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Benedicaria

La "Magia" Popolare Siciliana e non solo...

 

Messaggi del 01/11/2013

Devozione alle "Anime Sante dei Corpi Decollati"

Post n°57 pubblicato il 01 Novembre 2013 da benedicaria
 

Devozione alle

Parlare dei “decollati” è sempre stato sinonimo di qualcosa di macabro e oscuro. Siamo a Palermo nell’omonima via dei “Decollati” vicino al fiume Oreto, dove un tempo, le teste dei poveri giustiziati, venivano esposte a chiaro monito dissuasivo.
Solo nella capitale siciliana esiste una particolare devozione per i giustiziati che vengono venerati dai cittadini e ai quali ci si rivolge per chiedere l’intercessione dell’Onnipotente.
Il nostro grande studioso di tradizioni siciliane, Giuseppe Pitrè, li chiamava “Geni Occulti del Bene” e proprio di questa particolare pratica scriveva:
“Uomini e donne, giovani e vecchi, tutti hanno un voto, una preghiera, tutti qualche pratica religiosa da compiere per questi geni occulti del bene pronti a soccorrere chi li preghi di consiglio o di aiuto, chi cerchi ad essi un segno della sua sorte a venire”.

Secondo la credenza popolare, tali anime alla ricerca di una pace eterna, dispenserebbero le grazie richieste in cambio di una sentita preghiera.
Questa particolare devozione nasce intorno al 1799, quando l’antica chiesa “Santa Maria del Fiume”, che sorgeva in prossimità delle rive dell’Oreto, venne destinata ad accogliere nel suo cimitero tutti coloro che morivano per mano dei boia.
Assassini, rei politici, patrioti e, a volte, anche semplici innocenti, vittime di ingiustizie: tutti, indiscriminatamente (non esisteva nemmeno un’anagrafe di tumulazione) trovavano in quel luogo l’ultimo riposo.
Purtroppo non durò molto nemmeno questo; un’esondazione del fiume Oreto nel 1881, disperse i loro resti mortali e distrusse anche la chiesetta.
Quel che rimase è un cippo funerario che può essere visitato ancora oggi, nella cui sommità vengono esposti lumini e fiori. La chiesa venne in seguito ricostruita sotto il nome di “Maria SS. del Carmelo, o meglio ancora, delle Anime Decollate.
Ancora oggi sono diverse le tradizioni popolari dedicate alle anime dei decollati a Palermo: processioni notturne, richieste litaniche apposite, specifiche pratiche devozionali e ancora… segni, presagi “positivi o negativi” a seconda della lettura dei devoti interessati, visioni e incontri per strada, audizione dei loro consigli e così via…
Se siete in giro per Palermo e per caso incontrate un’anima errante decapitata, non abbiate paura, sarà uno dei Decollati del Fiume Oreto.

Preghiera in siciliano alle Anime Sante Decollate

Questa preghiera viene recitata in dialetto siciliano verso mezzanotte, per la ricorrenza delle Anime Sante per ottenere risposte alle loro intime domande. Si riteneva che la risposta sarebbe stata positiva se si fosse verificato uno dei tre eventi citati (gallo cantare, campana suonare, persone cantare, compari o comari parlare).
 
In siciliano:
Armi e corpi dicullati
unni fustivu arrivatu
unni fustivu carzaratu
la santa scala ch’acchianastivu
lu santu credu chi dicistivu
terra materna
lu sangu chi spargistivu pi la terra
arma e corpi dicullati
a me sta grazzia m’aviti a fare
(dire la grazia)
‘n sonnu m’aviti a  vinari
e boni cosi m’avìti a purtari:
jaddu cantari
campani sunari
pirsuni cantari
sanciovanni parrai
chista è la bona notizia
chi m’aviti a purtari.

Armi santi di la cruci
faciti un viaggio a la cruci.

Faciti beni ca beni vi truvati
ca Diu vi paga la caritati.

