Torn & Frayed

XVI


Sedicesimo giorno di navigazioneScendevamo in fila, guidati da Padre Reynolds e la lucesi rifrangeva, sempre più fragile, sulle pareti di granitoche tappezzavano quella stupefacente tana a decine dimetri dall'affiorare del suolo. Proseguivamo quasi storditifinché toccammo una superficie orizzontale e accidentata,né contribuivano i tappeti sparsi confusamente sul terrenoa renderla meno aspra e più accogliente. Comunque erostupefatto dall'incredibile gioco di rimandi che la luce,seppure velata dai gas, riusciva a imporre in quel luogoapparentemente inospitale. E non passò molto tempo prima che mi rendessi conto che non di una grigia e oscuracaverna si trattava, bensì di un vero e proprio palazzosotterraneo, grezzo è vero, ma non per questo meno affascinante. Da chissà dove, attraverso chissà qualivertiginose fessure piombava una luce naturale che,rafforzata dalle innumerevoli torce appese alle pareti,riusciva a dare un tono di quiete e tenue splendore a tutto l'amplissimo locale. Il ruscello che pareva, nel suosalto nel vuoto, un demoniaco ed intrattabile turbined'acqua selvatica, assumeva, una volta mutatosi in pacifico rigagnolo la stessa tranquillità del Lete, e, comenella natura del suo antico predecessore, invitava all'oblio e al raccoglimento. Avanzammo circospetti marapiti, non senza notare però le tracce imponenti di un'antica frana, che sul lato occidentale del palazzo ingranito aveva lasciato una ferita profonda e tetra,ammassando uno sull'altro macigni di proporzionititaniche, quasi a suggellare la tomba di antichi gigantiribelli alla volontà divina. "é proprio come la pensa!".Sentì a un tratto una voce più alta di un'ottava rispettoal normale che si indirizzava, chiaramente, al flusso caotico e turbinoso dei miei pensieri, ed ebbi un brivido."Qui sotto, un tempo, furono davvero seppelliti dei terribiligiganti, finché, al rumore incontrovertibile della terra che si spaccava li ho liberati, come stava scritto e come dovevaessere!". Finalmente, dopo che l'eco di queste ultimesinistre parole si fu spento, qualcuno avanzò verso di Noi dal lato più buio del Salone. Camminava lento, come se portasse una catena cinta intorno ai fianchi, e si appoggiavaa un robusto bastone di legno di cirmolo mentre il volto restava avvolto nell'oscurità ed invano Io e la mia ciurmatentavamo di decrittare qualcosa da quei pochi tratti visibiliche si mescolavano a un certa tenebra connaturata alla vasta grotta. Mi voltai in direzione di Padre Reynolds per avere qualche delucidazione o svelamento dello stranomistero che ci si dipanava fra le dita. E quale fu la mia sorpesa nel vedere il viso del religioso deturpato dallarabbia e dall'odio, le mani strette a pugno e il collo coni muscoli tesi e avvampato di rosso. Temetti, per un attimo,che si lanciasse sull'altro individuo e feci il gesto di trattenerlo.Ma non ce ne fu bisogno: tutto il fiele che andava raccogliendoil Pastore sboccò unicamente in una lunga, apocalittica,tirata verbosa e magniloquente contro il vecchio che si palesava da dietro le bizzarre e serpentinee colonne in granito.Ogni cosa fu tirata in ballo: dai Libri sacri al livore personale,e, alla fine Reynolds parve esausto come avesse esercitatouna violenza assoluta sulla sua natura fondamentalmente mitee forse un po' vigliacca. Si era, insomma, sfogato. Proprio inquel momento dall'ultimo tratto di oscurità comparve il Fratedi cui tanto era stato detto e maledetto. Finalmente Io e il mioequipaggio potevamo vederlo in tutta la sua completezza.