Torn & Frayed

XV


Quindicesimo giorno di navigazioneFu quando giungemmo a mezza costa dello scoscesovallone che udimmo qualcosa che non avremmo maipensato di sentire al termine di quella sventuratagiornata. Si trattava chiarissimamente di spari eprovenivano dalla pianura ove più abitata era l'isola.Non si trattava di raffiche di fucileria rabbiosa ma di spari isolati e simili a esplosioni di colubrine. "Che il cielo mi danni se questi non sono scoppi di vecchi moschetti! Il mio vecchio ne tiene una collezione etalvolta mi fece sparare con uno di quegli archibugi.Mai ne dimenticherò il rinculo e il contraccolpo. E diquesto, per l'inferno, si tratta!". rimasi allibito e nonfaticai ben presto a concordare con il mio gabbiereSmithson. I colpi non erano in nulla simili alle secchedetonazioni delle nostre armi. Sembravano, al contrario,provenire da qualche arcipelago remoto del passato.Un sabba mirabolante di antichissime spingarde, rimesse a nuovo e spolverate per celebrare chissàquale nuova diavoleria che in quella terra, scordata da Dio, aveva luogo. "Reynolds" Urlai ferocemente"E ora come si spiega questo?". IL pastore, che almomento delle prime detonazioni si era gettato ventrea terra, rialzò il capo silenziosamente. Nonostante la sua posizione non fosse delle più coraggiose, il suo viso era fermo e gli occhi selvaggiamente circonfusi da cerchi bollenti. "è come ci attendevamo. LUI al segnale convenuto li ha liberati ed ora stanno compiendostrage per ogni dove nell'isola. Si sono sparpagliatiovunque quei vecchi demoni e ora stanno ultimando il loro laido dovere." Fu a quel punto che persi definitivamente le staffe e me ne pento ancor oggi. Mi lanciai senza riflettere o contenermi sul Pastore e lo afferraibarbaramente per la collottola. Lo scossi dall'alto versoil basso più e più volte, urlandogli sul volto tutta la mia indignazione e rabbia. Poi, dopo avere concluso il miosfogo lo scaraventai contro un miserabile alberello chesorgeva, unico e  penoso nell'arido terreno semideserticodella Discesa. Ero irriconoscibile. Ancora una di quellesorprese e contraffazioni della Verità, e avrai fatto giustizia con la mia sciabola di tutte le menzogne che Padre Reynolds ci aveva ammanito dal momento del nostro sbarco."Rimettiamoci in marcia, prete. Adesso!". E portaci da questoFrate. Che finalmente il mistero abbia a svelarsi e che lelerce macchinazioni avvenute a nostra insaputa si manifestino,alla fine. Io e la mia gente temiamo meno il centro della Pugna che i vigliacchi Inganni". Senza aggiungere motto il Pastore si rifece eretto e si pose alla sommità della nostra piccola colonna per guidarci, senza più esitazioni, verso il romitaggio di quello strano personaggio che pareva galleggiare sopra i nostri pensieri e dentro le nostre più recondite paure. Fu in quella maniera che percorremmoalmeno due miglia, allontanandoci sempre più dall'eco delledetonazioni e di quelle che ci parevano grida lontane e smorzate.Giungemmo alfine a uno spettrale avvallamento nel terreno, tanto più simile a un pozzo e quanto più somigliante al rifugiodi un anacoreta in vena di stordire i suoi rari visitatori con le forti impressioni che solo la Natura selvatica può offrire. Si trattava di una crepa ben infissa fra pietre giallognole e bianche, la quale digradava in modo sorprendente verso la vena perpendicolare di un ruscello che sprofondava, a suavolta, nelle viscere del Basamento portante in granito erimbalzava sugli spuntoni sporgenti sino a fare perderel'idea che dentro quel balzo orrendo potesse decidersi avivere un uomo, per quanto santo e dedito alle macerazionidell'Isolamento. Una spettrale serie di gradini concentrici e sbalzati da una nuda vena di quarzo recava verso il basso,mentre lo scroscio del ruscelletto rombava nelle nostre orecchie nel mentre che avevamo deciso, senza alcunaremora, di discendere nelle viscere di quella bizzarra magione.