In italiano:
Anime e corpi decollati
dove foste arrivati
dove foste carcerati
la santa scala che salite
il santo credo che diceste
terra materna
il sangue che spargeste per la terra
anime e corpi decollati
questa grazia dovete farmi
(dire la grazia)
in sogno dovete venirmi
e cose buone dovete portarmi:
gallo cantare
campana suonare
persone cantare
compare (o comare) parlare
questa è la buona notizia
che dovete portarmi.

Anime sante della croce
fate un viaggio alla croce.

Fate del bene e del bene troverete
poiché Dio vi paga la carità. 
 
(tratto da: "A Cruna. Antologia di Rosari Siciliani" di Sara Favarò Ed. Città Aperta)

 
 
 

Rosario in siciliano alle Anime Sante

Post n°56 pubblicato il 01 Novembre 2013 da benedicaria
 

Rosario in siciliano alle Anime Sante

Questo Rosario si recitava dal 2 al 10 novembre per “l’Ottava” dei morti. Prima di recitare i grani si ripeteva una Ave Maria e in Padre Nostro.

Posta

In siciliano:

Pi li setti battitura
chi patì nostru Signori
pi li chiova arribbuccati.
Armi Santi arrifriscati.
Armi Santi, Armi Santi
iò sugnu sulu vui siti tanti
pi la nostra orazioni
livatimilla ‘sta confusioni.
Quannu vui ‘n celu acchianati
pi nui piccatura priati
arma ‘n celu e corpu ‘n terra
recam eterna.

In italiano:
Per le sette bastonate
che patì nostro Signore
per i chiodi ritorti
anime sante abbiate refrigerio.
Anime Sante, Anime Sante
io sono solo voi siete in tanti
per la nostra orazione
levatemi questa confusione.
Quando voi in cielo salite
per noi peccatori pregate
anime in cielo e corpo in terra
pace eterna.

Grani

In siciliano:

Armi Santi e santi veri
Armuzzi Santi miserere
e Maria pi so buntati
Armuzzi Santi arrifriscati.

In italiano:
Anime Sante e santi veri
Anime Sante miserere
e Maria per sua bontà
Anime Sante abbiate refrigerio.

Salve Regina in siciliano alle Anime Sante

In siciliano:
Oh vi salvi Reggina
matri di tutti quanti
nui vi preghiamu
pi l’Armuzzi Santi.
Sorgìti da peni e pianti
lu focu chi ni purga
ogni macchia di piccatu
l’avemu suffragatu
a l’omu Diu.
La giustizia di Diu
chi s’avi a suddisfari
n’avemu d’acquistari
l’eternu Diu.
Pietà dati climenza
risparmiati la sintenza
pi nostru amuri
nui piangemu tutti l’uri.
Lu piccatu chi iò fici
iò vi pregu cari amici
pi nui prigati.
Iti in chiesa e miditati
e lu beni chi faciti
pi nui l’applicati.
Di chista e l’autra vita
la gloria infinita
e ‘cussì sia.

In italiano:
Oh vi Salve Regina
madre di tutti quanti
noi vi preghiamo
per le Anime Sante.
Levate da pene e pianti
il fuoco che ci purga
ogni macchia di peccato
lo abbiamo suffragato
all’uomo Dio.
La giustizia di Dio
che si deve compiere
ne otterremo
L’eterno Dio.
Pietà date clemenza
risparmiate la sentenza
per nostro amore
noi piangiamo tutte le ore.
Il peccato che ho commesso
vi prego cari amici
per noi pregate.
Andate in chiesa e meditate
il bene che fate
per noi lo dedicate.
Di questa e l’altra vita
la gloria infinita
e così sia.

(tratto da: "A Cruna. Antologia di Rosari Siciliani" di Sara Favarò Ed. Città Aperta)

 
 
 

