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Rito del Ceppo di Natale

Rito del Ceppo di Natale

Il Ceppo di Natale affonda le sue radici nelle tradizioni precristiane: esso era il simbolo del dio che governava il destino nel cosmo e veniva collegato, per la sua forma, all’immagine dei falli e, quindi, alla fertilità, alla fortuna. Per questo motivo la “Festa del Ceppo” è considerata una delle celebrazioni più antiche del Solstizio d’Inverno. Essa aveva luogo la Vigilia di Natale, quando il capofamiglia con un rituale bruciava nel camino di casa un grosso tronco di legno che, nelle diverse tradizioni, poteva essere un albero da frutta, di frassino, di pino, di betulla o di quercia. Poi si bendavano i bambini che dovevano avvicinarsi al camino e, battendo con le molle il ceppo, recitavano una canzoncina detta Ave Maria del Ceppo (:“Ave Maria del Ceppo, Angelo benedetto! L’Angelo mi rispose: Ceppo mio bello, portami tante cose!”), che aveva la virtù di far piovere su di loro dolci e regali. Il Ceppo si faceva consumare ogni sera durante i dodici giorni natalizi fino all’Epifania.

Questa antichissima usanza venne interpretata nel primo Medioevo in senso cristiano: il Ceppo era il simbolo del Cristo, che si era sacrificato per salvare l’umanità, per sostenere l’uomo nel suo viaggio terreno. Il Ceppo doveva bruciare un poco ogni sera per dodici giorni, simbolo dei dodici mesi dell’anno. V’era dunque una analogia col sole che, nato al Solstizio d’Inverno, avrebbe nutrito la terra per un anno intero. Il riferimento al nutrimento determinava l’affermarsi di un’altra usanza: ad Arezzo si diceva: “Domani è il giorno del pane” e si mangiavano nel periodo natalizio, come anche oggi, dolci a base di farina, fra i quali il più celebre in Italia è il panettone milanese.

Quel “pane” si incarna nella notte della Natività a Betlemme, che in ebraico significa profeticamente “casa del pane”. Ma vi è un’altra coincidenza strabiliante: in arabo Betlemme significa “casa della carne”. Sicchè, in un divenire simbolico, il Cristo alluso dal Ceppo si trasforma nel pane di Natale e, infine, come nell’Ultima Cena, il pane diventa il suo corpo, e non più simbolicamente, ma realmente.

Ancora oggi la tradizione del Ceppo di Natale è viva ed è possibile utilizzare ugualmente un piccolo tronco di quercia o di pino, decorandolo con rametti di vischio, agrifoglio o pungitopo, con piccole stelle di natale, con spighe e chicchi di grano, con farina e una spruzzatina di vino. Non disponendo tutti di un camino a casa, è possibile bruciare simbolicamente il Ceppo di Natale, inserendo sulla sua sommità tre candele che, nella tradizione del Solstizio d’Inverno, sono di colore: rosso, simbolo del sangue del parto; verde, simbolo della crescita; bianco, simbolo dell'innocenza della nuova vita.

Oppure sormontato da tre candele bianche o di pura cera d’api; secondo sant’Ivo di Chartres, la cera delle candele, formata dal nettare dei fiori dalle api simboleggia la verginale carne del divino Bambino, il quale non ha alterato, né col concepimento né con la nascita, l'integrità di Maria. Nella fiamma del cero il santo Vescovo ci insegna a vedere il simbolo di Cristo, che è venuto a illuminare le nostre tenebre. Per Sant'Anselmo la cera, opera dell'ape vergine, è la carne di Cristo; lo stoppino, che è posto all'interno, è la sua anima; la fiamma, che brilla nella parte superiore, è la sua divinità.

Si accendono le tre candele poste sul Ceppo di Natale.

“Proteggi il ceppo che la tua destra ha piantato, il germoglio che ti sei coltivato.” (Salmo 79,16)

Dal Libro del Profeta Isaia (11,1-5)

Un germoglio spunterà dal ceppo di Iesse, un virgulto germoglierà dalle sue radici. Su di lui si poserà lo spirito del Signore, spirito di sapienza e di intelligenza, spirito di consiglio e di fortezza, spirito di conoscenza e di timore del Signore. Si compiacerà del timore del Signore. Non giudicherà secondo le apparenze e non prenderà decisioni per sentito dire; ma giudicherà con giustizia i miseri e prenderà decisioni eque per gli oppressi del paese. La sua parola sarà una verga che percuoterà il violento; con il soffio delle sue labbra ucciderà l'empio. Fascia dei suoi lombi sarà la giustizia, cintura dei suoi fianchi la fedeltà.

Ciascuno scriva in un piccolo foglietto di carta una preghiera, un’intenzione, una grazia, un proposito per questo Solstizio d’Inverno, prefigurazione del nuovo anno. E piegatolo lo bruci sulla fiamma di una candela del Ceppo. Al termine, tutti dicano:

“Si rallegri il ceppo, domani è il giorno del pane; ogni grazia di Dio entri nelle nostre case; le donne facciano figlioli, le capre capretti, le pecore agnellini, abbondino il grano e la farina e si riempia la conca di vino”.

BIBLIOGRAFIA:

Calendario. Le feste, i miti, le leggende e i riti dell'anno, di Alfredo Cattabiani. Ed. Mondadori.

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Alla "Vergine Orante" dei Megaliti di Argimusco

I Padri ti videro in spirito come una grande montagna, o Genitrice di Dio, dalla quale si staccò una pietra che rovesciò gli idoli dei demoni.
Una pietra angolare, non tagliata da mano d’uomo, si staccò da te, o Vergine, montagna non tagliata: Cristo che riunisce le nature separate.
Il profeta ti vide sotto l’aspetto di un monte, o Vergine senza macchia; da te si staccò una pietra gloriosa che salva veramente l’universo.

 

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