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Bian e Gege

I diari di viaggio di due mototuristi

 

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28 giugno 2015: la Diavolezza

Post n°142 pubblicato il 03 Luglio 2015 da biangege

Di tutte le volte che siamo passati dal Berninapass, mai una volta che ci siamo fermati alla funivia della Diavolezza. Stavolta invece ci siamo andati apposta complici le previsioni di 30° per la pianura: niente di meglio che andare nel Frigorifero delle Alpi, l'Engadina. L'unico dazio da pagare è la noiosa e odiata strada per arrivare a dove le cose si fanno interessanti: la SS36, che si annuncia già trafficata sin da Monza e peggiora dalle parti di Giussano: usciamo, svicoliamo per vie traverse, ci reinfiliamo prima della galleria del Monte Barro e il grosso ce lo siamo lasciati alle spalle, voliamo vero Colico e altro dazio per il Pian di Spagna, finalmente Chiavenna e infiliamo la val Bregaglia.

Appena passata la dogana, l'erba del vicino è davvero più verde: asfalto ben tenuto, campi curati, paesini ordinati, l'arco di roccia poco prima di Palazzo Castelmur, i ruderi gotici di San Gaudenzio e le belle curve ad ampio raggio via via che raggiungiamo il muro davanti a noi, il passo del Maloja: abbiamo già preso molta quota salendo da Chiavenna per cui il dislivello per i 1815 metri del passo è relativamente esiguo, ma il toboga di curve attorcigliate su loro stesse è entusiasmante, come lo è arrivare, ogni volta, all'altopiano dei laghi di Sils e Silvaplana.

Arco di roccia presso Stampa

Palazzo Castelmur

ruderi di San Gaudenzio


A Sankt Moritz pieghiamo per Pontresina e saliamo la rampa nord del passo Bernina fino alla stazione della funivia. L'invitante silohuette della «Diavolessa» è l'icona della Berghaus a quasi 3000 metri di altezza che raggiungiamo d'un balzo con le rapide corse in funivia (ai minuti 00, 20, 40 di ogni ora): dalla cabina capace di 100 persone, oggi praticamente vuota (saremo una decina), la vista sui laghi Bianco e Nero e sul passo del Bernina è spettacolare. All'arrivo la temperatura è di 8°C, vento moderato, e il ghiacciaio della Diavolezza si mostra nel suo protendersi dalle pendici del Piz Palù e del Piz Bernina, per citare i due principali Quattromila di questo circo. La morena a valle però mostra di quanto il ghiacciaio si sia ritirato, e non solo per il periodo estivo. Per conservare la neve per la successiva stagione sciistica alcune piste sono «incappottate», ricoperte da teli termoisolanti.

Ghiacciaio della Diavolezza


La Berghaus (chiamarla «rifugio» è riduttivo) ha ben tre ristoranti e 180 posti letto, nonchè una Jacuzzi riservata all'esterno, in stagione sciistica sarà molto gettonata... noi ci accontentiamo di un'ottima zuppa e una fetta di torta al self service, comunque a prezzi svizzeri, anzi $vizz€ri... ma lo sapevamo già.

Dopo aver ammirato le imponenti Alpi Retiche scendiamo e... è ancora presto: rapido conteggio di km e decidiamo per una salita sull'Albula, discesa su Tiefencastel, risalita sullo Julier e ridiscesa su Silvaplana.
L'Albulapass non ce lo ricordavamo, la strada è stretta e lato Samedan non è nemmeno tenuta molto bene, poi si immerge nei boschi e supera la vegetazione ridiscendendo verso nord, ma qui i tornanti più spettacolari li fa la Ferrovia Retica che, in questo tratto, è stata dichiarata Patrimonio dell'Umanità per i suoi arditi viadotti in pietra (simbolo della linea quello di Filisur) e le gallerie elicoidali, sì che la strada sotto- o sovrappassa diverse volte il tracciato ferroviario. A Filisur cogliamo fugacemente la presenza di un Coccodrillino classe Ge 6/6.
La salita e la successiva discesa dello Julierpass sono molto più agevoli, questo passo consente numerosi allunghi tranne che nella parte centrale, a tornanti, dove raggiungiamo un'imponente berlina Tesla che avanza in completo silenzio: il conducente è un po' una schiappa nei tornanti ma in rettilineo l'accelerazione dell'auto completamente elettrica è mostruosa.

Di nuovo a Silvaplana decidiamo di rientrare per la stessa strada dell'andata, l'alternativa sarebbe Bernina, Tirano e tutta la Valtellina. Percorriamo il Maloja in discesa, poi di nuovo i curvoni veloci, i rettilinei sino alla dogana e... triste rientrare in Italia, consoliamoci con un pieno a prezzi svizzeri all'ultimo distributore anche se con l'apprezzamento del franco svizzero non c'è più il grande risparmio di una volta, forse avremmo davvero dovuto puntare su Bernina e poi Livigno.

Ancora Pian di Spagna, ancora le gallerie della SS36 e in prossimità di Lecco inizia il delirio, ormai uscire la domenica significa trovare code infinite in diversi punti nodali della nostra rete stradale, e Lecco è uno di questi. Piuttosto che passare tra auto e auto in galleria, usciamo e percorriamo il lungolago che è comunque un serpentone di lamiera, evitiamo un cantiere di 4 km deviando per Erba e rientrando a Giussano (ecco la coda di stamattina...), indi Monza e il pezzo «urbano» della A4, il tutto comunque trafficato ma è niente in confronto all'altra carreggiata, che è completamente ferma per chilometri. Il fresco della Diavolezza se n'è andato tutto, d'ora in poi meglio girare di sabato partendo presto e, se weekend deve essere, meglio tornare entro le 17.

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