Torn & Frayed

XXXIV


Trentaquattresimo giorno di navigazioneIl vecchio tossì penosamente alcune volte, poi si scostòdi lato, come per fissarsi nel cervello i personaggi chegli stavano intorno fin quasi a soffocarlo. Sorrise, evidentemente sotto sforzo e sollevò la mano sinistra agitandola nell'aria, invitando pressoché tutti a fargli largo e a lasciarloin pace. Sembrava che i bulbi oculari Gli si fossero empitiancora di sangue mentre prima erano una superficie glauca.Inoltre aveva preso a respirare con regolarità e tentava dibuttare fuori qualche articolazione di parola. Sforzo impossibileda realizzarsi ma era innegabile la realtà che quel minuscoloe controverso religioso aveva schivato il richiamo perentoriodel Signore a raggiungerlo. Aveva ancora alcune faccende da definire sulla Terra. Reynolds spostò i Pirati con fare decisoe mi si accostò inginocchiandosi. "Non si preoccupi, Capitano.Non morirà. Almeno non fino a quando non avrà riparato i danniprovocati da Makom". "Ne è così sicuro, Padre?". Dissi. "Certo.Il Signore lo manterrà agganciato alla Vita con un filo sottilissimoma si guarderà bene dal tagliarlo definitivamente. Semplicemente,Il Demonio non può trionfare." Mi sussurrava nelle orecchie e Stringfellow diventava, a ogni istante, più nervoso e sospettoso.Finché si intromise fra me e il sacerdote. "è importante muoversi"Disse con tono brusco. "Non starò qui ad arrostirmi le ossa perfare contenta l'agonia del Confratello." "Va bene" Fece Reynolds.Per Me ci si può anche rimettere in cammino. Prima scendiamodalle Montagne prima riprenderemo il Mare." Io afferrai l'esattoopposto dalle parole di Reynolds e capì che ci dovevamo prepararealla Battaglia, una volta approdati in pianura. Il Prete non aveva nessuna intenzione di salpare da quella Terra che oramai consideravaSua d'elezione. La Sua visibile convinzione era che il Vulcano si fosse risvegliato a causa della ritrovata libertà dei Bucanieri. E con la fine degli Stessi si sarebbe placata anche la furia degli Elementi,scatenata da un Dio esasperato. In cuore mio Gli diedi ragione epassai silenziosamente parola al mio equipaggio di non mollarenemmeno per un attimo le armi e di essere pronti al Peggio. Intanto Ci avviavamo, dopo avere superato il passo, verso ilSentiero che conduceva alle scogliere, mille metri più in basso.Da tempo, ormai, le grida dei Selvaggi al nostro inseguimentosi erano placate, e Tutti eravamo convinti non avessero intenzionedi seguirci su un terreno tanto aspro e dominato dal sinistrofumaiolo del Vulcano. Forse ne erano anche intimoriti per una sorta di profonda superstizione. Ci muovemmo tutti, anche FratelGeremia nella rudimentale lettiga che Gli avevano allestito. Eglinon pareva più sul punto di rendere l'Anima al Creatore ma, alcontrario, sembrava quasi sovraintendere lo spostamento versole Terre Basse con uno strano, pacifico sorriso ad allargarglile labbra sul viso. E più si rimarcava la discreta salute del Fratepiù Stringfellow dava cenni di cedimento e nervosismo, inveendocontro la sua ciurma e facendo avanti e indietro come una spolatra il suo gruppo ed il Mio, lanciando brucianti occhiate in tralice e cercando di allestire un cameratismo e una complicità che Tuttiormai capivano essere fuori tempo massimo e dall'ordine delleCose. Di certo la paura di essere sopraffatto e una superstiziosatendenza all'autoanalisi si erano instillati in Lui e ora lo rendevanomaldestro e insicuro, roboante e goffo mentre infilavamo i ripidi tornanti con le scialuppe in precario equilibrio sopra le braccia. Nel frattempo tastavo sulla schiena la mia sacca rudimentale con dentro ciò che, forse, si rivelava essere la causa principaledella tensione di Stringfellow: il rudimentale manufatto della Vergine che Makom ci aveva scagliato contro e che non avevamopotuto restituire a Geremia. Qualcosa di cui il Capitano Cannibaleignorava addirittura l'esistenza e tanto più la presenza nelle mie mani,ma subodorava con il sesto senso che caratterizza tutte le persone eccitabili e superstiziose. Io stesso non sapevo come pormi di frontea quella bizzarra reliquia che aveva segnato la prigionia dei Piratiper trent'anni. Cresciuto in un ambiente razionalista e segnato daun fede non ignorante, avevo i miei notevoli dubbi e le mie lacerazioni a scortare quel rudimentale simbolo di un credosincretico e rozzo. Quella ridicola statuetta di marmo a cui soloi Selvaggi e Geremia attribuivano poteri salvifici. Ciò nonostantenon me ne ero staccato in maniera ostinata e testarda, e ora la custodiva con ossessione sospettosa sulla mia schiena, prontoa usarla come simbolo di riscossa, quando se ne sarebbe rivelatoil momento.