona parte sul valore mistico-occulto dei numeri e delle lettere alfabetiche ebraiche, grazie al quale vengono estratti dai testi sacri dei significati nascosti e più profondi rispetto a quelli ottenibili dallo studio ordinario.Padre nostro misericordioso, agisci in nome della Tua santa Legge, in nome dei Tuoi santi Nomi scritti e allusi in essa, in nome del merito di Abramo, Isacco, Giacobbe, Mosè, Aronne, Giuseppe e Davide; abbi pietà, clemenza e misericordia e agisci con la Tua grande misericordia e bontà su tutti i soffi vitali gli spiriti e le anime, che ancora non hanno la forza per giungere nel loro luogo di riposo; sui soffi vitali, gli spiriti e le anime che sono presenti nei minerali, vegetali, in esseri viventi che non hanno la facoltà di parlare o in esseri viventi che possono parlare. E Tu, Dio che conservi bontà per migliaia di generazioni, con la Tua grande bontà elargirai loro grande abbondanza di luce, nella luce della vita. Dà loro forza, sostegno e coraggio affinché si purifichino e si rettifichino nella giusta misura. Completa prontamente, con la luce del Tuo volto, la loro purificazione e la loro rettificazione, salvali da qualunque oppressore, nemico e accusatore; che i difensori raccomandino per loro il bene. Agisci nei loro confronti con bontà, poiché questa è la Tua via: prodigare il bene gratuito a ogni generazione. Sia benedetto il Nome glorioso del Suo regno per sempre. Al termine della Benedizione degli Alberi si possono sotterrare 3 monete per la carità, corrispondenti ai tre livelli spirituali dell’uomo: spirito, anima e corpo. SULLA REINCARNAZIONE DELLE ANIME- Edmond Bertholet, La Reincarnazione nel mondo antico, ed. Mediterranee, 1978.- E. Bertholet, op. cit., pag. 280.- Prophet, Reincarnazione. L'anello mancante del cristianesimo (v. bibliografia).- Matteo 16,13-14.- Matteo 15,10-15.- Matteo 11,13-14.- Giovanni 9, 34.- Giovanni, 3.- Gregorio Nisseno, Grande discorso catechetico, tom. III.- Edmond Bertholet, La Reincarnation, Paris, 1972.BIBLOGRAFIA- I GRANDI ALBERI, TRA SIMBOLOGIA E MITO di Moris Lorenzi- Le preghiere ebraiche sono state liberamente tratto dal Siddùr Sìyakh Yitzkhàk - Libro di Preghiere - Ed. Mamash.