Bibliofilo arcano

In morte di Irene di Spilimbergo


In precedenti post ho già pubblicato quattro poesie tratte da "Rime di diversi Nobilissimi, et Eccellentissimi autori, in morte della Signora Irene delle Signore di Spilimbergo. Alle quali si sono aggiunti versi Latini di diversi egregij Poeti, in morte della medesima Signora.", in Venetia, appresso Domenico, & Gio. Battista Guerra, fratelli, 1561. Ne riporto qui alcune altre, aggiungendovi brevi note biografiche delle tre poetesse già presentate, e di Virginia Salvi.Le poesie già presentate sono le seguenti:Bianca Aurora da Este (pag. 40): Signor, se nel cantar d' Irene egualeCassandra Giovia (41): Come tra noi felice, e chiaro esempioDiamante Dolfi (53): Tu dunque o gloria di natura, e d'arte ,Diamante Dolfi (53): Questa, che de le nove alme sorelleLucia Albana Avogadra (156): Morte si lagna, che troncar pensandoLucia Albana Avogadra (157): Quella, che contemplando al Ciel soleaRiporto in questo post i seguenti sonetti:Dianora Sanseverina (57): Ne' l ciel sereno mai girando intornoDuchessa D'Amalfi (59): Come 'l rapido ciel, gli altri volgendoHippolita Gonzaga (123): Quella, che co i soavi almi concentiLaura Battiferra degli Ammannati (142): Quanto hebbe il mondo e doglie, e pianti,Laura Terracina (143): O ch'empia ira del ciel cagion ne fusse;Laura Terracina (143): Giva di gloria Giove, e a honor cinto Dianora SanseverinaNe' l ciel sereno mai girando intornoStella si vaga, & di bei raggi ardenteMostronne; o Cinthia mai così lucente ,Quando ha congiunto l'un con l'altro corno;Ne mai si lieto, e aventuroso giornoDa le belle contrade d'orienteN'aperse il Sol, poi che d'humana genteQuesto globo terren far vide adorno;Come spuntando a noi questa divinaLuce d' Irene, che col dolce cantoDolce partia del corpo a ciascun l'alma.Ma che? tal gioia in tristo amaro piantoCangiato ha morte: & di si chiara, ed almaLuce anzitempo ha fatto empia rapina. Duchessa D'AmalfiCome 'l rapido ciel, gli altri volgendoCol suo bel corso, a quell 'alta armoniaFa vaga la celeste monarchia,Di gioia quegli spirti almi pascendo;Cosi la bella Irene a Dio movendoCon presto piè, seco rapisce, e sviaI pensier nostri, e'n lor concento cria ,Che va già 'l mondo in ogni parte empiendo .Ma quanto, ahi lassa, è diseguale il tuonoChe la sù porge l'un soavi accenti;L'altro fra noi qua giù caldi sospiri.Onde se quel col chiaro, e dolce suonoRende ogn'hor lieti gli angioli, e contenti,Questi noi colmi di gravi martiri. Hippolita GonzagaQuella, che co i soavi almi concenti,Onde fermar potea dal corso i fiumi;Et render queto il mar, placidi i venti;Dolci fé spesso alpestri acri costumi;Quella, che co i suoi chiari, & santi lumiTosto liete facea d'afflitte menti;Et spargea gratie tali infra le genti,Che, di terra fean ciel, d'huomini numi;Quella, che con la man piu ch'altra maiLeggiadra, Apelle, & Pallade vincea;Et con la dotta penna ogni alto ingegno;Morte ne'nvola? Ahi ciel, come tu'l fai;Che donna tal, anzi verace DeaDi quell 'empia soggiaccia al fero sdegno?Laura Battiferra degli AmmannatiQuanto hebbe il mondo e doglie, e pianti,Allhor che svelse ingorda morte acerbaIl più bel fiore, e 'l miglior frutto in herba;Tanto fu colmo il ciel di gioie, e canti:Vergine eletta, da più alti, e santiChori ove degno al tuo ben far si serbaPregio; a noi ti rivolgi: e disacerbaCon la tua vista i nostri dolor tanti.Sì risonare in ogni estrema parteNe' secoli avvenire udrai 'l tuo nome:Ch'a più chiari imporrà silentio eterno.Sì mille Atene, mille Flore e romeIrene canteran la state, e 'l verno:E sien piene di te tutte le carte.Laura TerracinaO ch'empia ira del ciel cagion ne fusse;O pur di Febo invidioso duolo;Morte crudel, nel più felice voloDi tua rara beltà l'ale distrusse.Benche di sua virtù parte condusseNel più sublime, & honorato polo:Per far eterno il suo bel nome & soloDi quella, che nascendo al mondo addusse.Dunque nulla di te doler si deve:Essequie di dolor diansi a coloro,Ch'anno insieme col corpo estinto il nome.Hor disciolta pur se' tu da quel greveNodo mortale: hor di celeste alloroSi vedran cinte le tue belle chiome.Laura TerracinaGiva di gloria Giove, e a honor cintoD'haver in terra un si bel Idol fatto:Quando trovossi anch'ei con gli altri a fattoNe l'amoroso & dolce laberinto:Ma timido dapoi, che se dipintoHavesse ella il bel volto; nel ritrattoProprio mirando, in quel punto, e 'n quell'attoCon la beltà non fusse il corpo estinto;Volse ne la più verde & fresca etade,Et nel più vago tempo, & più fiorito,Ritorre al mondo il suo leggiadro viso:Acciocché tal virtù con tal beltadeNon facessero il fin crudo, e 'naudito,Che fè ne l'acque chiare il bel Narciso.I seguenti cenni biografici sono tratti da "L'istoria della volgar poesia, scritta da Gio. Mario Crescimbeni..." Vol. IV, Lib. II:Cassandra Giovia.Comasca fiorì circa il 1565 e noi abbiam vedute sue rima per le raccolte di quel secolo; e particolarmente in quella fatta in morte d'Irene di Spilimbergo.Pag. 82.Bianca Aurora da Este.Terra nel Viniziano fu moglie di Tommaso Porcacchi da Castiglione, e fu rimatrice al pari del Marito, fiorì ella nel 1560, e un saggio della sua maniera di poetar volgarmente si legge nella suddetta Raccolta in morte d'Irene di Spilimbergo.Pag. 82.Diamante Dolfi.Bolognese fiorì circa l'anno 1560 e fu assai stimata. Un saggio del suo stile si legge tra le Rime di Diversi in morte d'Irene di Spilimbergo, stampate nel 1561.Pag. 239.Virginia Martini Salvi.Sanese detta comunemente Virginia Salvi, fiorì circa il 1550 ed abitò lungo tempo in Roma, dove s'era trasferita colla famiglia. Di lei si fa onorevol menzione nelle Immagini del Betussi; e varie sue Rime si leggono per le Raccolte generali, e particolarmente nel libro quarto delle Rime di diversi eccellenti autori, e tra le Rime di cinquanta Poetesse raccolte dal Bulifon.Pag. 70