Torn & Frayed

XXXII


Trentaduesimo giorno di navigazioneMi allontanai pensieroso dalla mia ciurma verso il bordodi uno strapiombo che, tra avvallamenti e balzi, giungevasino al mare, e lì indugiai per tanto di quel tempo che miparvero solo minuti. Non era certo stato nelle mie previsionidi ritrovarmi in quei momenti, alla mia giovane età, di decideresul futuro di uomini che ormai mi erano diventati cari quantoil mio braccio sinistro, e solo il Cielo sapeva per quale motivomi ero avviluppato in eventi più grandi di me stesso e ne erostato stazzonato come la vespa nella melassa. Passai in rassegna mentalmente tutti i miei peccati e ne chiesi conto(con protervia, lo riconosco adesso) a Dio stesso, che mi aveva condotto a quella amara e difficile situazione. Mi diedi inquietouna risposta affannosa per tranquillizzarmi e pensai che, per la carriera che mi decidevo ad affrontare, un tirocinio come quello sarebbe stato formidabile e mi avrebbe temprato ilcarattere come fa l'incudine con il ferro bollente. Se fossisopravvissuto, mi affrettai però ad obbiettarmi, se fossi sopravvissuto.........Mi voltai, e poi fissai il mio orologio ches'era arrestato. Gli Uomini erano ancora là, seduti o in piedi,ad attendere una mia parola risolutiva e Io fendetti la loro massa densa senza aggiungere una parola. Scavalcai il dente che ci separava dalla truppaglia di Stringfellow e mi avvicinai,senza circospezione, al Pastore Reynolds, che stava leggendo,distrattamente, alcuni passi del vangelo. Gli andai a un metro mentre potevo notare con la coda dell'occhio che i bucanieri non si perdevano un solo passo della mia figura nel quando che fingevano di indugiare in alcune loro attività ludiche o di riposo. V'era parecchia gente interessata a quello che le mie labbra avrebbero pronunciato, ma per il momento mi accontentavo di sovrastare Reynolds e di provare un grande senso di paceinteriore mentre lo vedevo cercare di concentrarsi nella letturasegnando con l'indice ogni parola che scorreva. Alla fine si rassegnò e mi diede, dal basso verso l'alto, una lunga occhiatasignificativa pregandomi, poi, con voce salda di accomodarsi al suo fianco. "C'è qualche nuovo problema?" Mi fece, abbastanzaesasperato ma con il verde dei suoi occhi sottili che tradiva unaaccoglienza affettuosa. "Non so" Gli sussurrai per non farmiudire da quella falange di morti in piedi che mi stava tutt'intornoa non più di una decina di metri. "Forse avrei bisogno di confessarmima non è questo il momento." "E quando lo sarebbe, allora? Sant'Iddio! Siamo in viaggio con il Demonio in persona e con i suoi diavoli, stiamo abbandonando migliaia di pagani appena convertiti al loro destino sotto il martello dell'eruzione di questo vulcano, infischiandocene della loro Sorte Eterna, Affoghiamo nell'odio e nella violenza sparandoci schioppettate e digrignando i dentiuno verso l'altro. E non vi è passaggio più simile alla Geenna di quello dove abbiamo messo momentanee radici. MI dica, Thompson,quale sarebbe il momento ideale?" E mi diede un affettuoso buffettosul ginocchio. Fu allora che mi inchinai e lo pregai di mettersi la stola e ascoltare le mie colpe in rapida successione per poi fornirel'assoluzione alla mia anima assetata. Lui annuì gravemente e porsel'orecchio dopo avere indossato la stola che teneva stretta alla cintura.Fu un momento estatico. Le grandi tensioni del momento e il pubblicomaleodorante che ci si assiepava intorno davano a tutta la scena unconnotato estremo e drammatico al tempo stesso, pacificatorio epolemico. Io riversai nell'orecchio di Padre Reynolds le colpe che mi si erano cumulate in quei trentadue giorni di strana avventura e, almedesimo istante, ne chiedevo la complicità e il parere. Tentavo diuscire dalla strettoia nella quale mi ero infilato e la confessione finivacon l'assomigliare più a un gran Consiglio che a un reale svuotamentodelle umane responsabilità. Così che, quando terminai di comunicarmi,Padre Reynolds sollevò la mano e mi strizzò impercettibilmente l'occhio.Come avesse percepito pienamente tutti i sottintesi del mio umano sfogo.