Torn & Frayed

Giorni a terra. XXIII.


Giorni a terra. XXIIIIniziammo a girare per il porto spargendo la voce che la Lebanonsarebbe stata pronta nuovamente a salpare e che si cercava unequipaggio disposto ad affrontare una rotta transoceanica versol'isola di San Juan de la Réunion. Appendemmo nelle bettoleannunci nei quali Il Capitano Thompson in persona si faceva garante di questa spedizione insieme al suo secondo JamesMitchell Osterberg. Poi ci sedemmo, Io, Osterberg e Philippsil gabbiere ad attendere in una taverna che avevamo scelto come recapito dalle 20 di sera fino a mezzanotte. E fu in questa maniera che recuperammo una fetta dell'equipaggioche aveva condiviso la nostra avventura sull'Isola e che nutriva per il sottoscritto sentimenti simili alla venerazione.Recuperammo Easter il cuoco, due mozzi, Pawlowski eGretton, il carpentiere Stein, e rimediammo buona parte degli altri semplici marinai che erano sopravvissuti allebattaglie e agli scontri su quel lembo desolato di terra. In nessuno vidi l'ombra della paura e realizzai subito chei pensieri che mi avevano attraversato nelle lunghe notti a terra erano gli stessi che agitavano i giorni dei mie ragazzi ritrovati. E in essi v'era la consapevolezza di non avere portato a termine pienamente il proprio lavoro, bensì, al contrario la certezza che molto v'era ancora da operareper regolare tutti i conti lasciati in sospeso a San Juan de la Réunion. Compresi subito che non era la sete di un ingaggio a muoverli (avrebbero potuto trovare di meglioe di più sicuro su qualsiasi altra imbarcazione) ma l'affettoverso la propria vecchia crew e il suo giovane capitano,la determinazione a non campare sino alla morte con il senso di colpa di avere potuto compiere molto senza esserviriusciti. E la paura di castighi eterni per avere abbandonatoalla miseria e al Demonio quei poveri Selvaggi da poco cristianizzati. Realizzai da subito di avere una truppa moltomorigerata, qualcuno che la solitudine e troppi bicchieri di gin avevano ancor più temprato e reso follemente determinato,qualcuno che mi osservava da dietro le barbe e la pelle bruciata con una bibbia in mano e una pistola nell'altra. In pochi giorni disponemmo le ultime incombenze, radunammoi marmocchi di padre Reynolds e li disponemmo nella stiva con una certa libertà di movimento e le loro statuine artigianali, Issammo a bordo il pastore che ci avrebbe fatto anche dacappellano, firmammo le ultime incombenze, salutammo dalla riva il Signor Dawson e la signora Elizabeth, che piangeva e sventolava un fazzoletto bianco. Poi, il 25 luglio levammo gli ormeggi e ci dirigemmo in mare aperto.