"Lu jornu di li morti" - La festa dei morti nella tradizione siciliana

Post n°55 pubblicato il 01 Novembre 2013 da benedicaria
 

"Lu jornu di li morti" - La festa dei morti nella tradizione siciliana

In quasi tutte le parti del mondo, comprese le altre regioni d’Italia, i defunti si commemorano soltanto. Noi siciliani invece, oltre a commemorarli, li “festeggiamo!”. Secondo le culture dominanti, festeggiare i morti è qualcosa di scandaloso. Per la Sicilia è la testimonianza più viva di una ricchissima appartenenza storica. Festeggiare i morti significa per il popolo siciliano poter vantare una grande storia alle spalle, una storia che ci lega direttamente alle più grandi civiltà del passato. La festa dei morti è dunque per noi un preziosissimo “fossile vivente” che parla in sicano, siculo, elimo, fenicio, greco e soprattutto latino. Sicuramente, la Sicilia non ha avuto l’esclusiva del rapporto e della convivenza con queste antiche civiltà; ma può essere orgogliosa di possedere un’originale forza sincretistica che le ha permesso, nel corso delle epoche, di assimilare le nuove culture, interiorizzarle, senza mai disfarsi completamente delle vecchie. Questo particolare carattere, ha trovato la sua massima espressione durante la conversione del mondo occidentale al cristianesimo. In Sicilia, la dottrina cristiana è stata felicemente tradotta attraverso le principali credenze e pratiche religiose esistenti da secoli nell’isola. I suggestivi riti della “settimana Santa”, i numerosi e sentitissimi culti di santi e soprattutto di sante e la “festa dei morti”, rappresentano la più evidente testimonianza di questa peculiare forza sincretistica presente, da sempre, nel carattere e nella natura dell’identità siciliana.
Il principio base che ha sostenuto l’immaginario delle culture antiche e che ha ispirato la nostra “festa dei morti” era quello di credere fermamente all’esistenza di un legame profondo tra la vita e la morte. Eraclito, filosofo del “Logos”, teorizzava la coincidenza degli opposti, l’armonia nascosta. La morte veniva quindi vissuta con uno spirito sostanzialmente sereno e fiducioso. La componente di paura, di ansia e di mistero che ineluttabilmente l’evento comunicava, veniva gestito con un autentico sentimento di umana naturalezza. La cultura moderna invece ha via via strappato questo legame naturale che univa la vita e la morte e ha relegato quest’ultima in una dimensione così lontana, da viverla oggi come un vero e proprio tabù. Oggi la morte non la si nomina neanche! Per riferirsi ad essa si ricorre ad innumerevoli ed artificiosi eufemismi.
Una delle testimonianze più antiche del carattere gioioso e festoso di commemorazione dei defunti in terra di Sicilia ce la offre Virgilio nel V libro dell’Eneide. Enea aveva salvato il padre Anchise dalle fiamme di Troia portandoselo sulle spalle fino alle navi. Ciononostante, nella lunga tappa siciliana, a Drepanon, l’odierna Trapani, Anchise muore. Enea, in occasione del primo anniversario della morte del padre organizza nella piana, proprio sotto il monte Erice, oltre alle preghiere e ai sacrifici, i “Ludi”: spettacolari e festanti giochi sportivi rinforzati da banchetti e libagioni.
Ma perchè nella nostra tradizione i morti si festeggiano il 2 novembre e perchè portano i regali ai bambini? Quasi tutti i riti delle tradizioni popolari sono legati al ciclo della natura e al trascorrere delle stagioni. Nella cultura contadina di sempre, l’inizio di novembre era considerato la morte definitiva della bella stagione. In questi giorni si spengono anche gli ultimi sussulti di vita; i semi giacciono "sepolti" nei campi; le foglie si staccano dai rami; gli animali fuggono o si abbandonano ad un sonno profondo simile alla morte. Arriva l’inverno con il suo freddo e soprattutto con il suo buio. E così, come la natura percepisce la presenza dell’energia opposta a quella vitale, così l’uomo pensa che questo sia il momento di maggiore vicinanza con la dimensione della morte. Il momento quindi più propizio per i defunti per scavalcare le mura di cinta che li separano dalla vita e tornare, anche solo per una notte, a far naturalmente visita ai propri cari. I defunti del 2 novembre non sono degli zombi! E neanche dei fantasmi! Sono spiriti resi “vivi” dalla forza della rievocazione. Questa presenza materializzata provoca innanzitutto la gioia del “rivedersi” e non c’è assolutamente tempo e spazio per i rimpianti e le tristezze. Si valorizza e si amplifica l’istante, la felicità dell’essersi rivisti. E la maniera, da sempre, per onorare l’eccezionalità e la straordinarietà dell’unione è mangiare insieme, condividere l’atto più vitale dell’esistenza che è il nutrirsi. Abbiamo documenti che attestano che fino al IV-V secolo, durante la giornata del 2 novembre, erano molto diffusi i banchetti organizzati direttamente nei cimiteri. L’idea e la convinzione forte del potere d’unione che ha il cibo è rappresentata nella sua forma più eclatante dalla sacra presenza del pane e del vino nella celebrazione della Messa. Mangiare l’ostia e bere il vino significa nutrirsi del corpo e del sangue di Cristo, significa entrare in “comunione” con il divino! L’altare è un tavolo e i fedeli sono dei commensali speciali: da 2000 anni la Messa ripropone e rivive la cena di Gesù. I morti nel portare ai propri parenti i cibi prelibati (martorana, biscotti a forma di ossa, pupi di zucchero, ramette di miele…) “materializzano” con gioia il proprio spirito e donandosi favoriscono la cena rituale e il raggiungimento della loro “comunione”. Infatti, a Palermo (luogo dove sembra sia nata la tradizione di regalare le statuette di zucchero per la “festa dei morti”) i pupi di zucchero si chiamano “pupaccena”. Il suffisso “cena” sta ad indicare emblematicamente il carattere rituale delle statuette di zucchero. Non pupi qualsiasi, ma “pupi di e per la cena-sacra”, da mangiare con uno specifico stato d’animo che apre le porte del rito e della spiritualità.

