Come molte altre grandi stazioni, e non solo grandi, Milano Centrale è diventata un centro commerciale: dalla metropolitana, per raggiungere i binari occorre seguire un percorso quasi obbligato di tapis roulant e scale mobili che conducono a mille negozi; in alternativa ci sono le scale fisse, non ideali con bagaglio al seguito. Da quando sono diventati Clienti, i viaggiatori devono poter fruire di servizi da consumare, il loro viaggiare è solo una seccatura... non ci sono più nemmeno le sale di attesa, se vuoi aspettare entra in un negozio e compra...La grande Galleria delle Partenze e le imponenti volte sono tappezzate di pubblicità multicolore e l'ardita architettura del marmo e del ferro ne è sopraffatta... sui binari, ormai anonimi convogli in anonimi colori si alternano a qualche esemplare di treno superveloce vaticinato come l'ultimo ritrovato della tecnica... eppure c'è stato un tempo non lontano in cui i Treni (con la T maiuscola) erano lunghi anche sedici-diciotto carrozze provenienti da tutta Europa, con cartelli di percorrenza che facevano sognare, come i direttissimi da Amburgo per Ventimiglia e oltre che raccoglievano lungo la strada ferrata carrozze tedesche, danesi, belghe, qualche volta l'incredibile russa della relazione diretta Mosca-Roma; tra provenienze e destinazioni c'erano Copenaghen, Bruxelles, Port Bou, Hendaye... treni che richiedevano l'opera di persone a bordo e in ogni scalo per essere composti e ricomposti...E prima ancora, sotto le grandi volte non c'erano i pali dell'elettrificazione ma nuvole di fumo eruttate da quei draghi meccanici che erano le locomotive a vapore, divoratrici di carbone acqua e sudore di piccoli grandi uomini vestiti di nero e sporchi di nerofumo, i rapidi per Venezia con le 691, quaranta quintali di carbone a forza di pala, i direttissimi con le 685 e le 746, qualche locale con qualche macchina più piccola...... come questa 625 costruita a Saronno dalla CEMSA nel 1914: una centenaria caffettiera se confrontata con le prima citate, ma pur sempre una caffettiera a sei tazze. E' una vecchietta, deve essere assistita da una E.646 anch'essa d'epoca ormai con i suoi 53 anni, meglio avere un braccio a cui appoggiarsi se si deve andare fino in Valtellina passando per Monza e Lecco e tirandosi dietro un po' di carrozze... ma l'occasione è ghiotta: un treno speciale per la Sagra del Bitto di Morbegno.
16 ottobre 2016: vapore a Morbegno
Come molte altre grandi stazioni, e non solo grandi, Milano Centrale è diventata un centro commerciale: dalla metropolitana, per raggiungere i binari occorre seguire un percorso quasi obbligato di tapis roulant e scale mobili che conducono a mille negozi; in alternativa ci sono le scale fisse, non ideali con bagaglio al seguito. Da quando sono diventati Clienti, i viaggiatori devono poter fruire di servizi da consumare, il loro viaggiare è solo una seccatura... non ci sono più nemmeno le sale di attesa, se vuoi aspettare entra in un negozio e compra...La grande Galleria delle Partenze e le imponenti volte sono tappezzate di pubblicità multicolore e l'ardita architettura del marmo e del ferro ne è sopraffatta... sui binari, ormai anonimi convogli in anonimi colori si alternano a qualche esemplare di treno superveloce vaticinato come l'ultimo ritrovato della tecnica... eppure c'è stato un tempo non lontano in cui i Treni (con la T maiuscola) erano lunghi anche sedici-diciotto carrozze provenienti da tutta Europa, con cartelli di percorrenza che facevano sognare, come i direttissimi da Amburgo per Ventimiglia e oltre che raccoglievano lungo la strada ferrata carrozze tedesche, danesi, belghe, qualche volta l'incredibile russa della relazione diretta Mosca-Roma; tra provenienze e destinazioni c'erano Copenaghen, Bruxelles, Port Bou, Hendaye... treni che richiedevano l'opera di persone a bordo e in ogni scalo per essere composti e ricomposti...E prima ancora, sotto le grandi volte non c'erano i pali dell'elettrificazione ma nuvole di fumo eruttate da quei draghi meccanici che erano le locomotive a vapore, divoratrici di carbone acqua e sudore di piccoli grandi uomini vestiti di nero e sporchi di nerofumo, i rapidi per Venezia con le 691, quaranta quintali di carbone a forza di pala, i direttissimi con le 685 e le 746, qualche locale con qualche macchina più piccola...... come questa 625 costruita a Saronno dalla CEMSA nel 1914: una centenaria caffettiera se confrontata con le prima citate, ma pur sempre una caffettiera a sei tazze. E' una vecchietta, deve essere assistita da una E.646 anch'essa d'epoca ormai con i suoi 53 anni, meglio avere un braccio a cui appoggiarsi se si deve andare fino in Valtellina passando per Monza e Lecco e tirandosi dietro un po' di carrozze... ma l'occasione è ghiotta: un treno speciale per la Sagra del Bitto di Morbegno.