Creato da La_Guardiana il 08/09/2007

Beth's World

Tutta l’esistenza è cogliere l’attimo che fugge, che non vuol dire inseguire chi non esiste. In quei giorni sabbatici francamente mi convinsi di aver addomesticato le briglie della mia storia, invece stavo solo facendo una pausa, per paura di crescere, perché, alla fine, mi sembrò, così chiaro tutto. Nella vita si può fuggire da un sacco di cose o affrontarle con coraggio.

 

 

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Post N° 88

Post n°88 pubblicato il 30 Novembre 2007 da La_Guardiana
 

Ecco è finita la settimana lavorativa. Stancante. Ho quattro pacchi di compiti da correggere, ma quest'anno mi diverto, nonostante le colleghe di Inglese in menopausa e un po' stronze mi diverto. C'è il Franti di quest'anno che è incorregibile e comunque mi fa sorridere. Ho stanchezza nelle gambe, ma poi mi risollevo, perchè certe consapevolezze nascono improvvise ed ora so con chi parlare di questo. Ieri non volevo venire da te, pioveva tantissimo, c'era traffico ed ho dovuto cambiare strada. Certe decisioni poi maturano e non sai nemmeno perchè, magari pensi al tuo bene, solo a questo. Ho pensato a quanto non mi piaccia stare più dietro parole elettroniche, battute di botta e risposta continua e non sai mai cosa ci sia dietro. Quando si scherza può anche andare e ti ritrovi a ridere tanto che ti escono le lacrime, ma poi quando i discorsi si fanno seri senti il bisogno di sentire una voce o magari di guardare negli occhi il tuo interlocutore. Mi sono venute in mente le mie amiche più vicine. Con la mia migliore amica non ci scriviamo mai SMS, quando possiamo troviamo il tempo per parlarci senza dirci chissà cosa ma raccontandoci, cosa che in 160 caratteri spesso non riesco a fare. Io sono logorroica, sin da piccola ho sempre amato stare al telefono e come sa il mio velluto di cuore spesso ci assecondiamo in questa passione, ma se stessimo vicine forse quelle ore le passeremmo a parlare fitto e magari sorseggeremmo un buon vino un paio di volte a settimana, perchè poi escono fuori confidenze, intimità diverse. Con un'altra mia grandissima Amica il telefono è l'unica occasione per avere un dialogo a due, perchè poi quando ci vediamo non siamo mai sole. E questo mi manca, perchè quando guardo Chiara negli occhi e parlo so che non posso scappare. Siamo schiette. Con lei a volte ci mandiamo un sms. L'altra settimana me ne ha mandato uno e mi ha commosso... quando passo vicino casa tua, ti penso sempre, come stai? Coinciso, caldo, pieno di attenzione. Alla fine finisco per sentirmi sola qui, ma sono fortunata perchè so che basta allungare una mano. Ieri mi hai fatto capire quello che in me era confuso. Io ho bisogno di contatti reali, di persone che mi danno la giusta importanza, non ho bisogno di essere pubblico, di essere il numero 800, perchè poi so che se lascio quella sala, un altro prenderà il mio posto. Ma resto davvero per lo spettacolo? Mi interessa? Ecco, qui sta il nodo. Mi trovo ad essere con le persone su un livello diverso: io approccio quello della realtà, gli altri non lo so, quello di mille contatti, di sicuro veri, duraturi, ma io mi tengo fuori da quel botta e risposta continuo, perchè poi tutto diventa dipendenza ed io ormai mi sento una drogata. Sto cercando da due giorni di non inviare sms, e magari rispondo poco a quelli che mi mandano, ma io sto qui e chi vuole può spendere qualche centesimo per sentirla la mia voce e capire come sto davvero. Io non voglio essere pubblico, perchè nelle maschere d'attrice non ho mai creduto, io conosco cosa c'è oltre, e ho la fortuna di potermelo vivere. Io non ho pagato nessun biglietto, l'amore degli altri, l'attenzione non si paga. Esiste. E tu lo sai quando esiste. Gli sms servono per le piccole comunicazioni quotidiane, per mandare un pensiero, per sentirsi vicini a chi si ama. Io li stavo usando per dire ti voglio bene, scusa, mi dispiace e ancora scusa. Nei rapporti veri vanno usati così. Io sono qui, rintracciabilissima, sapete che quando ho bisogno di voi sono io la prima a chiamare, perchè magari mi regalate un attimo di serenità o un sorriso, ma poi mi accorgo che con qualcuno se non sono io a sentire la mancanza o il desiderio di chiamare questo non avviene. Eppure il telefono lo si usa tanto. Allora penso che non c'è quel desiderio e bisogna accettarlo di non essere più in prima fila, ma solo in sesta, declassato a maschera. Ma non è un'accusa, siamo belli perchè diversi, appunto. Lo sono. Odio le faccette e le persone che si nascondono, perchè mi somigliano troppo forse. Un paio di mesi fa ho trovato il coraggio per una telefonata, dovevo prima sistemare con calma i miei pensieri, consapevole che quando si è condiviso qualcosa di importante e vero è difficile mantenere un rapporto, perchè magari quello che divideva era il mondo, le prese di posizione, una certa cecità. Fa piacere sentirsi amati, importanti, fa piacere, ma poi ti rendi conto che quello che sta sul palcoscenico non sta lì solo per te, ma per gli altri 799 e pensa di amarli tutti, indistintamente. Io preferisco restare ad aspettare fuori la fine della rappresentazione, che le persona si tolgano il trucco e magari mi dicano: "Mi sei mancato, andiamo a mangiare qualcosa per oggi ho finito di lavorare". E' gratificante ma è pur sempre un lavoro e allora staccherei il telefonino e mi metterei a parlare fitto, stringendo la sua mano per portare quella persona a quello che io voglio da un rapporto umano, voglio il calore, la parola, e non è vero che non mi accontento. Forse lo faccio in parte, come mi si diceva ieri in me spesso c'è un intento pedagogico, e so che non devo farlo perchè mi confronto con persone adulte che scelgono come comportarsi con me. Alcune esigenze sono solo mie, come mie sono emozioni del tutto personali. Tutto questo per dire che ieri lì non ci volevo andare, ma poi sono uscita con un altro piccolo tassello per stare bene. Non significa stare senza, significa stabilire delle regole per me stessa, perchè il mio benessere ora è prioritario. Invece, per non essere criticata, giudicata invadente, o altro... ho sempre accettato qualcosa che snaturava il mio modo di rapportarmi agli altri. Sto aggiustando un sacco di cose e passo dopo passo vado verso la mia realtà fatta di carne, ossa e voce...

