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Messaggi del 26/03/2014

Giovedì di Mezza Quaresima e il taglio della Vecchia

Giovedì di Mezza Quaresima e il taglio della Vecchia

I Romani veneravano la Luna anche con il nome di Anna Perenna, che festeggiavano alle Idi di marzo in un boschetto situato al primo miglio della via Flaminia, nei pressi del ponte Milvio. Ovidio narra nei Fasti che al mattino, dopo il sacrificio rituale, ci si avviava in quel luogo, dove ci si accampava sull’erba verde, già coperta di margheritine e si costruivano rustiche capanne con fronde e rami. “Li scalda il Sole e il vino - cantava - e ognuno si augura tanti anni quanti bicchieri trinca, e li conta bevendo ... Cantano anche canzoni imparate a teatro, gesticolano e recitano come attori. E deposto il bicchiere intrecciano rustiche danze, e l’azzimata amica balla con la chioma scomposta. Al ritorno barcollano, spettacolo per il volgo, e la gente che li incontra non può fare a meno di esclamare: come sono felici!”
La festa in onore di Anna Perenna aveva lo scopo di propiziarsi la dea “per poter passare felicemente da un anno all’altro [annare] e compiere bene tutto l’anno [perannareque commode].” Per questo motivo Ovidio suggeriva che Anna Perenna fosse “la Luna che l’anno completa con i mesi”; immagine della Grande Madre che nella sua ciclica rivoluzione “abbracciava” amorevolmente le creature terrestri e le nutriva. D’altronde, se è vero che Anna, derivando dal verbo annare , ovvero “passare da un anno all’altro”, è la personificazione femminile dell’anno, in un’altra lingua indoeuropea, il sanscrito, lo stesso nome indica l’essenza vitale del cosmo, analoga alle acque che a loro volta sono apparentate alla Luna: di anna, dicono gli induisti, ogni vita in terra è materiata e sostenuta e da essa assorbita. A sua volta la dea Annapurna è la luce che sazia ogni essere.
Su Anna Perenna fiorirono poi varie leggende dove appariva di volta in volta o come una vecchia rugosa e benefica oppure come una ninfa. Quelle sue immagini che parrebbero contraddittorie simboleggiano in realtà la Luna Madre Natura nei due volti di giovinetta, quando è preposta all’inizio dell’anno, e di Befana, di vecchierella, quando lo conclude.

Un’altra Madre Natura è infatti la Vecchia di Mezzaquaresima che da tempo immemorabile è invece scomparsa in Sicilia, l’ultima rappresentazione che si ebbe a Palermo porta la data 1737. Il Pitrè, che conobbe l’usanza attraverso i documenti antichi, così scrive:

«Una vecchia veniva trasportata in Palermo sopra un carrozzone tirato da buoi e accompagnata e assistita a ben morire da due lazzari vestiti alla maniera de’ soci della Compagni a de’ Bianchi, il cui istituto è, come si sa, di assistere i condannati a morte, ma coperto il capo di grandi e certo non odorosi baccalari. Nella piazza di Ballarò era alzato un palco, e la vecchia tra la comune e lieta aspettazione vi saliva rassegnata a subire l’estremo supplizio. Ed ecco che due finti carnefici in mezzo a una tempesta di battimani e di evviva segarle con vera impertubabilità il collo o meglio una vescica ripiena di sangue precedentemente acconciatale, donde fluivane in larga copia il sangue stesso, intanto che la vecchia così segata fingea venir meno per isfinimento morendo in lei la ingrata Quaresima di penitenza»

Il rito di bruciare o segare la Vecchia (sirrata di la vecchia) a metà del periodo quaresimale, un rito propiziatorio di fertilità e fecondità della Grande Madre Terra dove è permesso anche “mangiar di grasso”, è descritto in versi da Luigi Crisostomo Ferrucci che nel 1852 scriveva nella “Scala di vita”:

Nel giorno che dimezza il pio digiuno
in piazza si raduna
gran turba di fanciulli
e gode ognuno
agitare e gonfiar nacchere, corni,
cembali e pive
finché sale alcuno
a segar mezza
fra non degni scorni
una befana misera che porta
di varie frutta il seno e i fianchi adorni.


Ebbene, come spiega Alfredo Cattabiani nel “Lunario” (Mondadori), la Chiesa aveva avversato a lungo quest’usanza che, conficcata nel mezzo della Quaresima, sembrava interromperne il carattere purificatorio e penitenziale. Poi cercò di ritualizzarla in chiave quaresimale, come testimonia Michelangelo Buonarroti il giovane, membro dell’Accademia della Crusca, nella sua “Cicalata” raccontando di come a metà Quaresima una vecchia ebbe voglia di mangiare un salsicciotto bolognese e perciò fu processata e condannata a morire segata a metà:

«A costei... una volta... nel tempo della Quaresima... venne voglia di un salsicciotto bolognese e, procacciatolo tutto intero, crudo crudo, in una volta sel trangugiò. Fu scoperta alla Mozzalingua, la quale in breve processatala, la condannò ad essere segata viva».

Il processo alla Vecchia era dunque interpretato religiosamente come il processo alle orge gastronomiche del Carnevale, e dunque come esaltazione della purificazione e dell’astinenza quaresimale.

Insomma, di là dalle interpretazioni moralistiche il rito di Sega-la-Vecchia,  – dove ancora sussiste – e una cerimonia di passaggio verso l’equinozio di primavera, verso il nuovo anno:  vi si celebra, senza esserne più coscienti, la morte del vecchio anno, ovvero, come sostiene Cattabiani,  della “comare secca”, la Vecchia Madre Natura da cui rinascerà la giovinetta Natura, cioè l’anno nuovo. Si tratta  della Luna nuova, simbolo della rinascita spirituale di chi sa liberarsi della vecchia pelle rinascendo “nuovo”.

