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GEAB 59 italiano - 30.000 mld usd spariranno entro il 2013 (I PARTE)

Post n°6796 pubblicato il 20 Novembre 2011 da lucarossi82
 

GEAB 59 italiano - 30.000 mld usd spariranno entro il 2013



Grazie all'affezionatissimo Franco, il nuovo Geab.

GEAB N.59 - Crisi sistemica globale: 30.000 miliardi di Dollari di asset fantasma spariranno entro l'inizio del 2013 - La crisi entra in una fase di diffuso "haircut" del Debito Pubblico Occidentale

Arrivati alla fine della seconda metà del 2011 è immediato realizzare che, a partire dallo scorso Luglio, 15.000 miliardi di Dollari di assets fantasma sono andati in fumo, proprio come avevamo anticipato (GEAB N.56). Secondo noi, questo processo continuerà con lo stesso ritmo per tutto l'anno a venire.

Noi infatti pensiamo che, con l'introduzione di un haircut (in finanza, un haircut è la percentuale sottratta al valore di mercato di un asset usato come collaterale, ndt) del 50% sul debito pubblico greco, la crisi sistemica globale sia entrata in una nuova fase: quella del taglio generalizzato del debito pubblico occidentale e del suo corollario, la frammentazione dei mercati finanziari globali. Il nostro team crede che il 2012 porterà un haircut medio del 30% sul totale del debito pubblico occidentale (1), più un ammontare equivalente di perdite, in termini di assets, dai bilanci delle Istituzioni Finanziarie di tutto il mondo.

In particolare, LEAP/E2020 anticipa la perdita di 30.000 miliardi di assets fantasma per l'inizio del 2013 (2), con un'accelerazione nel 2012 del processo di compartimentazione del mercato finanziario globale (3) in tre aree valutarie sempre più scollegate fra loro: quella del Dollaro, dell'Euro e dello Yuan.

Questi due fenomeni si alimenteranno l'uno dell'altro.

Essi potranno anche essere la causa di un forte calo, pensiamo il 30%, della valuta degli Stati Uniti nel 2012 (4), come abbiamo anticipato lo scorso Aprile (GEAB N.54), calo che potrebbe verificarsi nel bel mezzo sia di una forte riduzione della domanda di Dollari statunitensi, sia dell'aggravarsi della crisi del Debito Federale degli Stati Uniti.

La fine del 2011 vedrà quindi la crisi del debito pubblico europeo fungere da detonatore per la "bomba" degli Stati Uniti.

In questo GEAB N.59 analizzeremo nel dettaglio sia questa nuova fase, sia il peggioramento della
crisi del debito federale degli Stati Uniti.

Inoltre, cominceremo a presentare, come indicato nel precedente GEAB, le nostre previsioni sul futuro degli Stati Uniti, fra il 2012 ed il 2016, (5) a partire da un aspetto fondamentale del rapporto Euro-USA (e, più in generale, del sistema mondiale in vigore dal 1945), e cioè dalle relazioni strategiche e militari tra gli Stati Uniti e l'Europa.

Riteniamo che, entro il 2017, l'ultimo soldato Usa avrà lasciato il suolo continentale europeo. Infine, LEAP/ E2020 presenterà le sue raccomandazioni che si occuperanno, questo mese, di valute, di oro, di
pensioni (quelle a capitalizzazione), del settore finanziario e delle materie prime.

In questo comunicato pubblico presenteremo i vari elementi che determineranno la successiva
escalation della crisi del debito degli Stati Uniti, nel mentre terremo un bilancio dei due summits di
Ottobre, quello dell'UE e quello del G20 a Cannes.

L'Europa continentale

Come anticipato da LEAP/E2020 per parecchi mesi, il vertice del G20 a Cannes si è rivelato un fallimento clamoroso, con la conseguente incapacità di prendere misure significative riguardo il sistema finanziario internazionale, la ripresa economica e la riforma della governance globale.

