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Messaggi del 25/03/2014

I Giardini di Adone e i piatti di grano dei Sepolcri in Sicilia

I Giardini di Adone e i piatti di grano dei Sepolcri in Sicilia

Dopo l'equinozio primaverile si svolgevano in aprile le Adonie, le feste della resurrezione di Adone, popolari anche in Grecia dove però la loro data variò durante i secoli dalla primavera all'estate.
Il rito si ispirava a un mitologema di cui esistono varie versioni.
La più diffusa narra che Afrodite aveva nascosto in una cassa un bimbo bellissimo, Adone, nato da Mirra, affidandolo a Persefone, regina degli inferi, la quale colpita dalla sua grazia non voleva più renderlo. La disputa fu risolta da Zeus il quale decretò che Adone abitasse con Persefone per metà dell'anno - il semestre autunnale-invernale - e per l'altra metà con Afrodite.
Ma un giorno funesto un orso o un cinghiale - epifania di Ares o, secondo altri, di Efesto geloso - lo uccise.
Connessi ai riti in onore del dio erano i cosiddetti giardini di Adone: ceste o vasi pieni di terra in cui si seminavano grano, orzo, lattuga, finocchi e varie specie di fiori. Il calore del sole primaverile faceva altrettanto rapidamente germinare le piante che, non avendo radici, appassivano altrettanto rapidamente e dopo otto giorni venivano gettate con le statuette del morto Adone in mare o nelle sorgenti affinché aiutassero il rinnovamento della natura.
Ebbene, fino all'inizio del nostro secolo le donne siciliane e calabresi seminavano prima del periodo pasquale grano e lenticchie in piatti che tenevano nella penombra, innaffiandoli ogni due giorni.

“In Sicilia – scrive Frazer ne Il Ramo d’Oro - si seminano ancora in primavera come d’estate dei giardini di Adone; da ciò possiamo forse arguire che la Sicilia e la Sardegna celebrassero un tempo una festa primaverile del dio morto e risuscitato. All’avvicinarsi della Pasqua, le donne siciliane seminano del grano, delle lenticchie e dei grani leggeri in piatti, che tengono al buio e innaffiano ogni due giorni. Le piante crescono rapidamente, se ne legano insieme i germogli con dei nastri rossi e si mettono i piatti che li contengono sui sepolcri che si fanno con le immagini del Cristo morto, il venerdì santo, nelle chiese cattoliche e greche, proprio come i giardini di Adone venivano posti sulla tomba del dio morto. Questo uso non è unicamente siciliano, perché viene osservato anche a Cosenza, in Calabria, e forse anche altrove. L’intero costume – i sepolcri e i piatti con i germogli di grano – può essere la continuazione, sotto un nome diverso, del culto di Adone.”

Anche uno storico delle tradizioni popolari siciliane, Giuseppe Pitrè, ci ricorda che "una delle principali preoccupazioni di alcune famiglie devote è quella del sepulcru. A metà di Quaresima esse hanno avuto cura di preparare certi piatti; ed il modo, per chi non lo sappia, è questo. Sopra un tondo, piccolo o grande che si voglia, si allarghi tanta stoppia o canape che basti a coprirlo, nel mezzo vi si sparge del grano, al di sopra quasi in secondo strato delle lenti, torno torno della scagliula, e si ripone al buio, avendo cura di spruzzarvi sopra dell’acqua di due giorni in due giorni. Tra pochi di tutto è germogliato, e grano e lenti e scagliula vengon su a vista d’occhio bianchi come cera nel centro, rossastri in giro. Questa coltura è industria delle donne, e venuto il mercoledì, in cui le chiese apparecchiano il Santo Sepolcro, quei piatti fioriti si mandano ad offerire, legati e messi insieme in lunghi steli con larghe e bellissime fettucce di color rosa (le quali poi rimangono pel culto divino) alla chiesa più vicina o a quella alla quale furono destinati o promessi. I divoti offerenti la dimani rivedranno il loro dono e saranno in grado di istituir dei paragoni con gli altri".

I Giardini di Adone e i piatti di grano dei Sepolcri in Sicilia 2

Il termine “Sepolcro” (“Sepulcri” o “Lavureddi” in Sicilia, “Nenniri” in Sardegna; “Sabburchi” nel Salento); viene utilizzato ancor oggi nel linguaggio popolare di alcune regioni del Sud Italia e nelle isole per indicare quello che più propriamente andrebbe definito come “altare” o “cappella” della reposizione. L’altare della reposizione, per intenderci, è quello “spazio” della chiesa allestito al termine della “Missa in Cena Domini” del Giovedì Santo e destinato ad accogliere le specie eucaristiche consacrate e a conservarle fino al pomeriggio del Venerdì Santo, quando, al termine della liturgia penitenziale, verranno distribuite ai fedeli per la comunione sacramentale.
Le Specie Eucaristiche custodite nella cappella della reposizione (che verrà disfatta nel pomeriggio del Venerdì prima che cominci la liturgia della passione) rimangono tutta la notte a disposizione dei fedeli per l’adorazione. Il Santissimo Sacramento però non è osteso, ma celato all’interno di un apposito contenitore, mentre il tabernacolo, vuoto, rimane aperto, proprio a testimoniare l’assenza fisica di Gesù (lo sposo, infatti, secondo l’immagine evangelica, ci è stato tolto e il popolo è in lutto), quell’assenza che solo la fede nella risurrezione può riuscire a colmare.

