Torn & Frayed

XXIV


 
Ventiquattresimo giorno di navigazioneCi incamminammo verso la grotta sotterraneadi Fratello Geremia ma non dovemmo percorrerenemmeno mezzo chilometro che vedemmo padreReynolds venirci incontro, sbracciandosi e agitandola testa come un mulino. Gli facemmo incontro e losostenemmo proprio mentre ci cadeva fra le braccia."è accaduta una disgrazia" Ripeteva fra gli ansimicon la lingua che pareva appiccicata al palato e la fronte cosparsa di sudore. Lo adagiammo e Io Gliportai dell'acqua alla bocca. Passarono diversi minutima, alla fine, il prete parve tornare in sé e ci guardòcon occhi attoniti. "Temo di avere causato un dannoe di avere peccato sommamente contro Dio: ho uccisoGeremia!" "Questa è un'allucinazione" Gli risposi "Leiè un uomo di fede, non può avere fatto questo!" Senzaoffrire l'impressione di avermi udito il Pastore continuòansimando :"Dal momento in cui voi siete partiti hacontinuato a insultarmi e a riempirmi di contumelie.Io ho fatto mostra di ignorare le sue provocazioni, maalla fine non sono stato più in grado si sostenermi e l'ho colpito più e più volte con il suo crocifisso di ferro"."Pura Follia!". Mormorò Osterberg mentre sosteneva la testa dello sventurato "Dobbiamo prendere il largoda questa terra maledetta. Ne sono più che mai convinto,Capitano!" "Osterberg" Urlai, al limite dei miei nervi "Venga con Me mentre i ragazzi rimangono qui con Reynolds.Andiamo! Ma spicciamoci!" Da quel momento l'avventuraassunse i sapori dell'incubo e rammento prima di tutto che Ioe il mio secondo ci mettemmo a correre come dei Dannati in direzione della Grotta e vi giungemmo più sveltamente di quanto avessi mai potuto immaginare. Scendemmo per la tortuosa scala a chiocciola che conduceva nelle visceredi quello strano Inferno e sboccammo alfine nel grande salone marmoreo che fungeva da camera da letto, cucinae salotto per lo sventurato frate. Eravamo appena giuntidentro il budello soffocante della bizzarra residenza checi trovammo ad assistere a una scena quanto mai sconcertante. sul pavimento erano sparsi cocci di oggettivariegati e strani, l'intero posto sembrava essere stato messo sottosopra. Il piccolo, modesto altare davanti a cui il Frate recitava le orazioni, era stato spazzato ediroccato con violenza, il catino con cui faceva le sue abluzioni, scagliato con violenza contro le dure pareti euna delle tonache di Geremia era stata fatta a pezzi elasciata sbrindellante al suolo. Sconvolti dalla violenzae dalla confusione di quello spettacolo notammo solo in un secondo momento il corpicino esile del Frate raccolto su sé stesso sotto una delle sottili aperture nelbasalto che fungevano da finestra naturale. Una lieve pozza di sangue gli si allargava sotto la testa mentre unlazzarone, uno della truppa di Stringfellow, gli stava soprafacendo strani gesti, quasi stesse annusandolo o, comunque,osservando da molto vicino. Un altro pirata straccione stavaraccogliendo nell'ampia camiciona bianca reliquie di ogni tipo dell'abitazione saccheggiata. Sulla spalla reggeva una vecchissima colubrina e l'espressione del viso era quella di un avvoltoio che avesse finalmente incontrato un lautopranzo. Io e Osterberg non riflettemmo nemmeno per unminuto e ci scagliammo contro gli sciacalli. Io mi diressiverso l'Uomo che stava sogguardando curioso Fratello Geremia e lo colpì sulla testa con il calcio della pistola, e con tutta la forza che avevo in corpo. Egli venne subitoscagliato di lato e cadde pesantemente sull'impiantito portando con sé tutte le cianfrusaglie che aveva raccoltoin grembo. Osterberg , dal suo canto, s'era gettato con un urlo disumano contro l'altro delinquente e lo aveva immediatamente atterrato a colpi di calcio di moschetto,lasciandolo in breve esanime e privo di sensi e, anche inquel caso, con il misero frutto della razzia ad allungarsirumorosamente per terra. Quando ci riavemmo dal nostroorgasmo guerresco Ci lanciammo una lunga, significativaocchiata. Allontanammo a calci i corpi svenuti dei piratie avvicinammo quello che temevamo essere il cadaveredi Fratello Geremia. Ma non era così: quella ruvida edecrepita scorza d'Uomo era ancora fra Noi e crollava il capocome un misuratore di ritmo da destra a sinistra e intanto mormorava parole incomprensibili dalla bocca incrostata di sangue. Ci facemmo sotto e iniziammo a ripulirgli il volto e il cuoio cappelluto dalla lordura.