Torn & Frayed

Giorni a terra. XVI.


Giorni a terra. XVI.Uscimmo tutti insieme poco al di là della zona del porto, dove le case si facevanopiù gradevoli e spuntavano anche alcune villette, isolate dal resto degli edificigrigi e provviste di un giardino trasudante colore e gioia di vivere. Verso una di queste Joshua Albert Dawson ci stava conducendo, noi suoi improvvisati sodali,spostando il peso ora su una gamba ora su un altra e ciondolando allegramentementre calciava alcuni ciottoli che gli ingombravano il passo e osservava ibambini giocare per le strade. "Non è grazioso tutto questo movimento?" Disse,apparentemente rapito dal fervore della vita che sgorgava dalle viuzze e sulle piccole piazze. Io lo sogguardai con complicità e annuì vigorosamente. Dopo tanto peregrinare per il mare e dopo lo scambio di vedute con l'ambiguo PadreReynolds, tanto sciorinare di speranza e attività riempiva il cuore di una sensazionesoffusa e piacevole: la bellezza della laboriosità. Lasciato alle spalle il dedalo di stradine e il reticolo di angiporti concentrici sbucammo su una bello e spaziosoparco pubblico dove bambinaie intente ad accudire piccoli demonietti, giovanizerbinotti intenti ad accudire le bambinaie e vecchie intente a sferruzzare e a farsi i fatti propri si davano il cambio con la regolarità di un orologio. Anche lìil proprietario della "Lebanon" parve sul punto di arrestarsi e annusare l'ariaalla ricerca di quella che più tardi ebbe a definire :"L'odore della brava gente."Si riempiva gli occhi del movimento dei semplici borghesi e di come si incastravano l'un l'altro nella commedia della Vita con la precisione di un meccanismo ben oliato. Io avevo quasi le lacrime agli occhi, un po' per la mia natura sentimentale, un po' perché tanta gioia nella normalità mi donavaun'emozione intensissima e il ritorno alla fiducia nel genere umano e nellesue occupazioni non mosse dalle trappole del Grande Seduttore. Pensavoche l'abbandono alla crapula e all'ozio fossero altrettanti micidiali tranellidel Demonio e in parte lo avevo sperimentato bighellonando senza metanella Città e attraverso le sue seduzioni pericolose. Poi, finalmente, la lucedella Verità si era posata sul mio capo e avevo compreso perfettamente cosa stavo lasciando in sospeso e cosa vi era da concludere: un'isola grande dei figli di Dio era ostaggio di Forze oscure e ambigue, le stesseche, forse, avevano preso possesso di uno dei Rappresentanti di Cristoin Terra. Non v'era ragione per la quale mi abbandonassi all'Accidia e all'Impotenza ma ve n'erano tante per cui riprendessi il mare e andassi a portare il mio contributo al ristabilimento della Giustizia e al consolidamentodell'Armonia nella vera Fede. Mi guardai intorno improvvisamente e Miaccorsi di essermi spinto, totalmente assorbito dai pensieri ben dentro al piccolo parco, allontanandomi dai miei compagni. Quando focalizzaila situazione nella quale mi trovavo vidi gli occhi spauriti di due fidanzatini che si tenevano la mano seduti innocentemente su una panchina. Dovevo avere uno sguardo poco rassicurante perché,immediatamente, si spiccarono l'uno dall'altra per avviarsi in direzioniopposte pur non perdendo il contatto visivo e lanciandosi silenziosi baci e pegni d'Amore. Realizzai in un attimo che quello che definivo"il mio fanatismo privato" aveva preso di nuovo il sopravvento e Mene costernai amaramente. Mi accorsi di stare perigliosamente trasformandomi in un vecchio bacchettone baciapile e, colmo di ostilità verso Me stesso, mi girai di scatto e corsi in direzione di Dawson e dei colleghi d'imbarco.