Torn & Frayed

XII


 
Dodicesimo giorno di navigazione"è una storia molto breve, e nasce da un amore. A me tanto tempo fa,o così mi sembra, era passata davanti agli occhi Aglaty, una ragazzadi qui. E subito m'aveva fatto perderela testa. Ma Lei era promessa a unpescatore molto valente, e a me eravenuta una rabbia molto forte. Così,ho pensato, se non posso averla Ionon l'avrà nemmeno Rean, e mi sonodeciso ad andare nelle grotte qui sottoil monte dove si è rifugiato FratelloGeremia insieme alla statuetta che regge il Futuro dell'Isola. FratelloGeremia lo trovai addormentato e cosìnon avevo bisogno nemmeno di usare la violenza per prendere l'immaginedella Nostra Sacra Madre Vergine.così feci e la trascinai con Me, benconvinto di stare facendo un grave errore e un gesto stupido e moltopericoloso. Ma tanta era la mia rabbia.Da quel momento, come mi ero atteso,la Terra ha cominciato a cambiare di colore ed è iniziato a crescere la puntadel Vulcano, fino ad esplodere. Questaè la storia, Mastro. E la colpa è mia, tutta.Ma ora forse è tardi per rimettere al suoposto sacro l'Immagine. E non so nemmenose lo voglio." MI passai una mano sul visodavanti a quell'intricato e sgrammaticato racconto, in un pessimo e stentato inglese.Ero allucinato e scosso. Che andava cianciandoquel selvaggio semipagano di Fratello Geremia,delle Grotte sotto la Montagna e della statuettasacra di Nostra Signora Maria Vergine. V'eraqualcosa di sensato in quella folle narrazione?O era il frutto della mente compromessa di unpovero indigeno sfigurato dalla Gelosia animalesca?MI alzai comunque in piedi e con aria di sfida gli dissi :"Dammi quella statuetta!" Lui si levò a sua volta totalmente diverso dall'uomo prostratoe stanco che avevo visto fino a un minuto prima.Ora nei suoi occhi brillava una luce decisamenteperversa. Fletteva i muscoli e digrignava i dentiminaccioso. con un balzo fu davanti alla statuettadella Madonna, la afferrò e la nascose sotto ilcapace mantello. "Ora è destino che tutto perisca"Mi sbottò in faccia con un sorriso delirante. Nonmisi in mezzo tante questioni e gli saltai addossourlando, cercando di darmi coraggio con la violenza.Insieme rotolammo a terra tra i frammenti di micaappuntiti tenendoci le braccia tese e cercando discambiarci più colpi letali possibili. Ma la forza diquel bestione insensibile era troppo per la miaresistenza e già dopo pochi minuti ero sottomessoalla brutalità bestiale dell'individuo. Con un calcionello stomaco che mi tolse il respiro mi scaraventòcontro il bordo frastagliato di quel modesto anfiteatro in basalto. Poi rapido come il fulminemi sollevò braccia e gambe e stava per scagliarmioltre il parapetto naturale nella rupe sottostante,quando una voce flebile ma ben udibile loarrestò :"Fermati, demonio. Fermati o faccio fuoco!".In un secondo mi ritrovai a terra con lo sguardo rivolto al luogo da dove era provenuta quella voce salvifica. Attraverso le nebbie del dolore alcranio focalizzai la figurina armata circondata daaltre persone di ben più netta statura e forzafisica. Il mio secondo, Osterberg, stava immobile con la pistola sollevata contro il selvaggio posseduto mentre al suo fianco Padre Reynoldse il resto della mia ciurma si disponevano a semicerchio, quasi a rafforzare la potenza dissuasiva del mio minuscolo sottoposto.