L’usanza di segare e bruciare un pupazzo dalle sembianze di una vecchia si praticava anche in gran parte dell’Europa agricola e, come accade ancora in alcuni luoghi, si svolgeva a due date diverse: alle calende di gennaio, o qualche giorno dopo, e alla Mezza Quaresima. A gennaio, la Vecchia, chiamata Befana anche in periodo non natalizio, teneva fra le mani il fuso e la  conocchia, come le tre Parche (un’altra rappresentazione della natura trifasica della luna), ed era riempita  d’uva e fichi secchi, castagne, carrube, mele, pere con sapa e cotognata: piccoli regalini che, segata, concedeva ai paesani  prima di essere bruciata sul rogo.

Tutte queste usanze ci permettono di cogliere la vera dea celata nell’immagine della vecchietta: è evidente che la vegliarda di Mezza Quaresima e quella dei primi di gennaio hanno la stessa funzione, simboleggiano la Grande Madre lunare nei suoi tre aspetti di Regina degli Inferi, del Cielo e della Terra. La Triplice Dea dei crocevia, la Ecate di Esiodo, che era anche “nutrice di giovani, quanti a lei fedeli...”, la quale, come dea lunare, diventa morendo, la  prima virginea falce di luna della primavera, ad annunciare il rinnovamento dell’anno, la nuova fioritura.

Liberamente tratto da:
-    Lunario. Dodici mesi di miti, feste, leggende e tradizioni popolari d’Italia, di Alfredo Cattabiani. Ed. Mondatori.
-    L’allegra Quaresima. Sicilia - Dialetto cultura e tradizioni popolari di Sebastiano Rizza.



RITO DEL TAGLIO DELLA VECCHIA DI MEZZA QUARESIMA

(Il giovedì della settimana tra la terza e la quarta Domenica di Quaresima)

Con un ramo di albero secco, dei pezzi di stoffa colorati e del cotone idrofilo, si potrà realizzare manualmente, un piccolo fantoccio che simboleggerà la Vecchia di Mezza Quaresima. Si potrà realizzare un piccolo sacchetto di stoffa da riempire con della frutta secca, a simboleggiare i doni della Madre Terra dopo il suo sacrificio.

“Tagliate l'albero e troncate i suoi rami:
scuotete le foglie, gustatene i frutti”
(cfr. Daniele 4,11)

Con un piccolo seghetto, o un coltello da cucina, facendo molta attenzione a non ferirsi, si inizierà a segare la Vecchia di Mezza Quaresima. Una volta che il ramo di albero secco sarà segato in due (chi ha la possibilità potrà anche bruciarlo all'aperto), si reciterà la seguente preghiera:

PREGHIERA DI MEZZA QUARESIMA

Giunti a metà del tempo dei digiuni, cammino che ci conduce alla tua croce preziosa, concedici di rallegrarci (laetare) e di esultare di gioia per gli ultimi frutti che scaturiscono dal “sacrificio” del taglio della "Vecchia di Mezza Quaresima", simbolo del passaggio alla stagione primaverile e segno anticipatore del giorno glorioso della tua risurrezione. Per Cristo nostro Signore. Amen.

(liberamente ispirato dallo Stico, l’idiomelon Bizantino di Mercoledì della IV settimana di Quaresima e dalla Colletta della Liturgia di Rito Romano della IV Domenica di Quaresima)

Al termine della preghiera, si potrà gustare la frutta secca che Madre Terra ha donato attraverso il suo sacrificio, in attesa che rinasca a nuova vita in Primavera.

 
 
 

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LE FASI LUNARI

"Per ogni cosa c'è il suo momento, il suo tempo per ogni faccenda sotto il cielo" (Qoèlet 3,1)

- LUNA NUOVA (Luna nera): in questo periodo si può pregare per la nascita di qualcosa di nuovo e che ancora non c'è.

- LUNA CRESCENTE: in questo periodo si può pregare per la crescita di qualcosa o per incrementare qualcosa che è al suo nascere.

- LUNA PIENA: in questo periodo si può pregare per ogni tipo di coronamento, compimento, fecondità, piena realizzazione.

- LUNA CALANTE: in questo periodo si può pregare per far decrescere qualcosa, eliminare degli ostacoli, pregare per la purificazione e la liberazione.

 

LA BIBLIOTECA DI BENEDICARIA

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- La Stregoneria in Italia. Scongiuri, amuleti e riti della Tradizione, di Andrea Romanazzi. Ed. Venexia.

- Guida alle Streghe in Italia, di Andrea Romanazzi. Ed. Venexia.

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- I Benandanti, di Ginzburg Carlo. Ed. Einaudi.

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- Nnomini Patri, Figghiu e Spiritu Santu. Antiche preghiere in dialetto siciliano, di Antonina Valenti. ilmiolibro.it.

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- Preghiera dei Giorni, a cura del Monastero di Bose. Ed. Qiqajon.

- Benedizionale, a cura della Conferenza Episcopale Italiana. Ed. Vaticana.

 

I MEGALITI DI ARGIMUSCO

La Stonehenge siciliana

Alla "Vergine Orante" dei Megaliti di Argimusco

I Padri ti videro in spirito come una grande montagna, o Genitrice di Dio, dalla quale si staccò una pietra che rovesciò gli idoli dei demoni.
Una pietra angolare, non tagliata da mano d’uomo, si staccò da te, o Vergine, montagna non tagliata: Cristo che riunisce le nature separate.
Il profeta ti vide sotto l’aspetto di un monte, o Vergine senza macchia; da te si staccò una pietra gloriosa che salva veramente l’universo.

 

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