Torn & Frayed

Giorni a terra. XVII.


Giorni a terra. XVII.Mi accolsero sorridenti e con quelle espressioni che tradivano un :"Ma doveaccidenti sei andato a ficcarti?" Dawson, che pareva saperne ben più dei mieicompagni, mi strizzò amabilmente l'occhio e mi prese sottobraccio quasi ad evitarmi di fare ancora colpi di testa, poi lasciammo il piccolo, delizioso, parcoe ci avviammo in direzione di una amabile casetta a due piani verniciata di bianco che si estendeva all'incrocio perfetto fra Christopher st. e la Duchesne.Subito non potei fare a meno di rimanere abbagliato dal nitore che promanava,pure a distanza, da quell'abitazione, e dalla sensazione di sicurezza che essa trasudava senza olezzi negativi. "è quella, Signor Dawson?" "Precisamente,figliolo. La mia vecchia Betty sarà contenta di allargare la tavola e di mettere un posto in più. Da quando il mio John è sparito in fondo al mare al largo delle Encantadas la nostra casa è costantemente vuota e non può che farcipiacere di avere ospiti del vostro livello e correttezza." "John..." Ripetei quasiipnotizzato. "Sì" Fece l'armatore girando lo sguardo da un'altra parte "era miofiglio, nostromo a bordo del Jackie Vance, un mercantile adibito a trasportarespedizioni di ricerca in quell'arcipelago. Un bravo ragazzone di quarant'anni,esperto come pochi altri e di grande simpatia e coraggio. Una notte, una bufera calò  improvvisamente sulla nave mentre John era impegnato di vedetta e badava al fiocco tra albero di prora e bompresso. Un onda più grande delle altre se lo portò via e da allora è sepolto in mare. Pace all'anima sua e dolorealle nostre." Non seppi pronunciare motto e anche i miei compagni si erano ammutoliti. Non ci scappò nemmeno un Amen che subito il proprietario dellaLebanon era tornato ad essere il gioviale e affettuoso buon uomo che stavaallietando con la sua gentilezza quel pezzo della nostra vita. "Comunque,bando alle ciance, siamo arrivati" disse, urlando al contempo il nome di Betty dalla soglia dell'ingresso. Percorremmo il vialetto dopo avere spalancatoin cancello e, poco prima che raggiungessimo i gradini, ci venne incontrouna signora grassa e buontempona come il marito, poco alta e di complessionenettamente robusta, con due enormi occhi grigi dietro lenti spesse e un fazzoletto da lavoro avvolto alla bell'e meglio intorno alla testa. Ci raccolsein un saluto tutti quanti, poi uno alla volta seguendo le presentazioni di Dawson. A me strinse vigorosamente la mano e trasformò le due rughe agli angoli della bocca in un sorriso implacabile e carico di umanità. "Ah,Lei allora è il capitano? così giovane? Mi dovrà raccontare un sacco delle sue avventure. Sono molto golosa delle storie di mare, e da quandoil nostro John è scomparso, beh non c'è più chi ce le racconta. Ma entrate,accomodatevi." E ci precedette nel vestibolo dell'edificio, e poi dentro, fino alla sala da pranzo. Dai tegamini usciva un profumo irresistibile di carne stufata e legumi ma non fu questo a catturare immediatamente la mia attenzione: infatti, distesa sull'impiantito, e assorta a giocare con il modellino di un vecchio galeone spagnolo, stava una delle piccole indigene di Padre Reynolds che nemmeno si volse alla nostra entrata.Rimasi stupefatto e immobile sulla soglia, come i miei sodali. Una nuvola nera oscurò l'atmosfera conviviale e gioiosa del mezzogiorno e mi morsiistintivamente il labbro inferiore, sorpreso che la nostra Nemesi personaleci avesse tallonato fino dentro a quel luogo paradisiaco.