In siciliano:
Armi santi, armi santi,
Iu sugnu unu e vùatri síti tanti:
mentri sugnu ‘ntra stu munnu di guai
Cosi di morti mittitimìnni assai.

In italiano:
Anime sante, anime sante,
io sono uno e voi siete tanti:
mentre sono in questo mondo di guai
regali dei morti mettetemi in abbondanza.

 
 
 

DEDICA...

a mia nonna Concetta e a mia mamma Domenica, memorie storiche e depositarie della Benedicaria siciliana.

 

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LE FASI LUNARI

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- LUNA NUOVA (Luna nera): in questo periodo si può pregare per la nascita di qualcosa di nuovo e che ancora non c'è.

- LUNA CRESCENTE: in questo periodo si può pregare per la crescita di qualcosa o per incrementare qualcosa che è al suo nascere.

- LUNA PIENA: in questo periodo si può pregare per ogni tipo di coronamento, compimento, fecondità, piena realizzazione.

- LUNA CALANTE: in questo periodo si può pregare per far decrescere qualcosa, eliminare degli ostacoli, pregare per la purificazione e la liberazione.

 

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- Pasqua. Dalla terra il cielo. Simboli, numeri, misteri, preghiere e riti popolari in Sicilia, di Sara Favarò. Ed. Le Nuove Muse.

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- Dalla terra al cielo. Raccolta di antiche preghiere gelesi, di don Lino di Dio.

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- Il Grande Sacramentarlo Magico, di Abate Julio. Centro Editoriale Rebis.

- Il Vero Libro dei Segreti Meravigliosi, di Abate Julio. Centro Editoriale Rebis.

- Il Libro dei Salmi, di Abate Julio. Centro Editoriale Rebis.

- Preghiera dei Giorni, a cura del Monastero di Bose. Ed. Qiqajon.

- Benedizionale, a cura della Conferenza Episcopale Italiana. Ed. Vaticana.

 

I MEGALITI DI ARGIMUSCO

La Stonehenge siciliana

Alla "Vergine Orante" dei Megaliti di Argimusco

I Padri ti videro in spirito come una grande montagna, o Genitrice di Dio, dalla quale si staccò una pietra che rovesciò gli idoli dei demoni.
Una pietra angolare, non tagliata da mano d’uomo, si staccò da te, o Vergine, montagna non tagliata: Cristo che riunisce le nature separate.
Il profeta ti vide sotto l’aspetto di un monte, o Vergine senza macchia; da te si staccò una pietra gloriosa che salva veramente l’universo.

 

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