Nel precedente post ho fatto menzione di alcuni sonetti di Faustina Maratti Zappi, dal gusto e dal tono un po' troppo aulico e pomposo, che non sono riportati nel sito Italian Women Writers. Li trascrivo qui di seguito.Vidi il mio genitor, vidi il mio sposoVidi il mio genitor, vidi il mio sposoCorrer sentieri , ove sol gloria sprona;E udii d' ambi il bel nome andar fastoso Dovunque di virtù Fama ragiona.Quinci l'ardito piede invidiosoMossi ver Pindo anch'io, ma in Elicona Trovai che tu, signore, e il glorioso Tuo figlio avean già colta ogni corona. O Febo, io dissi allor, Febo, che padre Sei de' bei carmi, a te le grida estollo; Tu fammi illustre in fra l'aonie squadre. Or che l'adriaco eroe con l'arpa al collo Canta di te, sue rime alte e leggiadre Ti fanno eterna; mi rispose Apollo. Benché tanta da voi lode mi giungaBenché tanta da voi lode mi giunga,Che faria star superbi in cielo i Numi;Io volgo umile in ver Parnaso i lumi,Sperando che al mio cor meno si aggiunga:Ma visto il monte, e l'aspra strada e lunga,Il cor mi dice: in van salir presumi;E m'arrestano il corso i saffi e i dumi. Ben che un forte d'onor sprone mi punga. Così dispero aver di lauro intesta Corona: e se da voi mi si destina, Sento i rossori de la guancia accesa; Qual pastorella, allieva di foresta,S'altri la guida in trono, a terra inchina Gli sguardi, e si vergogna esservi ascesa.Donna immortal, che d' Elicona al fonte Donna immortal, che d' Elicona al fonte Siedi fra cigni gloriosi in schiera; Donna per merto e per gran pregi altera, Che del più degno alloro orni la fronte: Da che giunta sei tu d' Ascra sul monte, Le prime palme e i primi onor dispera Corinna e Saffo, e con l'età primiera Per te si pone il secol nostro a fronte. Potess' io pure augel palustre e vilePrender da te, cigno sublime, il canto; Che bramar non saprei più degno stile. Ma se giunger giammai non posso a tanto; Eco farò con la sampogna umile A la tua cetra; e non fia poco il vanto. Su l' ali del pensier s' erge taloraSu l' ali del pensier s' erge taloraQuest' alma afflitta, e dal desio sospintaLieta sen vola a contemplare accintaL'immago di quel bel che ingrato adora:Ma giunta appena, ahi che la vede alloraCosì d'ira e d' orgoglio armata e cinta,Che sembra dire a lei smarrita e vinta:Folle, a che vieni? E tanto ardisci ancora?Quinci la miser' alma a me sen riedeCarca di nuovi affanni; e al crudo stuoloDe le sue pene disperata cede:E uscir vorria da questo seno a volo;Ma il vieta Amore: e il viver mi concede Per vita no, ma per maggior mio duolo.Con fronte crespa e guardo aspro e severoCon fronte crespa e guardo aspro e severo,Con torvo ciglio e squallido sembiante,Con rabbuffato crine in manto neroDonna s' offerse a gli occlij miei davante.Gelai tremando a vista di quel fieroMostro, ma ferme pur tenni le piante,E gridai: chi ti manda? In suono altero,Che il cor spirto riprese in quell' istante.Quella son io, rispose, che la paceTurbo a gli amanti, e accendo i lor tormentiCon questa accesa mia barbara face.E in così dir la trasse; e nel mio senoVibrolla e rivibrolla, e disse: or sentiSenti or tu che il fuggivi il mio veleno.
5 sonetti di Faustina Maratti Zappi
Nel precedente post ho fatto menzione di alcuni sonetti di Faustina Maratti Zappi, dal gusto e dal tono un po' troppo aulico e pomposo, che non sono riportati nel sito Italian Women Writers. Li trascrivo qui di seguito.Vidi il mio genitor, vidi il mio sposoVidi il mio genitor, vidi il mio sposoCorrer sentieri , ove sol gloria sprona;E udii d' ambi il bel nome andar fastoso Dovunque di virtù Fama ragiona.Quinci l'ardito piede invidiosoMossi ver Pindo anch'io, ma in Elicona Trovai che tu, signore, e il glorioso Tuo figlio avean già colta ogni corona. O Febo, io dissi allor, Febo, che padre Sei de' bei carmi, a te le grida estollo; Tu fammi illustre in fra l'aonie squadre. Or che l'adriaco eroe con l'arpa al collo Canta di te, sue rime alte e leggiadre Ti fanno eterna; mi rispose Apollo. Benché tanta da voi lode mi giungaBenché tanta da voi lode mi giunga,Che faria star superbi in cielo i Numi;Io volgo umile in ver Parnaso i lumi,Sperando che al mio cor meno si aggiunga:Ma visto il monte, e l'aspra strada e lunga,Il cor mi dice: in van salir presumi;E m'arrestano il corso i saffi e i dumi. Ben che un forte d'onor sprone mi punga. Così dispero aver di lauro intesta Corona: e se da voi mi si destina, Sento i rossori de la guancia accesa; Qual pastorella, allieva di foresta,S'altri la guida in trono, a terra inchina Gli sguardi, e si vergogna esservi ascesa.Donna immortal, che d' Elicona al fonte Donna immortal, che d' Elicona al fonte Siedi fra cigni gloriosi in schiera; Donna per merto e per gran pregi altera, Che del più degno alloro orni la fronte: Da che giunta sei tu d' Ascra sul monte, Le prime palme e i primi onor dispera Corinna e Saffo, e con l'età primiera Per te si pone il secol nostro a fronte. Potess' io pure augel palustre e vilePrender da te, cigno sublime, il canto; Che bramar non saprei più degno stile. Ma se giunger giammai non posso a tanto; Eco farò con la sampogna umile A la tua cetra; e non fia poco il vanto. Su l' ali del pensier s' erge taloraSu l' ali del pensier s' erge taloraQuest' alma afflitta, e dal desio sospintaLieta sen vola a contemplare accintaL'immago di quel bel che ingrato adora:Ma giunta appena, ahi che la vede alloraCosì d'ira e d' orgoglio armata e cinta,Che sembra dire a lei smarrita e vinta:Folle, a che vieni? E tanto ardisci ancora?Quinci la miser' alma a me sen riedeCarca di nuovi affanni; e al crudo stuoloDe le sue pene disperata cede:E uscir vorria da questo seno a volo;Ma il vieta Amore: e il viver mi concede Per vita no, ma per maggior mio duolo.Con fronte crespa e guardo aspro e severoCon fronte crespa e guardo aspro e severo,Con torvo ciglio e squallido sembiante,Con rabbuffato crine in manto neroDonna s' offerse a gli occlij miei davante.Gelai tremando a vista di quel fieroMostro, ma ferme pur tenni le piante,E gridai: chi ti manda? In suono altero,Che il cor spirto riprese in quell' istante.Quella son io, rispose, che la paceTurbo a gli amanti, e accendo i lor tormentiCon questa accesa mia barbara face.E in così dir la trasse; e nel mio senoVibrolla e rivibrolla, e disse: or sentiSenti or tu che il fuggivi il mio veleno.