Torn & Frayed

III


Terzo giorno di navigazioneFu allora che ci venne incontro un galeonenudo, privo cioè di equipaggio e con le velearruffate e inconcludenti. Io e Osterberg loosservammo più volte, scambiandoci ilcannocchiale e comprendemmo subito quello che la paura si rifiutava di capire."Peste!" Gridai ai miei uomini, obbligandolia stanare il massimo della forza per nonincrociare neppure l'aria mefitica che esalavada quel antico, glorioso relitto, ora ridottoa una gabbia di Morte e contagio. Il miosecondo dirigeva le manovre con agilità ecarisma mentre Io non riuscivo a staccarelo sguardo da quella bara navigante, anzi ora che si avvicinava potevo distinguerechiaramente il ponte, cosparso da quelli cheinizialmente erano apparsi come sacchi e che adesso si rivelavano essere corpiumani colti dalla fulminea infermità nelle posepiù selvagge e grottesche. Cadaveri sparsi adecine, aggrappati al cassero o distribuitidalla mano feroce della morte a babordo,a prua e a poppa. Alla fine, il vascello cheminacciava di collidere con Noi virò bruscamentee Noi, dando il massimo di vento alle vele fummo in grado di allontanarci dalla sentina dimiasmi e dannazione che per un periodo dellanostra breve, insana vita aveva incrociato lanostra rotta. Vi fu subito Chi vi vide un segno celeste e Chi dopo rapidi e intensi segni della croce arrivò a pensare che il nostro viaggio fosse,in qualche maniera, destinato al fallimento sindalla partenza e condannato a terminarsi nelleviscere dell'Oceano. Per quanto mi riguardava l'atroce visione fu solo la conferma che navigavamosul esilissimo cordolo della Follia e della disperazione,e che, semmai fossimo davvero giunti a destinazione,lo avremmo dovuto unicamente a quel dito invisibilee superno che guida i destini umani mentre essi,nella loro superbia e ignoranza credono (pallidiriflessi) di forgiarsi da Sé.In Fede