Bibliofilo arcano

Canzone 1


CanzoneChe vegg' io? Quale insolito splendoreCo' vivi lampi suoi par, che d' intornoL' aere, ed il cielo alteramente accenda?Cosa umana non è, poiché il miglioreLume, che porta a noi mortali il giorno,Pur men chiaro talor fia, che si renda;Mentre avvien, che l' offendaTerren vapor, che sollevato in altoLa nativa di lui vaghezza adombra;Ma qual sì nuovo, e sì possente assaltoApporta a questo oscuritade, od ombra;Se di divine tempreLi veste, ond' arda sempre.Forse di quella incomprensibil luceDegna il cielo mostrare un raggio in terra,Perchè qui ciò, che meraviglia appareMisurato pensiero intenda? O duceDar vuole all' uomo in questa dubbia guerraPerchè te stess' ad adornare impare;Mentre da tante, e rareLampe animate da possente, e forteSpirto vivace in noi forza discende,Per cui sovr' ogni umil caduca sorteValor terreno a sollevarsi intende,Onde per lor dal suoloEcco, ch' io sciolgo il volo.Ed ecco già che d'animosa fedeColma là pronta io m'ergo, e a quell'immenseVaghezze la mia mente orno, e rischiaro.Ma qual nuovo stupor m' abbatte, e siedeL' audace guardo? Più fia mai, ch' io penseTrovare incontro a lui schermo, o riparo?Ah che il sì forte e raroSfavillar vera Dea dalle fiammantiLuci d' intorno alteramente muove;Ma da' be' giri poi celesti, e tantiMista all'alto vigor dolcezza piove,Ch'ogni virtude stanca,E conforta, e rinfranca.Onde fuor del mio fral basso costumeFermando sopra l'aere il volo mioA si immensa vaghezza, ed immortaleTutta mi affiso, ed a quel vivo lumeVedo avvinti giacer morte, ed oblìo,Ed il tempo con lor gemer senz'ale,Ed a nuovo, e fataleCammin la Fama pronta, e ad essa accantoDi maestade Eternità dipintaCiò che scorgeva un dì d' augusto, e santoEsser lassuso a conservare accinta,E ad adornar di stelleLe future opre belle.E di lauri, e di palme, e di ghirlandeEterne là dalla gran Diva accolteScorgo farsi non men pompa superba.Oh bella gloria! E a quali altero, e grandeMerto son mai le grazie tue rivolte,Ed a chi il tuo tesor si nutre, e serba?Ma che? fioretti, ed erbaPer eccelso Imeneo lieto rivesteIl suolo, e dalle sue sedi profondeL'Arno ritorto avvien, che il corso arreste,Che tai doni daran su queste spondeDi Cosmo, e Giulia ai figliQuegli eterni consigli.Di Cosmo, e Giulia, ch' oltre a' pregi avitiDel chiaro inclito sangue, onde rimbombaLa bella Italia, anzi l' Europa intera,Spargono al guardo umano alti infinitiLumi, onde questi un dì più d' una trombaErgerà forse alla superna sfera;Mentre sicura, e veraVirtù, qual sopra il bel nativo soglioSpiega in loro le sue vittrici insegne,Anzi ivi par, ch' un generoso orgoglioNovellamente in lui trionfi, e regne,O de' più vivi lampiTutta scintilli, e avvampi.Poiché se nube, cui condensa, e stringeGelo talora, la solare imagoIn se riceve, e non men chiara, e puraLa rende al cielo, onde nel ciel dipingeSol novello, al pensiero ardente, e vagoElla miglior vaghezza orna, e figura,Mentre in questa futuraPerchè di si grand' alme i pregi impressiRisplenderanno, e formeranno a noiCon raggi eterni i genitori stessi,E saran veri lumi, e veri eroi,Onde fia 'l bel tesoroDi gloria il premio loro;Canzone all' immortal coppia davanteGiunta, te stessa a lei consacra in dono,E dì, se incolta io sono,In chi mi porge a voi pregio si scopre,Gli' ogni umiltà ricopre.Maria Selvaggia BorghiniSaggio di poesie di Maria Selvaggia Borghini, Pag. 1(Ms. nella Maglab. Class. 7 Cod. 454 pag.13)