Bibliofilo arcano

Commento a Faustina Maratti Zappi


"Scelta di sonetti con varie critiche osservazioni", di Teobaldo Ceva (G. Gnoato, 1822) riporta a pag. 251 un sonetto di Faustina Maratti Zappi, corredato da un commento che ritengo interessante trascrivere.Donna, che tanto al mio bel Sol piacestiDonna, che tanto al mio bel Sol piacesti, Ch'ancor de'pregi tuoi parla sovente, Lodando ora il bel crine, ora il ridente Tuo labbro ed ora i saggi detti onesti; Dimmi, quando le Voci a lui volgesti, Tacque egli mai com'uom che nulla sente, O le turbate luci alteramente, Come a me volge, a te volger vedesti? De'tuoi bei lumi alle due chiare faciIo so ch'egli arse un tempo, e so che allora ...Ma tu declini al suol gli occhi vivaci.Veggo il rossor che le tue guance infiora,Parla, rispondi; ah non risponder, taci,Taci, se mi vuoi dir, ch'ei t'ama ancora.Un poco di gelosia fa all'amor maritale, come altri disse, ciò che un moderato vento alla fiamma, che la fa crescere e l'avvalora quando pare che l'affatichi. Eccone la prova in questo Sonetto, nel quale a perfezione s'imita il costume d'una donna gelosa. La reticenza della prima Terzina che cosa non dice? Quel tumulto d' affetti, che s' osserva nella seconda, dà a tutto il componimento una mirabil vernice, che il fa spiccare fra i belli. I quattro che sieguono possono andar del pari ai più vaghi epigrammi ch' abbiano i Greci e i Latini. I fatti ci sono vivamente descritti, i concetti sono giusti, e spirano novità e maraviglia; ma questa novità e maraviglia d'altronde lor non proviene, che dall'essersi l'Autrice ben internata a considerare le qualità de' soggetti, gli aggiunti, le circostanze, le quali cose ben pensate diedero poscia alla sua fantasia la libertà di pensare e di raziocinare con tanto fondamento e vivezza, e la daranno senza dubbio a chiunque ancora a somiglianti materia vorrà dar mano, e sopra d' essa concettizzar.