Torn & Frayed

XXXI


 
Trentunesimo giorno di navigazioneEsposi la situazione, e la mia volontà di proteggereFratello Geremia e il Pastore Reynolds. E i miei ragazzimi ascoltarono con attenzione, le mani ancora posatesu bandoliere, cartucce e schioppi. Quando terminai ildiscorso Tutti annuirono vigorosamente e chiesi se viera qualche obiezione o qualche commento che corroborasse tutta la mia tirata. I ragazzi si guardaronoperplessi come degli alunni che si affidino in ogni cosaal Loro maestro e nessuno, forse per timidezza, trovavale parole per affrontarmi o sostenermi, anche se il lorosilenzio era la più sonora approvazione che potessi mai attendermi. Osterberg si levò per primo, quasi a nomedi tutto l'equipaggio. Disse, quasi a bassa voce, che forseera opinione del gruppo, e certamente la sua, che dovessimosbarazzarci dei Pirati cannibali e proseguire con determinazioneverso la costa insieme alle scialuppe recuperate. Affermò chenon v'era da fidarsi né di Stringfellow né della sua ciurmaglia e che Loro erano pronti a svolgere la loro parte per ricacciarequei Demoni nell'Inferno da cui erano certamente usciti. Quandoebbe terminato la sua infiammata perorazione vi fu un'esplosionedi sonori fischi d'approvazione e di battiti di mani e piedi mentretentavo inutilmente di riportare la calma. Quando, finalmente, riuscì a sovrastare gli schiamazzi mi preparai con un sospiroa far loro sapere che, per il momento, era impossibile eliminarela mefitica presenza di quei personaggi nella nostra spedizione,e che avremmo, per forza di cose, dovuto attendere l'approdosulla costa dall'altra parte dell'Isola. Quello che occorreva adessoerano il più ampio numero di braccia per trasportare le scialuppee il maggior numero di fucili per respingere eventuali attacchi deiSelvaggi. Rimarcai di avere preso a malincuore la decisione di unirmi ai bucanieri, ma che quello era il solo modo per poterepensare di riprendere il mare sennò saremmo stati costretti ad affrontare gli Indigeni con uno sfavore più che evidente. Ribadìdi avere messo la salvezza del mio equipaggio sopra ogni cosae che i Nemici dovevano essere affrontati progressivamente e uno dopo l'altro, partendo dalle posizioni di forza o di debolezza.E, al momento, ciò di cui dovevamo guardarci era la rabbia deiSelvaggi. Al tempo opportuno avremmo regolato i conti anchecon i Pirati, che rimanevano feroci avversari e mai sodali, malgradol'apparente tregua che si era sviluppata. Talbot, uno dei mozzi,si levò e confessò che gli costava molta fatica condividere lospostamento insieme a quel branco di Senza Dio, bestemmiatoriinveterati e Sacrileghi confessi. Ogni volta, affermò, gli pareva di perdere uno sprazzo di Paradiso per la colpa di accompagnarsia simili predoni e massacratori. Screw, il timoniere, che conoscevoper il la sua temerarietà e intraprendenza, alzò la voce per convenirecon Talbot e che già Lui, pur non essendo certo uno spegni candeleo un elevatore di salmi, provava un brivido feroce lungo la schienaa condividere pasti e cammino con simili mostri che ormai nemmenopotevano essere più definiti Uomini. Johnson, Carubbi, Fitzgerald,Stronghold e Taylor si alzarono come un sol uomo per esprimerela loro approvazione. Velocemente tutti gli altri membri della Crewfecero la stessa cosa ringalluzziti dall'opinione generale. Fu cosìche mi ritrovai seduto a rimestare nel torbido delle mie riflessioni:era evidente che fosse solo questione di ore prima che uno scontroferoce si levasse all'interno della spedizione e che si producesse ilprimo morto o ferito grave. Stava adesso solo a me decidere cosafare. Avevo una truppa combattiva e determinata, ma il dipanarsidegli eventi e il rotolare della fortuna come un dado, da destra asinistra, stava contro di Noi.