Se la questione greca è stata la protagonista del summit, è anche perché quest'ultimo era privo dei contenuti per poter cominciare sul serio. George Papandreou ha permesso ai Leaders del G20 di andare avanti "come se" gli affari greci avessero giusto interrotto il loro lavoro (6), quando in realtà la crisi greca ha permesso loro di nascondere l'incapacità di predisporre un programma comune.

Nel frattempo, le decisioni del vertice UE della settimana precedente quello di Cannes, hanno segnalato la comparsa ufficiale di Eurolandia (con ormai due vertici annuali) (7), il cui primato, rispetto ai singoli Paesi, le conferirà de facto l'autorità per prendere decisioni al suo interno (8).

La pressione di questa crisi ha contribuito, in questi ultimi giorni, a costruire le capacità politiche di Eurolandia, mettendola sul cammino di una maggiore integrazione (9), senz'altro un prerequisito
per eventuali sviluppi positivi verso il mondo del post-crisi (10).

3438652-4948075

Confronto del budget e dibito nazionale italianao(rosso), Tedesco (blu) e francese (grigio), in percentuale del PIL (2002-2011) - Fonte: Spiegel, 10/2011

Il Governo di Unità Nazionale finalmente insediatosi in Grecia, (11) deve costruire uno stato moderno partendo letteralmente dallo zero, con un giusto Catasto ed un'efficiente Amministrazione, che permetta ai Greci di diventare membri "normali" di Eurolandia, non più soggetti ad un sistema feudale dove le principali famiglie e la Chiesa si dividevano ricchezza e potere.

Trent'anni dopo la sua incondizionata integrazione nella Comunità Europea, la Grecia deve passare attraverso una fase di transizione lunga cinque o dieci anni, simile a quella dei paesi dell'Europa Centrale ed Orientale, prima della loro adesione all'Unione Europea: doloroso, ma inevitabile.

L'Italia, nel frattempo, è riuscita a liberarsi di un tipico leader del mondo pre-crisi, caratterizzato
dal suo stile vistoso, dal suo racket, dall'acquisizione senza scrupoli di denaro, dalla sua
infondata auto-soddisfazione, dalla sua presa sui media, dalla sua costante euro-critica e dal suo
nazionalismo-spazzatura (12), per non citare la sua traboccante libido.

Le scene di gioia lungo le strade d'Italia dimostrano che non tutto è sbagliato in questa crisi sistemica globale! Come abbiamo indicato nel GEAB precedente, crediamo che il 2012 sarà per Eurolandia un anno di transizione verso il mondo del post-crisi, invece che un anno di sola sofferenza per il collasso del sistema.


Cartoline da Londra

Allo stesso tempo, il Regno Unito è stato praticamente buttato fuori delle riunioni di Eurolandia
(13). I membri dell'Unione Europea al di fuori dell'Eurozona, hanno sostenuto Eurolandia quando
questa ha rifiutato la proposta britannica, riguardo il diritto di veto dei 27 singoli Paesi.

La deriva del Regno Unito è stata stimolata dagli sforzi degli euroscettici britannici (di solito le fanterie della City) (14) che cercano di tagliare il più rapidamente possibile i legami più forti con l'Europa continentale (15).

Lontano dall'essere la prova del successo della loro politica, tutto ciò è piuttosto l'ammissione di un completo fallimento (16). Dopo vent'anni di continui sforzi, essi non sono riusciti a distruggere il processo d'integrazione europea, che è stato invece rianimato dalla pressione della crisi.

Così ora stanno "mollando gli ormeggi" per il timore (fondato, tra l'altro) (17) di vedere il Regno Unito assorbito da Eurolandia entro la fine di questo decennio (18).

Nel complesso si tratta di un disperato passo in avanti che, come ha sottolineato Will Hutton in un lucidissimo articolo sul Guardian del 30/10/2011, non può che portare la Gran Bretagna verso la rottura con la Scozia [che cerca di recuperare non solo la sua indipendenza (19), ma anche il suo ancoraggio europeo], ed anche verso la condizione socio-economica di un mercato finanziario off-shore, senza protezione sociale (20) o base industriale (21): insomma, un Regno Dis-Unito alla deriva (22).

