Contrariamente alle previsioni non favorevoli, la nebbiolina delle nove del mattino fa appena da schermo ad un azzurro pallido, ma pur sempre azzurro, e si sa: la nebbia lascia il tempo che trova. L'idea di oggi è quella di un giringiro senza una precisa meta, ma con un unico scopo: seguire il Naviglio Pavese.La SS35 è una di quelle strade che sarebbe meglio evitare, motociclisticamente non trasmette niente nel suo essere pressoché rettilinea per una trentina di km da Milano a Pavia, ma accanto ad essa scorre una di quelle che furono le importanti vie d'acqua che i Visconti-Sforza vollero, su progetto Leonardesco, per far affluire le merci a Milano: ricordiamolo, anche i blocchi di marmo di Candoglia con cui venne realizzato il Duomo arrivarono dalla Val d'Ossola sulle chiatte, viaggiando "a ufo" (A.U.F., Ad Usum Fabricae). Ne è uscito un giretto scalda-olio a 35 km/h, tanta è la velocità del Bian in versione moto-fotografo, a caccia di testimonianze storiche dell'epoca della navigazione nei canali, quando Milano era una piccola Amsterdam. In effetti la bicicletta sarebbe molto più agile in questi casi... vien da pensare alla scena in cui Aldo, Giovanni e Giacomo in “Chiediimi se sono felice” pedalano sull’alzaia destra, con sullo sfondo il Duomo e la Torre Velasca, e un rapido controllo a posteriori su Autoroute mostra che la direzione del Naviglio Grande è perfettamente allineata con il centro del Duomo… non credo sia un caso.Si "parte" da via Chiesa Rossa, che ovviamente prende il nome dalla chiesa di Santa Maria la Rossa, risalente al X secolo, dall'inconsueta posizione a tre metri sotto il piano stradale a causa dei lavori di ampliamento del Naviglio eseguiti nel XVIII secolo. Il rettilineo porta con poca fantasia a sud, ma così posso guardare senza pericolo ai lati della strada. Il Naviglio Pavese da Milano a Pavia scende di circa 50m ed il dislivello viene superato grazie a dodici conche che permettevano (e permetterebbero) la connessione tra il lago Maggiore ed il Po. La Conca Fallata, che incontro per prima nella mia strada, incorpora una piccola centrale elettrica realizzata in tempi attuali, che però non ha mai funzionato a pieno regime a causa dei frequenti intasamenti delle griglie di presa dovuti ai materiali di scarico (non solo fogliame) che il Naviglio trasporta. Ogni conca è dotata di un ponte stradale che collega le due strade alzaie, ma spesso si incontrano bei ponti pedonali in ferro. Palazzi abbandonati fanno pensare alle epoche in cui questa era una piccola riviera dove i nobili milanesi venivano a passare le calde estati.
24 novembre 2012: lungo il Naviglio Pavese
Contrariamente alle previsioni non favorevoli, la nebbiolina delle nove del mattino fa appena da schermo ad un azzurro pallido, ma pur sempre azzurro, e si sa: la nebbia lascia il tempo che trova. L'idea di oggi è quella di un giringiro senza una precisa meta, ma con un unico scopo: seguire il Naviglio Pavese.La SS35 è una di quelle strade che sarebbe meglio evitare, motociclisticamente non trasmette niente nel suo essere pressoché rettilinea per una trentina di km da Milano a Pavia, ma accanto ad essa scorre una di quelle che furono le importanti vie d'acqua che i Visconti-Sforza vollero, su progetto Leonardesco, per far affluire le merci a Milano: ricordiamolo, anche i blocchi di marmo di Candoglia con cui venne realizzato il Duomo arrivarono dalla Val d'Ossola sulle chiatte, viaggiando "a ufo" (A.U.F., Ad Usum Fabricae). Ne è uscito un giretto scalda-olio a 35 km/h, tanta è la velocità del Bian in versione moto-fotografo, a caccia di testimonianze storiche dell'epoca della navigazione nei canali, quando Milano era una piccola Amsterdam. In effetti la bicicletta sarebbe molto più agile in questi casi... vien da pensare alla scena in cui Aldo, Giovanni e Giacomo in “Chiediimi se sono felice” pedalano sull’alzaia destra, con sullo sfondo il Duomo e la Torre Velasca, e un rapido controllo a posteriori su Autoroute mostra che la direzione del Naviglio Grande è perfettamente allineata con il centro del Duomo… non credo sia un caso.Si "parte" da via Chiesa Rossa, che ovviamente prende il nome dalla chiesa di Santa Maria la Rossa, risalente al X secolo, dall'inconsueta posizione a tre metri sotto il piano stradale a causa dei lavori di ampliamento del Naviglio eseguiti nel XVIII secolo. Il rettilineo porta con poca fantasia a sud, ma così posso guardare senza pericolo ai lati della strada. Il Naviglio Pavese da Milano a Pavia scende di circa 50m ed il dislivello viene superato grazie a dodici conche che permettevano (e permetterebbero) la connessione tra il lago Maggiore ed il Po. La Conca Fallata, che incontro per prima nella mia strada, incorpora una piccola centrale elettrica realizzata in tempi attuali, che però non ha mai funzionato a pieno regime a causa dei frequenti intasamenti delle griglie di presa dovuti ai materiali di scarico (non solo fogliame) che il Naviglio trasporta. Ogni conca è dotata di un ponte stradale che collega le due strade alzaie, ma spesso si incontrano bei ponti pedonali in ferro. Palazzi abbandonati fanno pensare alle epoche in cui questa era una piccola riviera dove i nobili milanesi venivano a passare le calde estati.