Bibliofilo arcano

A che sì neghittosi...


A che sì neghittosi, e in aria mestaA che sì neghittosi, e in aria mestaAmici eccelsi Vati? Ah! Non è questaL’antica vostra a me pur nota, e rara,Umilmente altera, e lieta usanza.Voi neppur me guardate! Io son pur quellaTanto a voi cara Madre alma Colomba; Per cui la chiara trombaDi gloriosa fama appena ha fiato.Ma, se il vero mi avviso,L’insigne tra di voi io non divisoRaro eccelso compagno, il mio Pompeo;Quei che più volte feoTra noi del suo savere auguste prove.Ahimè! quale in voi scorgoDirotto, e mesto pianto? Ov’ei s’asconde?Tremo, né so perché. Niun risponde?Cari Figli, voi piangete,E fissate i lumi al suolo!Per pietà mi rispondete,Tanto duolo,Oh Dio! perché?Ah! che un roco mormorioVa spiegando i mesti accenti,Che l’amabil Figlio mioPiù tra i vivi egli non è.Ah! che non ha compenso il nostro affanno.Ma qual dal Ciel discendeRaggio di chiara luce? Egli m’accendeE vuol che rincorata a voi favelli.Non più mestizia e duol, dolci miei Figli,Ciocché fa il vostro lutto,Bella cagion di nuovo gaudio è in Cielo.Egli dal sommo AmoreGià penetrato, a lui divien simile,Qual ferro, che rovente, esce dal foco:Egli, ch’eterno in Dio fruisce, e gaude,Divin savere impetreravvi e laude.Qual chiaro fonte,Che giù dal monteNel prato scende,Inaffia, e avvivaQuell’AcquavivaQuesto, e quel fior,Così dal CieloNelle vostr’almeEi lume accende,E allori, e palmeV’appresta ognor.Isabella MastrilliUltimi Ufficj del Portico della Stadera - Al P. Giacomo Filippo Gatti tra i Porticesi Pompeo Acquaviva - In Napoli 1746 nella Stamperia de' Muzj (pagine 204)