Bibliofilo arcano

Che lingue curiose


Che lingue curioseSta tu' Francia sarà una gran città,Ma li francesi che nascheno lìHanno una certa gorgia de parlàChe ssia 'mazzato chi li po' capì.Là ttre e ttre nun fa sei, tre e ttre ffa ssì,E quanno è robba tua, sette a ttuà.Pe dì de sì, se burla er porco: uì:E chi vò dì de no dice: nepà.E m'aricordo de quer zor monzùChe pprotenneva che dicenno a ssé,Dicessi abbasta, nun ne vojo più.E de quell'antro che me se maggnò,'Na colazzione d'affogacce un Re,E me ce disse poi che diggiunò?!.Giuseppe Gioacchino Belli7 dicembre 1831Libera traduzione annotata (tutti i versi del sonetto terminano con parole tronche, caratteristica tipica della lingua francese); le annotazioni sono poste in parentesi quadra:Questa tua Francia sarà pure una gran città, ma i francesi che colà nascono hanno un modo di parlare così particolare, che possa essere ucciso chi li capisce.Là tre più tre non fa sei, tre più tre fa sì [pronuncia francese della parola "six"] e quando si parla di cose di tua proprietà, sette a te ["sett'a tuà" è la pronuncia francese di "c'est a toi", "è tuo". Il gioco di parole è basato sui numeri sei e sette di questi due versi]. Per dir di sì, si burla il maiale: uì [in francese: "oui"]: e chi vuol dire di no dice: nepà [in francese: "ne pas"].E rammento quel signor monsù [pronuncia storpiata del francese "monsieur", quasi che si trattasse di un nome proprio o di una qualità personale] che pretendeva, dicendo a sé [in francese: "assez"], di dire mi è sufficiente, non ne voglio più.E di quell'altro che si mangiò, una colazione di tale portata da poterci affogare un Re e mi disse poi che digiunò?! [in francese "déjeuner" significa mangiare, pranzare e l'effetto comico è dato proprio dal contrasto con l'opposto significato dell' italiano "digiunare".].