Beth's World

Post N° 20


Strana giornata oggi. Sono tornata in quel luogo che è stato casa mia per due anni. L’ho lasciato perché mi stava stretto, perché lì non mi sentivo libera di essere, di esprimere le mie idee, di lavorare come dicevo io. Ho rivisto le facce delle piccole persone per cui mi sono alzata ogni mattina ed ogni volta c’era la stessa magia. Il mondo se ne stava fuori almeno per un po’. Solo io e loro e tutto quel sapere che cerco di trasmettere. Spesso non ci riesco. Ma l’importante è tentare. Me lo dico dal primo giorno. Dal primo giorno di preda per il mio lavoro. Ho capito che volevo fare questo dal primo seminario all’università. Ero timorosa quel giorno. I miei studenti erano tutti più grandi di me. Ora sono più piccoli e meno attenti, ma li amo, li amo anche quando sono arrabbiati con me e mi augurano di morire. Ma so che piangerebbero. Oggi ho avuto una classe davanti agli occhi di persone cresciute, che stanno facendo i primi conti con la crisi ormonale. Poi ho visto anche alcuni di quelli che ho cresciuto insegnando loro la lingua che ogni giorno tento di imparare un po’ di più. Ancora oggi segno ogni parola nuova che conosco. Le parole erano i miei giocattoli preferiti da bambina e scrivevo. Ho imparato a quattro anni. E quest’amore me lo porto dentro come poche cose nella vita. Poi quando tutto inizia mi sento stanca e arrivo a sera con la voce a pezzi e super arrabbiata quando correggo i compiti. Poi c’è sempre uno di loro che ti stupisce e scrive un tema sul quale cominci a piangere perché ti rendi conto di quanto di te c’è lì dentro. Ti rendi conto del fatto che tu resterai per loro un ricordo indelebile anche se poi magari diventi meno importante nella memoria. Ieri una delle mie amiche più care ha dato alla luce una bella bambina. Ci conosciamo dai tempi dell’università ma ci sentiamo raramente. Oggi l’ho chiamata per sapere come andava la gravidanza e mi ha dato la notizia. Questa bambina la sento vicina, perché sono stata io a mettere una buona parola per farli mettere insieme. Quelle serate a tre al cinema sembravano sempre più incontri romantici. Lui non è proprio un adone, ma aveva gli occhi di un uomo innamorato. Le ho semplicemente detto di provare e da allora sono felici insieme. È stata un’emozione forte vederli marito e moglie, vedere la loro casa, la difficoltà oggi di vivere in due città separate e tuttavia la costanza di amarsi giorno dopo giorno. Infatti hanno chiamato proprio così la loro bambina. Oggi ero io a dare consigli a lei. Di bambini ormai so qualcosa. Se incontrassi la persona giusta mi piacerebbe avere una famiglia tutta mia, qualcuno da accudire, qualcuno per cui essere importante. La calma di questo periodo mi fa riflettere su quelle che sono le mie priorità. Io mi accontento di poco, forse solo di essere amata un po’. Ma poi quell’amore non mi basta mai, spesso mi spaventa perché non penso di meritarlo. Nella costruzione del mio campo dovrò fare attenzione a tutte queste mie paure. Ma oggi sono forte, più forte di prima. E poi infine ho risentito la mia amica P., quella che abita a Nord-Est. E’ entrata di ruolo. Se ad aprile fossi stata un’altra persona, oggi sarei anche io di ruolo. Ma ho avuto paura. Paura di lasciare la mia vita qui per un punto interrogativo grande. Avrei avuto bisogno di una mano che mi stringesse forte e mi dicesse che tutto è possibile al mondo, che a volte bisogna osare. Ancora una volta non ho ascoltato il mio cuore. Ora avrei raggiunto quello per cui studio, lavoro e mi impegno da dodici anni a questa parte. A volte penso che la mia scelta lavorativa è stata instradata dai miei genitori. Cosa volevo essere in fondo? Volevo essere solo una semplice ragazza, con la sua semplice vita, con un tetto modesto, un po’ d’amore. Volevo quella che gli uomini chiamano felicità, quella che sta nell’abitudine, nelle piccole cose che, se chiudi gli occhi, a volte diventano magiche senza avere la magia dentro. Oggi è un giorno bello, persone che amo sono felici e mi fanno da esempio. Io ammiro il loro coraggio e la loro voglia di farcela. Penso che qui ho comunque la mia vita, domani saprò se sarò stanziale o nomade. Ho l’affetto di quelle persone che non mi lasciano mai. Oggi è anche un giorno per alcuni aspetti amaro, perché nonostante tutto non sono degna di spiegazioni. Ma cerco di non pensarci, di rispettare le scelte altrui e di porgere l’altra guancia. Un po’ di tempo fa non l’avrei fatto, ma oggi mi sento forte e penso che giusta o sbagliata, coerente o incoerente, santa o puttana, non posso cambiarmi, solo migliorare. E raccolgo e semino e rendo fertile quel campo abbandonato troppo a lungo.