Torn & Frayed

Giorni a terra. VI.


 
Giorni a terra. VI.Padre Reynolds s'era levato presto in mattinata e, ora che la giornatavolgeva alla fine, stava sbadigliando sopra la sua amaca, attendendoche alcuni dei ragazzi che alloggiavano con Lui tornassero dalla loroattività. Stava sfogliando le pagine di un vecchissimo libro di avventuree non poteva fare a meno di sorridere di fronte all'ingenuità di certe descrizioni e alla paccottiglia di certi dialoghi. Era giunto a pagina 51quando decise di sollevarsi dalla sua comoda posizione e avvicinarsialla finestra oltre cui già scuriva sul tutto il desolato paesaggio della baia. Prese una bottiglietta di gin dal davanzale e se ne calò una robusta sorsata. Poi esalò un respiro fragrante e cominciò a ricordare,improvvisamente affannoso e scarmigliato. Si rammentò Dell'addio ai pochi marinai sopravvissuti alla greve battaglia sulla spiaggia, si ricordò dei funerali di Fratel Geremia e si rammentò di come l'Isolasi fosse trovata come al risveglio da un incubo dentro una Realtà anche peggiore: segnata dalla povertà e dalla distruzione operata dal vulcanobatteva ancora il suo cuore, ma rallentato e difettoso, e forniva sopravvivenza a gruppi informi di uomini, donne e fanciulli sbandati lungo le coste un tempo paradisiache. A quel punto s'era chiesto più volte perché non avesse seguito la nave e fosse fuggito da quell'inferno, perché non avesse gettato la tonaca alle ortiche e non avesse pensato alla sua salvezza invece di impelagarsi ulteriormente con un Popolo che sembrava, seriamente, condannatoda Dio. Aveva trascorso lunghe notti infreddolito, nascosto nelle fenditure delle rocce poco sopra i villaggi annientati, portando con sésolo un tozzo di pane, una brocca d'acqua e un cilicio. Lì aveva compiuto penitenze atroci ed era stato vicino alla Morte fisica. Poi, un giorno s'era destato con lo sguardo d'un bambino sopra di Sé, che lo minacciavacon il ditino sollevato e Gli chiedeva dove fosse finito per tutto quel tempo.Reynolds allungò lo sguardo fin dove poteva nel muro di oscurità chegiungeva dal mare sulla città costiera, ma ormai i contorni erano sfuocati. Asciugò una lacrima che Gli era scivolata fino alla punta del naso e pensòquanto fosse convinto che quella mattina, a visitarlo, fosse giunto propriol'Arcangelo Gabriele sotto le spoglie di un misero fanciullo. E che questi lo avesse spinto a reagire e a tornare a prendersi cura del suo gregge smarrito. Sorridendo con gli occhi lucidi vuotò il resto del liquore dalla piccola bottiglia e, aprendo i vetri, la gettò in strada. Quando udì l'eco dell'oggetto che andava in mille pezzi i due ragazzi, i suoi preferiti,battezzati Daniele e Sara erano lì, di fronte, a Lui, con le tasche gonfiedelle monete racimolate vendendo le statuine. Il Prete si soffiò il naso con un voluminoso fazzoletto, poi Li prese sulle ginocchia, carezzandogli le testine. Dalla finestra si poteva scorgere la pioggia mista al buio disegnare veloci strisce contro il riflesso dei lampioni a olio e disperdersiviolentemente al suolo della strada. Lì, dove un altro uomo, intabarratoe torvo, attendeva il suo turno per presentarsi.