Non senza ragione, dunque, la pietà popolare ha accostato nei secoli all’altare della reposizione l’idea del sepolcro, cogliendo in esso una metafora della morte e sepoltura di Gesù. Contraria all’uso del termine “sepolcri” per indicare gli altari della reposizione si è mostrata invece, di recente, la Congregazione per il culto divino, la quale in una dichiarazione del 1988 ha osservato come “la cappella della reposizione viene allestita non per rappresentare la sepoltura del Signore, ma per custodire il Pane Eucaristico per la Comunione che verrà distribuita il venerdì della passione di Gesù”. La Congregazione, però, non ha considerato - come taluno ha puntualmente evidenziato - che la parola latina “repositorium” (da cui “reposizione”) ha effettivamente tra i suoi significati anche quello di “tomba” o “sepolcro”.

La pratica di allestire gli altari della reposizione, affermatasi in Europa a partire dall’età carolingia, per quanto possa ripugnare alla sensibilità moderna, esprime in verità l’idea del lutto e della sepoltura, come anche l’etimo latino sta a testimoniare. Il che ha pure una sua giustificazione teologica. E’ vero infatti che noi cristiani nell’eucaristia adoriamo il Cristo vivente, ma è altrettanto vero che Gesù è passato alla vita incorrotta attraverso la morte e per di più una morte cruenta. Nella consacrazione eucaristica si ripete questo triplice mistero di passione, morte e risurrezione. Se ci sembra strano associare all’eucaristia l’idea della tomba, come invece fa la devozione popolare il Giovedì Santo, forse è perché non siamo più abituati a guardare al mistero eucaristico come ad un reale sacrificio. Eppure la dimensione sacrificale fa realmente parte del “sacramento dell’altare”, non potendosi ridurre, almeno per chi crede, ad un fatto puramente simbolico.

I Giardini di Adone e i piatti di grano dei Sepolcri in Sicilia 3

La pia pratica dei “sepolcri”, che in molte altre zone sta conoscendo una progressiva flessione, continua invece ad essere particolarmente sentita in Sicilia. I piatti offerti il Giovedì Santo sono augurio della sua Resurrezione, perché venga di nuovo a illuminare e a ridare gioia agli uomini. Come disse Gesù ai suoi discepoli alla vigilia della sua passione: “Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane da solo; se invece muore produce molto frutto” (Giovanni 12, 24).

Bibliografia:
-    Calendario. Le feste, i miti, le leggende e i riti dell'anno, di Alfredo Cattabiani. Ed. Mondadori.
-    Il Ramo d’Oro, studio sulla Magia e la Religione, di Frazer James G. Ed. Bollati Boringhieri
-    Spettacoli e feste popolari siciliane, di Giuseppe Pitrè

STORIA DI UN CHICCO DI GRANO

Come il seminatore ebbe terminato la sua opera, il chicco di grano venne a trovarsi tra due zolle di terra nera e umidiccia, e divenne terribilmente triste. Era buio, era umido, e l'oscurità e l'umidore aumentavano sempre di più, poiché al calar sera s'era disciolta in pioggia fitta fitta. Bei tempi, quando il chicco stava al caldo e al riparo in una spiga diritta e cullata dal vento, in compagnia dei fratellini! Bei tempi sì, ma così presto passati!  Poi era venuta la falce con il suo suono stridulo e devastatore, a sbattere tutte le spighe. Poi i mietitori con i loro rastrelli avevano caricato sui carri le spighe legate in covoni. Poi, più terribile ancora, i battitori si erano accaniti sulle spighe pestandole senza pietà. E le famigliole dei chicchi, vissute sempre insieme dalla più verde giovinezza, erano state sbalzate fuori dalle loro spighe, e i chicchi scaraventati in giro, ciascuno per conto suo, per non incontrarsi più. Ma nel sacco del grano almeno ci si trovava ancora in compagnia. Ora invece, era l'abbandono assoluto, la solitudine tetra, una disperazione! Ma l'indomani fu peggio, quando l'erpice passò sul campo e il chicco si trovò nella tenebra più densa, con terra dappertutto, sopra, sotto, in parte. L'acqua lo penetrava tutto, non sentiva più in sé il minimo cantuccio asciutto. "Ma perché fui creato, se dovevo finire in modo così miserando?

