Bibliofilo arcano

Tullia al Duca di Firenze


Le Rime di Tullia d'Aragona sono meno di una sessantina. In compenso una numero maggiore di poesie furono a lei dedicate da vari autori. I primi nove sonetti della raccolta sono dedicati al Duca di Firenze.I.Al Duca di FirenzeSe gli antichi pastor di rose e fiorisparsero i tempii, e vaporar gli altarid'incenso a Pan, sol perché dolci e cariavea fatto a le Ninfe i loro amori:quai fior degg'io Signor, quai deggio odori,sparger al nome vostro, che sian paria i merti vostri, e tante, e così rari,ch'ognor spargete in me grazie e favori?Nessun per certo tempio, altare, o donotrovar si può di così gran valore,ch'a vostra alta bontà sia pregio eguale.Sia dunque il petto vostro, u' tutte sonole virtù, tempio; altare, il saggio core;Vittima, l'alma mia, se tanto vale.II.Al Duca di FirenzeCod. Magliabecchiano, II, I, IVSe gli antichi pastor di rose e fiorisparsero i tempii, e vaporar gl'altaridi maschi incensi a Vener, poiché carifece e dolci alle Ninfe i loro amori:a voi, che sceso dai più nobil coridegl'angiol sete, e ch'ai desiri miei carirendete i favor, quai più rarifiori offrirò io? quai grati odori?Veramente non tempio, altare, o donotrovar si può di tal pregio e valore,ch'a vostra cortesia sia merto uguale;fuor che fia 'l petto vostro il tempio, u' sonoalti pensieri; e 'l saggio vostro corefia altar; vittima, l'alma mia immortale.III.Al Duca di FirenzeSignor, pregio e onor di questa etade,cui tutte le virtù compagne fersi,che con tante bell'opre e sì diversieffetti gite al ciel per mille strade:quai fien, che possan mai tante, e sì radedoti vostre cantar prose, né versi?In voi solo (e son parca) può vedersigiunta a sommo valor, somma bontade.Voi saggio, voi clemente, voi cortese;onde nel primo fior de' più verd'annivi fu dato da Dio sì grande impero,per ristorar tutti gli andati danni;e, con potere eguale al bel pensero,por sempiterno fine a tante offese.IV.Al Duca di FirenzeSignor d'ogni valor più d'altro adorno:Duce fra tutti i Duci altero e solo:Cosmo, di cui dall'uno all'altro polo,e donde parte, e donde torna il giorno,non vede pari il sol girando intorno:me, che quanto più so v'onoro, e colo,prendete in grado, e scemate il gran duolode l'altrui ingiusto oltraggio, e indegno scorno.Né vi dispiaccia, ch'el mio oscuro e vilecantar, cerchi talor d'acquistar famaa voi più ch'altro chiaro, e più gentile;non guardate Signor, quanto lo stilevi toglie (ohimè) ma quel che darvi bramail cor, ch'a vostra altezza inchina umile.V.Al Duca di FirenzeNuovo Numa Toscan, che le chiar'ondedel tuo bel fiume inalzi a quegli onorich'ebbe già il Tebro; e le stelle migliorigirano tutte al gran valor seconde;le tue virtuti a null'altre seconde,alto suggetto a i più famosi cori,da l'Arbia, ond'oggi ogni bell'alma è fuori,mi trasser d'Arno a le felici sponde.E al primo disio, nuovo disire,m'accende ognor la tua bontà natìa:tal che miglior non spero, o bramo albergo.Così potessi un dì farmi sentirecortese no, ma grata con la miazampogna, ch'a te sol, bench'indegna, ergo.VI.Al Duca di FirenzeCod. Magliabecchiano, II, I, IVAlmo Pastor, che godi alle chiar'ondedel più bel fiume che Toscana onori,cui s'aggiran le grazie e i santi amori,lieti spargendo intorno fiori e fronde:le tue virtuti a null'altro seconde,alto soggetto a più gentil pastore,da i colli ornati già di mille allori,mi volser con mie gregge a le tue sponde.E al primo mio disir, nuovo disire,aggiunto ha dentr'al cor tua cortesia,che in le tue piagge eterno sia 'l mio albergo;e vorrei bel almen farmi sentiregrata al tenor della zampogna mia,ma a dir el ver tant'alto el suon non ergo.VII.Al Duca di FirenzeSignor, che con pietate alta e consiglio,(onde tanto più ch'altro al mondo vali)venisti a medicar gli antichi malidel fiorito per te purpureo giglio;io che scampata da crudele artiglio,provo gli acerbi e ingiuriosi straliquanto sian di fortuna aspri e mortali,a te rifuggo in sì grave periglio;e solo chieggo umil, che come l'almasecura vive omai ne la tua corte,da la vicina e minacciata morte,cusì la tua mercè di ben n'apportetanto, che l'altra mia povera salma,libera venga per le ricche porte.VIII.Al Duca di FirenzeDive che dal bel monte d'Eliconadiscendete sovente a far soggiornofra queste rive, ond'è che d'ogn'intornoil gran nome Toscan più altero sona:d'eterni fior tessete una coronaa lui, che di virtù fa 'l mondo adorno,sceso col fortunato Capricorno,per cui l'antico vizio n'abbandona.E per me lodi, e per me grazia a luirendete, o Dive, che lingua mortale,verso immortal virtù s'affanna indarno.Quest'è valor, quest'è suggetto tale,che solo è da voi sole, e non d'altrui:così dicea la Tullia in riva d'Arno.IX.Al Duca di FirenzeNé vostro impero ancor che bello e raro,né d'argento e di gemme ampia ricchezza,che men da chi più sa si brama e prezza,vi fanno al mondo sì famoso e chiaro:quanto l'aver, Signor pregiato e caro,la ben nata e gentil anima avvezza,con severa pietate e dolce asprezzaperdonar, e punir, ch'oggi è sì raro.Queste vi fanno tal, lunge e dappresso,ch'al grido sol del vostro nome alterol'alma s'inchina, e come può vi onora.E se al caldo disìo fia mai concessostile al suggetto ugual, ritrarne sperofama immortal, dopo la morte ancora.