PS: forse mi hanno aggiustato la connessione!!! Finalmente!

 
Rispondi al commento:
CornFlakes_Girl
CornFlakes_Girl il 30/11/07 alle 20:15 via WEB
Sono contenta di ciò che sono. Bastarda, fancazzista, indifferente ma totalmente me stessa. Non chiedo a nessuno di restare però tu ci sei, grazie a Dio.
 
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e non mi cercare lontano.
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Quando io svegliandomi al mattino entravi
nella costituzione dei pensieri
che in fraseggio infinito compitavano
gli enigmi da risolvere, i sacrifici e i doni
che avrei deposto sulla soglia stretta
del tuo così diversamente ingombro
mattino di fretta e di faccende, da cui
usciva, senza che mai davvero io
la vedessi, quel solito rumore
di porta che si chiude, disperando
di me ostinata artefice di deluse chiavi,
cercavo la mia perduta grazia, quell'infanzia
che in armonia cedevole ascoltava.
Ero colpevole. Di non saper raggiungere
per troppa mira la chiusa morbidezza
del tuo cuore: passando per la mente,
sì, con le parole, le valorose mie nobili
scudiere, cui avevo sempre dato
immenso credito - che a loro era passata
la gloria delle chiavi. E adesso che cos'erano
se non le vuote prove di un avvocato
che voglia impratichirsi del mestiere?
Un'impotente e macchinosa avvocatura
per rendermi ai tuoi occhi, e ai miei,
meno colpevole. Di non saper trovare
la porta che non c'era, quella sognata porta
che ti chiudeva centuplicata in bene,
che anche tu, guardiana stanca, sapevi
che non c'era, ma che anche tu sognavi
sperando che le chiavi, la faticosa
virtù delle mie chiavi facesse esistere
quello che non c'era, che se io avessi inventato
il suono giusto, il giusto combinarsi
di parole, fossi riuscita nella
descrizione, saremmo entrate in due
in quell'invenzione. Per poi scoprire
che il piacere non ha porte e che
se mai l'avesse stanno aperte, che
potevamo allora rimanere fuori
sfornite e arrese tutte e due alla pari
giocando io alla porta tu alle chiavi.

(P. Cavalli)

 

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