Betty Elena Betsabea

Momenti


In momenti come questi,faccio capo ad alcune letture che mi aiutano,mi fanno forza e luce.Una di queste è un libro di A.Carotenuto,un uomo che ho sempre stimato molto,che ho conosciuto e con il quale ho anche collaborato,un uomo sofferto dentro,autentico e vero.Ora è morto.Vivere la distanza è  la distanza tra il nostro io interno ed esterno.Lo leggo bene perchè è una sorta di saggio e puoi spaziare da una parte all'altra.Carotenuto dice come lo stare soli e la solitudine siano cose apparentemente uguali ma diverse.Capita ad esempio di voler rimanere soli, di ricercare la solitudine o, per dirla in modo più autentico e corrispondente al vero, di desiderare la compagnia di noi stessi. Quando all'origine di una situazione di isolamento è possibile rinvenire simili bisogni, l'essere soli sarà vissuto come una conquista, come un'appagante vittoria e, certamente, non come una sconfitta Lo star soli può quindi essere accompagnato da un'intensa sensazione di benessere, può addirittura manifestare sorprendenti caratteristiche terapeutiche, rigenerative ed equilibranti."L'altro volto" della solitudine, tanto doloroso quanto frequente, non è purtroppo restìo a manifestarsi,a rivelarsi nele sue sembianze peggiori. Il coraggio di vivere implica la consapevolezza della propria diversità e di quella incolmabile distanza che ci separa dall'altro , ma che ci rende unici.L'altro libro è Siddharta di Hesse e come sempre vado a tileggermi la parte in cui lui conosce Kamala,Siddharta decide di imparare l’amore da lei e con quello impara a lavorare, a guadagnare, a spendere, a divertirsi.Dopo anni e anni passati con Kamala, Siddharta si dispera, capisce il suo errore e scappa.Kamala abbandonata dall’uomo che ama e da cui sa di non essere amata porta in grembo un figlio destinato a chiamarsi come il padre.Un’altra scena toccante si ha dal passaggio di Kamala che è in viaggio per trovare Gotama, il Buddha ormai morente; con lei c’è il piccolo Siddharta. Un serpente morde la madre, il piccolo piange e richiama l’attenzione del padre che riconosce lei , cerca di aiutarla, ma tutto è inutile.Lei muore. Ora Siddharta ha un figlio da crescere.Il giovane ragazzo è ribelle, non lavora, si annoia, non vuole imparare: totalmente il contrario del padre. Dopo anni di sofferenza Siddharta è costretto a lasciar andare il figlio, sono troppo diversi per convivere. Un giorno anche il vecchio pescatore lascia Siddharta, alla ricerca anche lui di altre conoscenze.E qui si chiude il libro, nel rincontro di Siddharta e Govinda, ormai vecchi, vissuti, sapienti. L’amico ancora una volta non riconosce Siddharta, invecchiato, cambiato. Si raccontano le vite, ma soprattutto Govinda chiede all’amico quale sia, dopo tutti questi anni, la sua filosofia e Siddharta attua un monologo strabiliante.Finalmente Siddartha ha trovato la quiete...