Torn & Frayed

XIII


Tredicesimo giorno di navigazioneIl selvaggio digrignò i denti e strinse i pugni.Era evidentemente combattuto fra l'azione ela resa ma sembrava intenzionato a non volersisuicidare gettandosi contro le armi della miaciurma, né scagliandosi dentro il dirupo allemie spalle. Rimase così, incerto e agitato, in piedi e con il volto congestionato fino a quandocrollò al suolo, scosso dai singhiozzi e implorandoPerdono. Tra i singulti elencava ogni sua colpa,persino quelle fantomatiche e spettrali, con taledovizia di particolari da fare accapponare la pelle. Ammise di avere contaminato i pozzi dell'isola con carogne di animali morte per colera. Questo primache si scatenasse la ferocia divina e dal nulla sorgesseil vulcano maledetto. Riaffermò di avere rubato la statuetta mentre Fratello Geremia giaceva in profondoriposo e di essere responsabile se tutte le forze deipirati sepolti si fossero scatenate e sparse su tutta la superficie dell'Isola e....."Un momento!". Gridai."Questo individuo sta evidentemente delirando.Penso che dovremmo portargli aiuto invece di staread ascoltare le sue follie!". Padre Reynolds mi fissòcon occhi di ametista da oltre in corpo squassato dell'indigeno :"Lo lasci stare, non si azzardi a toccarlo.Quest'uomo allevava cani ed è stato evidentementemorso da uno di loro, rabbioso. Già se ne parlava di questo nel villaggio dopo che aveva cominciato amostrare i primi segni di malattia. Lo guardi meglio:sta schiumando dalla bocca e gli si sono arrovesciatele pupille". Seguì il suo consiglio e mi ritrassi istintivamentedi qualche metro, fino al bordo del dirupo. Lo spettacoloera disgustoso e repellente. Quel selvaggio si stava trasformando in materia di studio per insigni medici sottoi nostri occhi: strisciava, mugolava, si torceva le braccia, eruttava bava e schiuma dalla bocca, gridava con urla che avrebbero sconvolto il più coraggioso dei taumaturghi,in una parola pareva posseduto. Ad un certo momento arrestò i suoi orrendi movimenti e si drizzò, soprendentemente immobile e fermo, fissandoci tutti con lo stesso sguardo del leopardo verso la gazzella. Emise un suonorauco e agghiacciante e scagliò la statuetta della Vergine contro il gruppetto del mio equipaggio e Padre Reynolds.Prima che Loro potessero reagire mi era già transitato alfianco come un fulmine e, scavalcato con facilità il parapetto in basalto, s'era gettato senza un un lamento nelleprofondità dei contrafforti della Montagna. Io Ne seguìcorrucciato il volo mentre sbatteva sugli spuntoni di rocciasottostanti e si sfracellava definitivamente al suolo pressoun laghetto iridescente. "Andato". Mormorai. Sentì dei passialle mie spalle e la mano robusta di padre Reynolds posarsisulle mie mentre parole di conforto mi gironzolavano nelleorecchie. "Era destino che terminasse in questa maniera.Quel ragazzo era molto malato e Dio solo sa se non abbiamotentato di curarlo. Ma i nostri mezzi sull'isola e quelli dellascienza in generale sono molto deboli al momento per sanare questo genere di infezioni." "E le colpe di cui si è caricato?" Feci, pensieroso. "Verità mescolata a superstizione"Sorrise Reynolds "C'è comunque un dato di fatto che nonposso nascondervi. Esiste un vecchio frate cattolico che abitauna grotta dall'altra parte della montagna a cui era data incustodia questa che loro chiamano sacra Immagine. Beh,penso proprio che dobbiamo ricondurgliela. Così potreteanche conoscerlo. siete tutti cattolici, fedeli della Chiesa romana, vero?" Io e il mio equipaggio annuimmo all'unisono."Beh, Io sono un pastore metodista, se non si fosse capito.Icone, quadri con soggetti religiosi e ritratti della Madonnanon fanno per Me, come di certo sapete. Ma muoviamoci, la strada per giungere da Fratello Geremia non è breve, e, cammin facendo tenterò di porvi un po' di luce sulle recentivicende di questa disgraziata Terra."