Alla Ser. Violante Beatrice di Baviera Principessa di Toscana.Canzone.Qual dentro all' Ocean con debil legnoDi desir pieno, e d' animosa fede,Prende nocchier talora alto cammino,E poiché 'l temerario suo disegnoVano a prova egli scorge, e che s' avvedeEsser il danno suo forse vicino,Il mal sicuro pinoIn dietro volge, e allorché tenta in portoTornar, rimane in mezzo all'onde assorto:Tal già spinta da zelo, e da speranzaVarcar tentai con pensier stanco, e fraleDe' tuoi pregi infiniti il mare anch' io,E della vana mia folle baldanzaTosto m' accorsi, poiché all' opra egualeIo vidi, ohe non era il vigor mio.Indi in un sol desioFu sommerso l' ingegno, e nel periglioVano fu l' adoprar arte, o consiglio.Dunque, Donna Real, s' a tanti tuoiFregi, di cui t' adorna amico il cielo,Non tesso in tua memoria inni devoti,Mia colpa non è già; mentre fra noiForse non è chi con più vivo zeloSacrasse al tuo gran raerto incenso, e voti,Che vedi ben che votiSol d'affetto sen vanno i desir miei,Perchè alzarmi tant' alto io non potei.Pur come l' uomo il puro alto splendoreDel Pianeta più bello a suo talentoCo' propri lumi contemplar non vale;Ma il grand' esser di lui da quel valore,Ch'al mutar dell'età non fia mai spento,Noto poi farsi al debil guardo, e frale,Quando con non mortaleOpra d' erbe, di fior, di frutti adornoRender non cessa il Sol l' uman soggiorno.Tale alla mente mia dappoi, che invanoTentò di rimirar l' altero lume,Onde la tua grand' alma a noi risplende,Tua virtude immortai con non umanoEffetto di svelare ha per costumeCiò che la troppa luce a noi contende;Poiché gli animi accendeD'un tanto zelo, e di celesti, e noveGrazie gli adorna non più viste altrove.Onde chiaro vegg' io, che di terrenaCagione esser giammai simili effettiNon ponno; che tant' alto uman vigoreGiunger non val; ma dalla più serenaParte, ove Dio que' nobili intellettiChiari, ed adorni fa del suo splendore,Tratto fu tal valore;Quindi all' opere tue già veder parmiDall' Europa innalzarsi, e bronzi, e marmi.Benché indarno a te spera ingegno, ed arteTributo offrir, che in paragone umileNon sia dell' alto tuo pregio immortale;Che s' a te i suoi tesori il ciel comparte,Al gran merito tuo cosa similePensiero uman quaggiù trovar non vale.E già non è chi egualeA te, gran Donna, in questa età si vanteSè sarà forse poi, ne fu davante.E per tuo più bel vanto, ecco che adornoDi pregi a' tuoi simili, eccelso, e raroConsorte regio alle tue glorie intende.Per le di cui grand' opre io spero un giornoL' umil mio canto ed immortale, e chiaroRender, se del mio ardire ei non s'offende,Se bene Iddio non prende,Iddio, cui tanto un giorno ei fia simile,Di basso core il sacrifizio a vile.Dico del tuo Fernando, inclita spemeDel Secolo presente, a cui t' unìoDivin voler, non già pensiero umano.Perchè si eccelsi, e rari i pregi insiemeAscolti, e dalla morte, e dall' oblioRichiami noi con modo sovraumanoPer quel sentier sovrano,Ch' al valor vero, ed alla gloria è duce,E solo i pensier aiti a lei conduce.Canzon, di Violante al piede augustoUmil n'andrai. Se dolcemente i lumiElla in te volge; oh lieto mio desìo!Ma a lui giunger non puote il merto mio.Maria Selvaggia BorghiniSaggio di poesie di Maria Selvaggia Borghini, Pag. 5
Canzone 2
Alla Ser. Violante Beatrice di Baviera Principessa di Toscana.Canzone.Qual dentro all' Ocean con debil legnoDi desir pieno, e d' animosa fede,Prende nocchier talora alto cammino,E poiché 'l temerario suo disegnoVano a prova egli scorge, e che s' avvedeEsser il danno suo forse vicino,Il mal sicuro pinoIn dietro volge, e allorché tenta in portoTornar, rimane in mezzo all'onde assorto:Tal già spinta da zelo, e da speranzaVarcar tentai con pensier stanco, e fraleDe' tuoi pregi infiniti il mare anch' io,E della vana mia folle baldanzaTosto m' accorsi, poiché all' opra egualeIo vidi, ohe non era il vigor mio.Indi in un sol desioFu sommerso l' ingegno, e nel periglioVano fu l' adoprar arte, o consiglio.Dunque, Donna Real, s' a tanti tuoiFregi, di cui t' adorna amico il cielo,Non tesso in tua memoria inni devoti,Mia colpa non è già; mentre fra noiForse non è chi con più vivo zeloSacrasse al tuo gran raerto incenso, e voti,Che vedi ben che votiSol d'affetto sen vanno i desir miei,Perchè alzarmi tant' alto io non potei.Pur come l' uomo il puro alto splendoreDel Pianeta più bello a suo talentoCo' propri lumi contemplar non vale;Ma il grand' esser di lui da quel valore,Ch'al mutar dell'età non fia mai spento,Noto poi farsi al debil guardo, e frale,Quando con non mortaleOpra d' erbe, di fior, di frutti adornoRender non cessa il Sol l' uman soggiorno.Tale alla mente mia dappoi, che invanoTentò di rimirar l' altero lume,Onde la tua grand' alma a noi risplende,Tua virtude immortai con non umanoEffetto di svelare ha per costumeCiò che la troppa luce a noi contende;Poiché gli animi accendeD'un tanto zelo, e di celesti, e noveGrazie gli adorna non più viste altrove.Onde chiaro vegg' io, che di terrenaCagione esser giammai simili effettiNon ponno; che tant' alto uman vigoreGiunger non val; ma dalla più serenaParte, ove Dio que' nobili intellettiChiari, ed adorni fa del suo splendore,Tratto fu tal valore;Quindi all' opere tue già veder parmiDall' Europa innalzarsi, e bronzi, e marmi.Benché indarno a te spera ingegno, ed arteTributo offrir, che in paragone umileNon sia dell' alto tuo pregio immortale;Che s' a te i suoi tesori il ciel comparte,Al gran merito tuo cosa similePensiero uman quaggiù trovar non vale.E già non è chi egualeA te, gran Donna, in questa età si vanteSè sarà forse poi, ne fu davante.E per tuo più bel vanto, ecco che adornoDi pregi a' tuoi simili, eccelso, e raroConsorte regio alle tue glorie intende.Per le di cui grand' opre io spero un giornoL' umil mio canto ed immortale, e chiaroRender, se del mio ardire ei non s'offende,Se bene Iddio non prende,Iddio, cui tanto un giorno ei fia simile,Di basso core il sacrifizio a vile.Dico del tuo Fernando, inclita spemeDel Secolo presente, a cui t' unìoDivin voler, non già pensiero umano.Perchè si eccelsi, e rari i pregi insiemeAscolti, e dalla morte, e dall' oblioRichiami noi con modo sovraumanoPer quel sentier sovrano,Ch' al valor vero, ed alla gloria è duce,E solo i pensier aiti a lei conduce.Canzon, di Violante al piede augustoUmil n'andrai. Se dolcemente i lumiElla in te volge; oh lieto mio desìo!Ma a lui giunger non puote il merto mio.Maria Selvaggia BorghiniSaggio di poesie di Maria Selvaggia Borghini, Pag. 5