Beth's World

Post N° 22


Sono arrivata in ritardo. C’eri tu sulla porta. Vedevo la tua ombra dietro. Ho pensato al motivo del mio ritardo. Di sfuggita tuttavia. Ho il fiatone, ti saluto, entro in casa tua, non ricordo se ci fosse musica come tutti i giorni. Mi posiziono dove vuoi tu. Sei già seduto. Oggi mi sembri anche più bello. Sono carica e malinconica al tempo stesso. Devo finalmente dirti una cosa. Ogni volta parlo con te e poi mi sento sempre un po’ diversa, quasi nuova, senza esserlo. Quando parlo devo usare il pronome personale specifico, perché le cose succedono a me, non ad altri. Sono io il pilota del mio aereo. C’è una perturbazione, cazzo, e tu sai che io odio volare. Se l’aereo ha una struttura forte non cadrà, potrà esserci una perturbazione ancora più in là, ma se sono il pilota ho tutto sotto controllo, il problema sta nell’esser e sentirsi passeggero. Di quest’aereo non posso esser passeggero e già la volta precedente abbiamo detto che devo star attenta alla fusoliera, devo prendermi cura di lei. Ho cominciato a costruire il primo muretto nel mio campo e ho tolto qualche pianta grassa, voglio una bouganville, come quelle che ho visto questa estate in Grecia. Ieri ho detto una frase forte. Io non sono un deserto. Lo penso. Devo solo aver cura di un campo abbandonato. Poi ridiamo e ti dico che non è il caso che io rida. Pensavo di piangere venendo da te. Ma quando ci si viene senza paura forse è questo l'effetto che fai. Non so oggi perché, ma quel che hai detto che... a parole devono corrispondere azioni mi gira nella testa. La candela. Io oggi ti dico…la prossima volta accenderò la candela…se a te non sta bene devi dirlo subito…ma io non lo faccio. Cerco sempre di essere accomodante, poi però torno sullo stesso argomento e ti faccio pesare che hai acceso la candela, perché se mi volesse bene sapresti che io odio l’odore delle candele accese. Ma tu non puoi saperlo se io non te lo dico. Insomma, cercare spiegazioni, chiedere motivazioni quando dentro io so tutto, ho tutte le risposte, è scemo. Incancrenisce i rapporti. Io ti dico che lo faccio per non dispiacerti, perché ho paura di perderti. Tu mi dici… Dì semplicemente…Ho paura di perderti. Ti amo. Ti odio. Voglio questo. Non mi rassegno. Non devi cercare di nascondere le tue volontà. Se io ti dico… non voglio che tu venga più qui… non voglio che tu vieni e, se ti presenti, sai cosa ti aspetta. A parole corrispondono azioni. Non puoi dire una cosa e farne un’altra altrimenti le parole perdono senso, sono solo suoni nell’aria. Giulio io odio gli sms, sono parole a cui non corrispondono azioni. Come si fa a scrivere ti voglio bene e ti stimo e poi fare l’esatto contrario? Non è detto che quella persona non ti voglia davvero bene, magari è solo arrabbiata con te. Anche la mamma dice le stesse cose ad un figlio ma poi gli vuole bene. Sai Giulio io penso che è facile scrivere e difficile dire. Un paio di settimane fa ho scritto un sms…sei l’unica persona che ho amato in modo assoluto che è stata capace di tenermi ferma e salda e di non lasciarmi la mano e io ti voglio bene…quella persona pensava avessi sbagliato destinatario, perché a voce una cosa del genere non sarei capace a dirla. Mi ha abbracciato forte e mi ha solo detto grazie. Sai Giulio ieri sera ho sorriso. Le cose stanno cambiando, io sto cambiando e lo so solo io. Stasera avrò la conferma che a parole non corrispondono azioni, perché siamo tutti femmine e maschi ma ci vuole coraggio ad essere uomini e donne. La differenza sta in questo. Non voglio più assecondare per paura di perdere. La parola paura non voglio che esista più e nemmeno la perdita. Ho avuto molto da chi volevo, ho dato anche tanto. Le mie parole hanno corrisposto ad azioni quasi sempre. Ho detto ed ho agito, fino a quando non sono rimasta sola. E poi all’improvviso così come era arrivato l’"amore" è finito. Perché passano le stagioni e non riconosci più azioni e voce e solo quando si ama davvero si ha coraggio e le parole non sono più solo e semplici parole, ma diventano fatti. Sai Giulio stasera penso che riceverò un sms, perché viviamo nella modernità e ci piace rifugiarci, perché in fondo siamo tutti fragili.