Al Sig. Francesco RediCANZONESebben chiaro vegg' io, ch' umile, e fraleIntelletto terreno indarno stendeVer le sue glorie il temerario volo,Qual chi appunto tentasse entro il mortaleCarcer racchiuso, dov' il ciel risplendeLieto, e sereno andar leggiero, e solo;Pur sovente m' involoTutta a me stessa, e 'l basso mio pensieroA te, Signor, di sollevare io spero.Ed ecco che già in me nuova, e possenteVirtù discende, e il lento volar mioRende di eccelsa qualitade adorno;Mentre sì chiara luce alla mia menteDalla grand' Alma tua splender vegg' io,Che come al Sol questo terren soggiornoPrende vigore intornoA' vivi raggi tuoi tutto s' accendeL' ingegno mio, e all' alta impresa intende.Che se di giorno suole il peregrinoPer erta via spedito, ancorché stanco,Girsen talora, il mio pigro pensieroDe' tuoi gran pregi a quel puro, e divinoLume si scioglie, ed ispedito, e francoPer entro glorioso alto sentieroSen corre, ond' io già speroLe tue lodi ridir; ma il canto mioOv'in pria volga ancor non sa il desìo.Come tra meraviglie altere, e noveUom, che talor stupido fisa il ciglioNon bene intende uve più il core appaga;Mentre di lor pari desìo lo moveParendo al vario suo dubbio consiglioOr qual più degna, or qual pili adorna, e vaga;Tale egualmente pagaMe rendono i tuoi pregi, al cui valoreForse è men chiaro ogni vetusto onore.E ciò ben provo anch' io, che quel pur sei,Che delle lodi tue rendendo adornoPer tua sola bontade il nome mioDesti a me vita tal, che i giorni miei,E taccian vergognosi invidia, e sdegno,Lungi n' andran da sconosciuto oblio.Or qual nome degg'ioDare a te mai, ch' esprima il tuo valore,Se te Padre non chiamo, e Creatore?Nè fia empio il pensier; poiché quel veroDìvin poter, non già terreno, e fraleVirtù ti diede; ma di se gran parteOnde d' opre immortali, e lieto, e alteroOggi ten vai solo a te stesso eguale,Adorno, e pien d' ogni più nobil arte;Quindi tue glorie sparteSon dovunque il sol gira, e a te divotiQuindi sacran gl' ingegni incensi, e voti.E ben questo a ragion, che invidiosaFortuna indarno a' bei desir contrastaDi cui virtude eccelsa adorna il core;Poiché tu fai che vinta, e vergognosaRimanga l' ira sua, mentre non bastaContro a vero valor cieco furore.Né perciò premio, o onoreTu brami; poiché solo a' desir tuiAlta mercede è il dar sollievo altrui.Canzon, se del gran Redi e tante, e taliL'opre sono, ed i pregi eterni, e veri,Che fia mai, che 'l cor mio da lui non speri?Maria Selvaggia BorghiniSaggio di poesie di Maria Selvaggia Borghini, Pag. 12
Canzone 4
Al Sig. Francesco RediCANZONESebben chiaro vegg' io, ch' umile, e fraleIntelletto terreno indarno stendeVer le sue glorie il temerario volo,Qual chi appunto tentasse entro il mortaleCarcer racchiuso, dov' il ciel risplendeLieto, e sereno andar leggiero, e solo;Pur sovente m' involoTutta a me stessa, e 'l basso mio pensieroA te, Signor, di sollevare io spero.Ed ecco che già in me nuova, e possenteVirtù discende, e il lento volar mioRende di eccelsa qualitade adorno;Mentre sì chiara luce alla mia menteDalla grand' Alma tua splender vegg' io,Che come al Sol questo terren soggiornoPrende vigore intornoA' vivi raggi tuoi tutto s' accendeL' ingegno mio, e all' alta impresa intende.Che se di giorno suole il peregrinoPer erta via spedito, ancorché stanco,Girsen talora, il mio pigro pensieroDe' tuoi gran pregi a quel puro, e divinoLume si scioglie, ed ispedito, e francoPer entro glorioso alto sentieroSen corre, ond' io già speroLe tue lodi ridir; ma il canto mioOv'in pria volga ancor non sa il desìo.Come tra meraviglie altere, e noveUom, che talor stupido fisa il ciglioNon bene intende uve più il core appaga;Mentre di lor pari desìo lo moveParendo al vario suo dubbio consiglioOr qual più degna, or qual pili adorna, e vaga;Tale egualmente pagaMe rendono i tuoi pregi, al cui valoreForse è men chiaro ogni vetusto onore.E ciò ben provo anch' io, che quel pur sei,Che delle lodi tue rendendo adornoPer tua sola bontade il nome mioDesti a me vita tal, che i giorni miei,E taccian vergognosi invidia, e sdegno,Lungi n' andran da sconosciuto oblio.Or qual nome degg'ioDare a te mai, ch' esprima il tuo valore,Se te Padre non chiamo, e Creatore?Nè fia empio il pensier; poiché quel veroDìvin poter, non già terreno, e fraleVirtù ti diede; ma di se gran parteOnde d' opre immortali, e lieto, e alteroOggi ten vai solo a te stesso eguale,Adorno, e pien d' ogni più nobil arte;Quindi tue glorie sparteSon dovunque il sol gira, e a te divotiQuindi sacran gl' ingegni incensi, e voti.E ben questo a ragion, che invidiosaFortuna indarno a' bei desir contrastaDi cui virtude eccelsa adorna il core;Poiché tu fai che vinta, e vergognosaRimanga l' ira sua, mentre non bastaContro a vero valor cieco furore.Né perciò premio, o onoreTu brami; poiché solo a' desir tuiAlta mercede è il dar sollievo altrui.Canzon, se del gran Redi e tante, e taliL'opre sono, ed i pregi eterni, e veri,Che fia mai, che 'l cor mio da lui non speri?Maria Selvaggia BorghiniSaggio di poesie di Maria Selvaggia Borghini, Pag. 12