Benessere per tutti

Allergico alle arachidi? Colpa della mamma.


Le cosiddette noccioline, tanto decantate per le loro virtù antiossidanti e per gli Omega 3 in esse contenuti, non fanno bene proprio a tutti. C'è anche chi ne è allergico. Ma qual è la causa di questa allergia? Uno studio americano ne identifica l'origine nell'alimentazione della madre durante la gravidanza.Anche tu ami le arachidi? Allora stai attenta perché potresti generare un figlio allergico. Lo dice uno studio condotto da Scott Sicherer dell'Istituto di allergie alimentari del Mount Sinai Hospital di New York. Il dottor Scott ha messo in relazione l'allergia alimentare alle arachidi con l'alimentazione delle donne in gravidanza.Lo studio è stato condotto su 503 bambini di età compresa dai 3 ai 15 mesi. Questi bambini presentavano anche eczemi e probabili allergie a latte e uova: sintomi che predispongono all'allergia alle arachidi. A tutti i bambini è stata somministrata sotto stretta osservazione una certa quantità di arachidi. Tutti si son mostrati particolarmente sensibili. Successivamente poi i risultati sono stati messi a confronto con quelli relativi all'alimentazione delle madri in gravidanza. Sorprendentemente tutte le mamme in gravidanza hanno mangiato arachidi.Ciò non vuol dire che bisogna escludere categoricamente le arachidi in gravidanza, ma che dobbiamo tenere presente questo nesso se ci sono già stati casi del genere. Questi bambini infatti avevano già una predisposizione, come ricorda il Dottor Sicherer che precisa: "Noi ci siamo serviti di dati che le madri hanno riferito molti mesi dopo la gravidanza e per questo potevano non ricordare bene la quantità di noccioline che hanno ingerito. Occorrono altri studi per poter specificare quali quantità predispongano a questa singolare allergia".Lo studio è stato pubblicato sul Journal of Allergy and Clinical Immunology ed il motivo di tanto interesse deriva dal fatto che questo tipo di allergia è davvero improvvisa, non si manifesta subito ma quando accade può essere anche molto violenta e, per chi ne è particolarmente predisposto, potrebbe essere fatale. Dunque se questo nesso sarà riconfermato da altri studi più approfonditi, si potrà finalmente tracciare la linea guida per limitare un disturbo tanto fastidioso.