Ventesimo giorno di navigazioneAttraversammo una landa desolata sempre alle calcagna dello strano individuo con il cadavere sulle spalle. Avvicinandoglisi più strettamente potemmo notare che la sua giubba bianca era lercia e strappata in più punti e tracce di terra fresca gli si staccavano dal corpo per rotolare al suolo senza un tonfo.La scena era quanto mai paradossale: Noi eravamo distribuiti a raggera alla sua schiena e non perdevamo un movimento dello stranosciacallo, mentre Lui, ignaro di tutto e sicuro di sé avanzava per nulla imbarazzato dal pesonudo che si trascinava addosso. Aveva acceso la pipa e dava grossi sbuffi mentre, nelle pause,intonava fischiettando una marcetta di guerra.Fu quando superò una cengia che lo perdemmo di vista e ci guardammo Tutti negli occhi. Tenendocibassi arrivammo alla cengia ed infine strisciammofino alla sommità della cresta, poi ci piazzammo bencelati ad osservare quello che ci si parava di fronte.Era un vero e proprio accampamento. Vedemmo ilnostro uomo avanzare fino a una pila di cadaveri e rovesciare il suo alla sommità. Ogni corpo era statospogliato accuratamente e insieme formavano una piramide di alcuni metri. tutto intorno brulicava l'attività e un raggruppamento di diversi predoni era intento alle pratiche più svariate. V'era chi girava su spiedi giganteschi quelli che sembravanoessere lunghi maiali, altri grigliavano su improvvisate graticole robusti pezzi di carne, e un odore decisamentenauseabondo si sollevava da tutto l'accampamento e lo impregnava brutalmente. I membri di quella orrenda combriccola erano quanto mai diversi ed uguali: si percepiva nettamente che un tempo avevano fatto parte della stessa Comunità di bucanieri ma ora, purmostrando ancora segni di contiguità e confidenza tra loro, erano uno spettacolo variegato e particolare,come se ognuno fosse silenziosamente intento al proprio compito e non si curasse più di tanto dell'opinioneo della facezia del compagno. In poche parole: impegnati nella propria singola attività non facevano caso al movimentoaltrui e si attenevano a uno stretto codice di indifferenza. La loro stessa espressione era vacua e ipnotica. Non si agitavano né acceleravano il passo per nessuna ragione.Portavano a termine il loro compito quasi fossero avvolti dai fumi dell'oppio. Fu lì che vedemmo per la prima voltail capitano Stringfellow. Stava discosto da tutto l'andirivienidella sua ciurma e fissava ora una vecchia mappa, ora i volti vuoti e inconsistenti degli uomini che gli transitavano a fianco. Tutto dava l'aria di un Consiglio di guerra con un solo, unico e riconosciuto Comandante. E questi, con le braccia conserte era più intento ad astruse meditazioni che a pianificare complessi progetti di battaglia. Si trattava di unuomo ancora giovane e mortalmente pallido, una delicata peluria biondo-cenere gli copriva a chiazze le guance e lelabbra mentre i capelli sottili e lunghi erano raccolti in una coda tenuta insieme da un nastro rosso. Il naso era lungoe terminante in un piccolo e non fastidioso becco mentre le sopracciglia era folte e bizzarramente vitali. Aveva una bocca sottile e ben disegnata, così precisa da sembrare disegnata da una matita di carbone. Una fredda cicatricegli calava lungo tutto lo zigomo sinistro ma non riusciva ad alterare i tratti complessivamente gradevoli della sua fisionomia. Restammo a visionare il fervore delle attivitànel campo provvisorio e mentalmente facemmo tutti due calcoli: eravamo ben armati e, diversamente dalle ferraglieche tutti i pirati si portavano addosso, le nostre armi eranoultimo modello, agili e mortalmente efficienti. Ci guardammo tutti e capimmo immediatamente di recare lo stesso pensiero:Non sarebbe stato un problema sopraffare l'equipaggio che ci stava di fronte e gettare a mare quella ciurmaglia con tutti i suoi riti bizzarri e maledetti. Ma il problema era che dovevamo prima capire, Finora ci avevano tirato per la giacchetta in ogni modo su quell'Isola misteriosa senza farci comprendere nulla.Era il momento di dipanare il mistero e potevamo farlo in unasola maniera. MI sollevai in piedi senza fucile e agitai le braccia verso il campo.