E con l'alleato Stati Uniti in una situazione disperata, la deriva può trascinare alla sventura il popolo britannico, che guarda alla City con sempre maggiore aggressività. Anche i "veterani di guerra" stanno cominciando ad unirsi al movimento "Occupy the City" (23); ovviamente, su questo punto, c'è piena convergenza tra le opinioni del popolo britannico e quelle di Eurolandia!

Per consolarsi, i finanzieri britannici possono dire di detenere la maggior quantità di assets Giapponesi esistenti fuori dal Giappone, ma quando il FMI mette in guardia il Giappone dal rischio sistemico costituito dal suo debito pubblico, superiore al 200% del PIL (24), che consolazione è mai questa?

3438652-4948077

Asset allocation giapponese (Stati Uniti, Regno Unito, Eurolandia, Cina, Asia), in (1) percentuale del PIL dei paesi 'e (2) percentuale del totale delle attività estere - Fonte: Banca centrale europea, 06/2011


Washington, il grande malato

Parlando di debito pubblico, è tempo di svoltare verso gli Stati Uniti d'America.

Le prossime settimane ricorderanno al mondo che è questo paese, e non la Grecia, all'epicentro della crisi sistemica globale.

Fra una settimana, il 23 Novembre, la "Supercommissione" del Congresso, incaricata di ridurre il deficit federale degli Stati Uniti, ammetterà la sua incapacità di acquisire risparmi per 1.500 miliardi di Dollari in dieci anni.

Ogni parte in causa sta già lavorando per dare la colpa all'altra (25).

Per quanto riguarda Barack Obama, a parte ogni considerazione sul suo lezioso passaggio televisivo con Nicolas Sarkozy, egli sta ora guardando alla situazione in modo passivo, pur rilevando di come il Congresso abbia fatto a pezzi il suo grande progetto, riguardo la creazione di nuovi posti di lavoro, introdotto solo 2 mesi fa (26).

E non è l'annuncio del tutto irrealistico di una nuova Area di Libera Circolazione di beni e servizi (esclusa la Cina) (27), alla vigilia di un vertice APEC, dove cinesi ed americani si confronteranno duramente l'uno con l'altro, che rafforzerà la sua statura di Statista, per non parlare poi della sua possibilità di rielezione.

Il prevedibile fallimento della "Supercommissione", che riflette la paralisi generale del sistema
politico federale degli Stati Uniti, avrà una drastica ed immediata conseguenza: il deterioramento
del suo rating.

L'agenzia cinese Dagon ha già aperto il fuoco, confermando che lo abbasserebbe ancora una volta, come conseguenza del fallimento della "Supercommissione" (28).

S&P probabilmente lo abbasserebbe di nuovo, mentre Moody's e Fitch non avrebbero poi altra scelta
che salire anch'essi a bordo, dopo aver dato tregua agli Stati Uniti fino alla fine di quest'anno, con
la condizione del raggiungimento di risultati efficaci nella riduzione del disavanzo pubblico. Per
inciso, al fine di diluire il flusso di informazioni negative, è probabile che ci sia un nuovo tentativo di
rafforzare la crisi del debito pubblico in Europa (29), abbassando il rating della Francia, allo scopo
di indebolire il Fondo Europeo per la Stabilità Finanziaria (30).

Tutto questo gioca perché ci sia una stagione ricca di eventi per i mercati finanziari e monetari, che darà colpi durissimi ai sistemi bancari occidentali ed a tutti i detentori di T-Bonds degli Stati Uniti. Ma, al di là del fallimento della "Supercommissione", sarà l'intera piramide del debito degli Stati Uniti ad essere accuratamente esaminata, in un contesto di recessione sia statunitense che globale: entrate fiscali in calo, aumento della disoccupazione e del numero dei disoccupati che non ricevono più benefits (31), ulteriore discesa dei valori immobiliari, etc.

 

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