Non sarebbe stato meglio per me non aver mai conosciuto la vita e la luce del sole?" Pensava tra sé.  Allora dal profondo della terra una voce si fece sentire. Gli diceva: "Abbandonati con fiducia. Volentieri, senza paura. Tu muori per rinascere ad una vita più bella". "Chi sei?" domandò il povero chicco, mentre un senso di rispetto sorgeva in lui. Poiché sembrava che la Voce parlasse a tutta la terra, anzi all'universo intero. "Io sono Colui che ti ha creato, e che ora ti vuole creare un'altra volta".  Allora il chicco di grano si abbandonò alla volontà del suo Creatore, e non seppe più nulla di nulla.  Un mattino di primavera, un germoglio verde mise fuori la testolina dalla terra umida. Si guardò attorno inebriato. Era proprio lui, il chicco di grano, tornato a vivere un'altra volta.  Allora la tenera pianticella si sentì invadere dalla gioia di esistere, e avrebbe voluto alzarsi fino al cielo per accarezzarlo con le sue foglioline. (Joergensen, Parabole)

Prendere un piatto o un contenitore (di alluminio o di plastica o di altro materiale), riempirlo di terra o stendere sul fondo del piattino o del contenitore, uno strato di cotone idrofilo, bagnarlo e seminarci i chicchi di grano (si possono seminare anche dei legumi, come le lenticchie, i fagioli e le fave). Altro strato di cotone idrofilo occorre metterlo, seppure temporaneamente, sopra il grano. Tenere il contenitore al buio e innaffiarlo periodicamente ogni qualvolta la terra o il cotone idrofilo inizia ad asciugarsi. Allorquando il grano inizierà a germogliare, qualora lo strato di cotone disposto sopra il grano stesso possa essere di ostacolo alla crescita delle piantine, tale strato potrà anche essere rimosso.

PREGHIERA DEL GRANO

“Se il chicco di grano caduto in terra non muore, rimane solo; se invece muore, produce molto frutto.” (Giovanni 12,24)

Questo grano che cresce nell'ombra
sia, Signore, il segno della nostra
segreta penitenza, dell'amore segreto per il prossimo,
della Vita tua che misteriosamente
attraverso la morte cresce dentro di noi
per una divina Resurrezione. Amen.


In pochi giorni i chicchi germoglieranno e poiché le piantine sono state al buio, il loro colore sarà giallastro o un verde molto tenue. La sera del Giovedì Santo, se è usanza, portarlo nella Chiesa più vicina dove verrà allestito il “Sepolcro” o “Altare della Reposizione” per l’Adorazione Eucaristica.

Oppure: fare un piccolo Giardino domestico, chiamato anche “Piatto del Paradiso”, avvolgendo con un nastro rosso (o di un altro colore), le pianticelle germogliate, arricchendolo di spighe già cresciute o di piccoli fiori primaverili e mettendo un’immaginetta o un santino raffigurante il Cristo morto disteso su di un letto funebre, o il Cristo in Croce, ovvero la Madre Addolorata con il Cristo tra le braccia (la Pietà).

Questo “Piatto del Paradiso”, potrà durante il tempo pasquale rimanere nel vostro Altare domestico, o potrà essere regalato come segno di Resurrezione e di Vita Nuova che il chicco di grano germogliato simboleggia.

 
 
 

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LE FASI LUNARI

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- LUNA NUOVA (Luna nera): in questo periodo si può pregare per la nascita di qualcosa di nuovo e che ancora non c'è.

- LUNA CRESCENTE: in questo periodo si può pregare per la crescita di qualcosa o per incrementare qualcosa che è al suo nascere.

- LUNA PIENA: in questo periodo si può pregare per ogni tipo di coronamento, compimento, fecondità, piena realizzazione.

- LUNA CALANTE: in questo periodo si può pregare per far decrescere qualcosa, eliminare degli ostacoli, pregare per la purificazione e la liberazione.

 

LA BIBLIOTECA DI BENEDICARIA

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- Guida alle Streghe in Italia, di Andrea Romanazzi. Ed. Venexia.

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- Nnomini Patri, Figghiu e Spiritu Santu. Antiche preghiere in dialetto siciliano, di Antonina Valenti. ilmiolibro.it.

- A Cruna. Antologia di Rosari Siciliani, di Sara Favarò. Ed. Città Aperta.

- Pasqua. Dalla terra il cielo. Simboli, numeri, misteri, preghiere e riti popolari in Sicilia, di Sara Favarò. Ed. Le Nuove Muse.

- Chisti lodi e chisti canti. Antiche preghiere siciliane delle Madonie, Nebrodi e dintorni, di Giuseppe Calmieri. Ed. Kalós.

- Dalla terra al cielo. Raccolta di antiche preghiere gelesi, di don Lino di Dio.

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- Il Grande Sacramentarlo Magico, di Abate Julio. Centro Editoriale Rebis.

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- Il Libro dei Salmi, di Abate Julio. Centro Editoriale Rebis.

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- Benedizionale, a cura della Conferenza Episcopale Italiana. Ed. Vaticana.

 

I MEGALITI DI ARGIMUSCO

La Stonehenge siciliana

Alla "Vergine Orante" dei Megaliti di Argimusco

I Padri ti videro in spirito come una grande montagna, o Genitrice di Dio, dalla quale si staccò una pietra che rovesciò gli idoli dei demoni.
Una pietra angolare, non tagliata da mano d’uomo, si staccò da te, o Vergine, montagna non tagliata: Cristo che riunisce le nature separate.
Il profeta ti vide sotto l’aspetto di un monte, o Vergine senza macchia; da te si staccò una pietra gloriosa che salva veramente l’universo.

 

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