Torn & Frayed

XXXVI


 
Trentaseiesimo giorno di navigazioneEsplosi il colpo quasi senza guardare e subito ebbi addossoStringfellow che mi spinse con violenza a terra e iniziò amenare pugni, cercando nel contempo di estrarre uncoltellaccio che teneva nella cintura. Io riuscì a bloccarglila mano e rotolammo insieme mentre, intorno a Noi due,si scatenava il finimondo. Combattevo con il comandantee gli echi di spari e di urla agghiaccianti ci riempivanole orecchie. Un'autentica battaglia era in corso e Noinon ci riuscivamo a staccarci e a vedere nulla, impegnaticome eravamo in uno scontro all'ultimo sangue. Non so dire quanto ci dimenammo ed esaurimmo in un conflittoche non poteva avere un vincitore e un vinto, visto lequalità fisiche che si equivalevano. Ricordo solo che,a un certo punto e dopo un tempo infinito di schermaglie,ci arrestammo pressoché contemporaneamente e levammo il capo con fare interrogativo poiché le urlaatroci e gli spari si erano esauriti intorno a Noi. La prima cosa che realizzai, prima ancora di dare unosguardo dattorno, fu che la statuetta della vergine chetenevo in una sacca sulle spalle era andata in frantumi.Potevo sentirne le schegge che mi trapassavano la pellee il rumore sinistro che facevano mentre andavano su e giù in mille pezzi. Sul momento decisi di non farci casoanche se una nota inquieta mi era risuonata nel cervellofacendomi rabbrividire. Come dicevo, Io e Stringfellowlevammo il capo pressoché nello stesso istante e gettammo,febbrili, uno sguardo sul campo di battaglia, che ora parevadolorosamente pacificato. Bastò un attimo per farmi emetteredalla gola un immenso urlo di soddisfazione e lanciare in palpitanti versi di guerra mentre osservavo Osterberg ealcuni degli altri miei Uomini in piedi, malridotti ma vincentisopra un tappeto di nemici trucidati. Dopo il primo attimodi grande Felicità realizzai con amarezza di non vedere in piedi o seduto a tenersi le ferite il piccolo Toby, mozzodi prima classe, il muscoloso Darren, timoniere in seconda,il saggio Capois, cambusiere dalle fattezze delicate, eLowdon, Capitano d'Armi della migliore pasta e Uomo di provata esperienza su tutti i generi di Mari. Alla esaltazione per la Vittoria subito si sostituì l'amarezza per le perdite che quella carneficina aveva provocato. Da un primo, rozzo sommario parve subito evidente che il Comandante Stringfellow era l'unico sopravvissuto fra la sua crew ditristi cannibali. Ci alzammo sostenendoci, come se lo scontro di poco prima fosse stata una amabile bagatellafra bambini e cominciammo a camminare in mezzoai rimasugli della feroce lotta facendo bene attenzione a non calpestare i cadaveri. Stringfellow sembrava ipnotizzato e si muoveva con la fissità del sonnambulomentre faceva un conto e un'immaginaria preghierasui corpi dei suoi uomini frantumati durante il rapidoconflitto. A un certo punto Mi arrestai e lo lasciai proseguire, attonito e desolato, mentre Mi sedevosu una pietra sotto un albero del pane, esausto econ sentimenti contrastanti. Vidi Padre Reynoldsche improvvisava una danza tribale forsennata poco discosto dalla scena del macello, sventolandoun'ascia ancora cosparsa di sangue e ululando precial Signore. Io, dal canto mio, ero finalmente contentoche il peso di quegli strani bucanieri cannibali ci fossestato tolto ma non riuscivo a levarmi l'amara sensazionedi avere condotto con stupida ostinazione il mio equipaggioa perdersi in quel contorto ginepraio di brutalità e magia nera. E non contribuiva a levarmi il senso di colpa il fattoche la determinazione ad andare avanti per risolvere il Mistero dell'Isola fosse stata decisa in più di un'assembleacollettiva. Sapevo che sarebbe bastata una Mia unica parolaper non arenarci nel mezzo di quegli strani conflitti. Ma da Mequell'unica parola non era mai affiorata. "Peccati di Superbia"Riflettei.